Griffith nacque a Crestwood, nel Kentucky, nel 1875.
Griffith nacque a Crestwood, nel Kentucky, nel 1875.
Pioniere indiscusso del cinema americano, nel 1899 entrò nel mondo del cinema perché voluto da E.S. Porter in Rescued from an eagle’s nest, cortometraggio prodotto dalla Edison.
Scrisse alcuni soggetti cinematografici ed esordì come regista nel 1908 (The Adventures of Dollie), per la società Biograph, della cui produzione divenne presto anche supervisore. Il contributo di Griffith all’evoluzione del linguaggio cinematografico è forse incalcolabile.
Fra le tante innovazioni di carattere tecnico e artistico, ricordiamo l’introduzione del piano americano, dalle ginocchia in su (For love of gold, 1908), l’uso del primo piano in funzione espressiva (After many years,1909) e dell’illuminazione con effetti pittorici grazie anche all’impareggiabile aiuto dell’operatore G.W. Bitter. Griffith è stato, inoltre, il primo a usare il flash-back (rievocazione di fatti già avvenuti), e soprattutto il primo ad adottare un particolare metodo narrativo consistente nel calcolatissimo montaggio alternato di segmenti di pellicola (il cosiddetto «montaggio alla Griffith»), che fu messo in pratica per la prima volta in The lonely villa (La villa solitaria, 1909); accorciando sempre più tali segmenti, il montaggio alternato finiva per diventare così veloce da creare l’effetto di suspense tipico del «finale alla Griffith» (The lonedale operator, 1911).
Da The adventure of Dolly, che era lungo pochi metri di pellicola, le opere successive cominciarono ad allungarsi fino al chilometro di The battle of Elderborough Gush, uno dei primi western del cinema, e ai 1500 metri di Judith of Bethulia (1914), girato nel 1913, ma distribuito solamente l’anno dopo proprio perché troppo lungo. La Biograph iniziava infatti a essere stanca degli estremismi di Griffith, tanto che il regista fu costretto a passare tra le file della Reliance-Majestic, per dar vita all’ambizioso progetto di un film sulla guerra civile.
Nacque così Birth of a Nation (Nascita di una nazione, 1915), uno dei suoi capolavori e primo vero colossal del cinema americano che, nonostante la durata di due ore e quaranta minuti, riscosse un grandissimo successo.
Tratto da due romanzi di T. Dixon jr., il film, però, che nel finale fu visto come un’apologia del Ku Klux Klan, valse al regista un’accusa di razzismo al quale Griffith rispose con un altro capolavoro: Intolerance (1916). Realizzato dalla Triangle, società da lui fondata insieme a T.H. Ince, il film era lungo ben 220 minuti ed era suddiviso in quattro episodi ambientati in epoche differenti: il primo nell’antica Babilonia, il secondo nella Giudea di Gesù, il terzo nella Francia ugonotta e l’ultimo in una fabbrica moderna. Questa volta, però, l’opera non ebbe il successo sperato e Griffith si ritrovò pieno di debiti e nella condizione di dover ricominciare tutto daccapo.
Dopo due anni la fortuna tornò a bussare alla sua porta con Hearts of the World, film che gli permise di fondare nel 1919 la United Artists, insieme a Charles Chaplin, Douglas Fairbanks e Mary Pickford, e che aprì la strada a una serie di titoli fortunati quali Broken Blossoms (Giglio infranto, 1919), Way down east (Agonia sui ghiacci, 1920) e Orphans of the storm (Le due orfanelle, 1921). Tra i suoi ultimi lavori ricordiamo America (1924) e Abramo Lincoln (1930), ma siamo già lontani dal primitivo splendore; dopo l’esperienza fallimentare di The struggle (1931), il padre indiscusso del melodramma lasciò definitivamente il cinema. Nel 1935 ottenne un Oscar alla carriera. Morì a Hollywood nel 1948.