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Chiese ortodosse

Denominazione comunemente usata, anche dai cattolici, per indicare i cristiani scismatici delle Chiese orientali…

Denominazione comunemente usata, anche dai cattolici, per indicare i cristiani scismatici delle Chiese orientali che si separarono dalla Chiesa di Roma a partire dallo scisma del 1054. Anticamente, tutte le Chiese d’Oriente dipendevano da Costantinopoli, ma poi, con il tempo, in quasi ogni nazione si costituì una Chiesa autocefala. Attualmente abbiamo: il patriarcato bizantino di Costantinopoli, con sede al Fanar; conserva un primato di onore su tutte le Chiese ortodosse; i patriarcati di Alessandria d’Egitto, di Gerusalemme, di Cipro e del Sinai, tutti autonomi; la Chiesa russa, che è di gran lunga la più importante fra tutte le Chiese orientali, sia per numero ed estensione, come pure per il suo influsso teologico e dottrinale; vengono poi le Chiese autocefale di Grecia, Bulgaria, Romania, Serbia, Polonia, Finlandia, Francia e America.
Le Chiese autocefale sono Chiese nazionali, legate quindi alla costituzione politica del loro paese. Il Concilio Vaticano II riconosce che le Chiese ortodosse d’Oriente sono «per più ragioni» unite alla Chiesa universale. Tutte infatti queste Chiese, come la Chiesa cattolica, hanno in onore la Sacra Scrittura, mostrano un sincero zelo religioso, credono in Dio padre e in Cristo, figlio di Dio e salvatore, e riconoscono il battesimo. Hanno inoltre l’episcopato, celebrano l’eucaristia, coltivano la devozione alla Madre di Dio e godono di una «certa vera unione nello Spirito Santo», che opera anche in loro «con la sua virtù santificante» (cost. Lumen gentium, art. 15).