Ti sei mai chiesto dove, esattamente, si trova la vita sulla Terra? Gli esseri viventi in realtà occupano solo un sottile strato esterno: se il nostro pianeta fosse un’arancia, lo spazio abitato sarebbe appena la buccia! Questa zona è chiamata biosfera, che in greco significa «sfera della vita».
Ti sei mai chiesto dove, esattamente, si trova la vita sulla Terra? Gli esseri viventi in realtà occupano solo un sottile strato esterno: se il nostro pianeta fosse un’arancia, lo spazio abitato sarebbe appena la buccia! Questa zona è chiamata biosfera, che in greco significa «sfera della vita».
A ognuno la sua casa
Avviciniamoci alla biosfera per osservarla meglio: vedremo che essa comprende le piante e gli animali delle foreste, delle praterie, dei laghi, dei mari… Ci sono esseri viventi perfino nei deserti! Ciascuno di questi ambienti naturali esiste un po’ per conto proprio: sono pochi, infatti, gli animali e le piante che vivono in più di un ambiente. Per esempio, gli insetti, gli uccelli e i fiori della foresta non possono vivere nella prateria, e viceversa.
Ogni essere vivente ha quindi una propria «casa», o meglio, ha un proprio habitat, caratterizzato da determinati fattori fisici (come luce, umidità, temperatura ecc.) e da fattori biologici (piante e animali). Gli scambi tra gli esseri viventi e i fattori fisici dell’habitat generano una serie di relazioni che, nel loro insieme, gli scienziati chiamano ecosistema (in greco oikos significa «casa, ambiente») e l’ecologia («lo studio della casa») è la scienza che se ne occupa.
Un ecosistema è dato dall’insieme degli esseri viventi che vivono in un ambiente, dall’ambiente stesso e da tutte le relazioni che intercorrono tra essi. Ne esistono almeno tre tipi:
– microecosistemi: i più piccoli, per esempio un tronco d’albero morto, una pozza;
– mesoecosistemi: di dimensioni medie, per esempio una foresta, uno stagno, un lago, un torrente;
– macroecosistemi: i più vasti, per esempio l’oceano, le Ande, il deserto del Sahara, l’Antartide ecc.
Biocenosi e biotopo
Un ecosistema completo comprende tutta la sostanza non vivente e tutta quella vivente che si trova in un certo ambiente. Con due termini difficili, possiamo dire che un ecosistema è dato dall’insieme di biocenosi e biotopo.
La biocenosi (dal greco bios, «vita», e koinósis, «comunanza») è l’insieme degli esseri viventi che abitano un ambiente; ha una determinata composizione e i suoi appartenenti sono dipendenti l’uno dall’altro. Esempi di biocenosi sono: un faggeto, un banco di ostriche, i vegetali e gli animali di una palude ecc. Le grandi biocenosi vengono chiamate anche biomi: la prateria, la savana, la foresta pluviale ecc.
Biotopo (dal greco bios e tópos, «luogo») è lo spazio occupato dalla biocenosi e racchiude risorse sufficienti ad assicurarne la sopravvivenza. Il biotopo può essere anche di natura organica, come una pianta o un animale su cui vivono parassiti. La differenza con l’habitat è che quest’ultimo è il luogo in cui vive una sola specie, mentre il biotopo ospita un’intera biocenosi.
Adattarsi per vivere meglio
Per poter vivere meglio in un certo ambiente gli animali cambiano sia fisicamente che nel comportamento. Questa capacità si chiama adattamento, ed è fondamentale per la sopravvivenza e l’evoluzione della specie stessa: quando infatti si presentano minacce o grandi mutamenti, grazie a questa prerogativa gli animali possono affrontare i nuovi rischi, anche se in realtà si tratta di un processo molto lungo.
Alcune forme di adattamento non si vedono, altre invece sono ben visibili, perché interessano la struttura del corpo: gli animali che nuotano hanno trasformato le zampe in una specie di pinne (ad esempio le zampe palmate delle anatre, gli arti anteriori della foca); gli uccelli notturni hanno entrambi gli occhi davanti per avere una visione tridimensionale; gli animali che vivono nelle regioni polari hanno il corpo ricoperto da uno strato di grasso per evitare la dispersione di calore.
Altri animali riescono a mimetizzarsi cambiando stagionalmente la pelliccia: l’ermellino, ad esempio, in inverno ha il manto bianco, in modo da confondersi con la neve, mentre in estate ha una pelliccia marrone, più adatta ai colori del bosco.
Il letargo e la migrazione invece sono esempi di adattamento del comportamento. Le marmotte, gli orsi, i ghiri e molti altri animali che vivono in aree geografiche con inverni rigidi, nella stagione fredda cadono in un sonno profondo, il letargo appunto, per sopravvivere al freddo e alla mancanza di cibo. Per questi e altri motivi molte specie migrano in maniera regolare e periodica spostandosi verso luoghi molto lontani e facendo poi ritorno al luogo di partenza. La balena, ad esempio, si sposta dai mari tropicali verso quelli polari per seguire il krill di cui si nutrono, per tornare poi verso i mari caldi per riprodursi.
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