I celeberrimi ritratti dell’artista, la cui fama crebbe notevolmente dopo la morte, costituiscono spunti inesauribili di poesia
I celeberrimi ritratti dell’artista, la cui fama crebbe notevolmente dopo la morte, costituiscono spunti inesauribili di poesia.
Le poche opere di Modigliani eseguite in Italia prima della sua partenza per Parigi quasi non lasciano prevedere lo sviluppo del suo stile.
La Stradina Toscana (Livorno, Museo Civico) o il Giovinetto seduto (Roma, Collezione E. Serra), databili tra il 1900 e il 1901, sentono l’influsso post‑macchiaiolo del maestro Micheli.
Trasferitosi a Parigi, Modigliani viene influenzato dalla pittura di Cézanne e il Contadino italiano del 1909 denuncia una chiara assimilazione dei moduli cézanniani, nei colori e nella costruzione dell’immagine.
Ha inizio in questi anni l’evoluzione del suo stile, il Suonatore di violoncello supera l’imitazione di Cézanne portando l’artista a modificare l’impianto costruttivo dell’immagine.
Al 1909 risale anche l’accostamento dell’artista alla scultura negra, attraverso la quale intensificherà il linearismo dei suoi lavori e si accosterà al Cubismo. Il linearismo, cioè la deformazione lineare, nella pittura di Modigliani si fa sempre più tipico intorno al 1911, nelle figure, e nei ritratti, dove viene eliminata la costruzione in profondità a favore di quella in superficie.
Tra il 1914 e il 1916 esegue numerosi ritratti (di Beatrice Hastings, di Frank Haviland, di Paul Guillaúme, di Moisé Kisling, di Henry Laurens, di Margherita, di Leopold Zborowski).
Nel ritratto di Mase Jacob, del 1916‑17, il colore interviene a preannunciare il «grand style» dei capolavori degli anni successivi, dove l’astrazione lineare si fonde a quella cromatica raggiungendo delle tonalità irreali che lo porteranno alla realizzazione di capolavori come il Nudo rosso («Ecco la ragazza dei boulevards, prodotto di uno straordinario incrocio tra esperienza e purezza. Il marmo di una intatta Venere ha preso qui i turgori della carne; e il colore acceso, alla veneta, riscalda le forme, chiuse in un inflessibile telaio strutturale»).
Non va inoltre ignorato il fatto che l’esperienza del pittore viene integrata da quella del disegnatore: un disegno spontaneo, istintivo. Tutte le opere realizzate nel 1917 ‑ nudi, ritratti ‑ rivelano che il pittore ha ormai il pieno possesso dei suoi mezzi. L’uomo col cappello è un altro significativo documento, come pure la Fanciulla bruna, eseguita tra il 1917 e il 1918. Le opere degli ultimi anni della sua attività (1918‑1919) rivelano il procedimento di purificazione stilistica del pittore e la ricerca di un’assoluta intensità d’espressione.
Grazie a tonalità leggere, Modigliani crea i suoi grandi capolavori: i ritratti, i nudi e le figure in raccoglimento intimo come il Contadinello, la Ragazza del popolo, la Zingara con il bambino. Tutta la nobiltà di stile si concretizza, per concludere, nell’Autoritratto, una sorta di testamento del pittore; in quell’atteggiamento malinconico realizzato con maestria per mezzo dell’inclinazione innaturale della testa, ha voluto esprimere la sua superiorità sulle «miserevoli contingenze della sua avventura umana».
Nel collage, si mostrano per ordine, il Contadinello, la Ragazza del popolo, la Zingara con il bambino e l’Autoritratto.