La filologia è una scienza che studia le civiltà antiche…
La filologia è una scienza che studia le civiltà antiche ma, a differenza dell’archeologia, che ricava le sue informazioni dall’analisi delle vestigia materiali del passato, la filologia compie le sue indagini a partire dai testi scritti che le antiche civiltà ci hanno lasciato.
Nella filologia sono comprese scienze come l’epigrafia (studio degli antichi testi pubblici incisi su pietra, marmo o metallo), la numismatica (analisi delle iscrizioni sulle monete antiche), la papirologia (studio dei testi trasmessi su supporti deperibili come il papiro) e lo studio delle lingue antiche.
Il lavoro del filologo consiste anzitutto nell’accertare la validità e l’autenticità di un documento antico. Ciò avviene sia grazie allo studio del testo interno al documento sia grazie a un confronto tra il testo in esame e altri a esso collegati. Il filologo si occupa inoltre di revisionare in modo accurato i testi antichi in modo da offrirne edizioni corrette e corredate delle giuste interpretazioni.
La filologia occidentale si divide in tre pricipali branche.
La prima è la filologia classica, che si occupa dei testi antichi redatti in greco e latino. I primi filologi classici vissero nel periodo ellenistico (v. ellenismo) (che comprende all’incirca i tre secoli precedenti la nascita di Cristo) e sono chiamati «grammatici alessandrini», nome che deriva dalla grande biblioteca di Alessandria, nella quale studiavano. I grammatici alessandrini furono i primi a copiare e commentare i testi dei grandi autori classici. La filologia classica ebbe un periodo molto fertile anche durante l’umanesimo (dal XIV al XVI secolo), quando diversi letterati, come Boccaccio e Petrarca, si adoperarono per riportare alla luce gli antichi testi latini. Fu solo nel XIX secolo, comunque, che la filologia classica acquisì un vero e proprio metodo di ricerca, diventando la scienza che oggi conosciamo.
La filologia germanica rappresenta un’altra grande area di studi e vede la sua nascita nel XIX secolo, in pieno romanticismo, quando si cercò di riportare alla luce e rivalutare l’antica produzione letteraria dei popoli germanici, fino a quel momento adombrata dal prestigio della classicità greca e latina. La filologia germanica, dunque, studia e mette a confronto testi per lo più risalenti al periodo medievale (v. medioevo), redatti in lingue morte come il gotico, l’inglese antico o il sassone. Tra questi testi si contano le famose saghe islandesi, ma anche testi mitologici come l’Edda di Snorri Sturlusson, testi religiosi, storie di eroi (Beowulf), vite dei santi e cronache storiche.
La terza branca della filologia occidentale, la filologia «romanza», studia i testi composti nelle lingue che derivano dal latino, dette «lingue neolatine», e si occupa delle loro pubblicazioni ed edizioni critiche. Anch’essa ebbe origine nel XIX secolo, nonostante cenni di ricerche simili possono essere rintracciati anche nei secoli precedenti, per esempio nelle opere curate dai primi compilatori e chiosatori dei canzonieri provenzali. Già Dante Alighieri, nel suo De vulgari eloquentia, vede un collegamento tra il volgare italiano, la lingua occitana e il francese, che egli, richiamandosi al modo di dire «sì», rispettivamente denomina lingua del «sì», dell’«oc» e dell’«oil».
Nella filologia romanza, lo studio è particolarmente concentrato sull’analisi delle diverse lingue romanze così come si presentano oggi, ma soprattutto sulla ricostruzione della loro evoluzione nel tempo a partire dal latino.