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Frank Rank Lloyd Wright

Il principale interesse del celebre architetto americano è costituito dalla progettazione di case d’abitazione unifamiliari

Il principale interesse del celebre architetto americano è costituito dalla progettazione di case d’abitazione unifamiliari.

La carriera di Frank Lloyd Wright (1869‑1959) si è svolta nell’arco di settanta anni. Ben­ché egli abbia progettato edifici di ogni tipo, il suo principale interesse si è rivolto alle case d’abitazione unifamiliari. Egli ha progettato, infatti, numero­se ville per clienti ricchi, case per la classe media e cottages per clienti che realizzavano da soli gran parte della costruzio­ne. Si è giunti così a un nuovo senso dello spazio domestico, con innovazioni nell’illumina­zione e nel riscaldamento, e a un linguaggio di simboli funzio­nali che hanno modificato le i­dee di Wright sulla vita della famiglia americana.
La casa che Wright aveva pro­gettato per sé a Oak Park, nel­l’Illinois (1889), era costituita da una semplice struttura a spioventi, compatta ma con un lato semiaperto. Come si vede dalle grandi fine­stre e dal rivestimento con assi di legno di cedro, essa aderiva al revival dello stile coloniale del decennio precedente, ma si distingueva per una maggiore severità e astrazione. Nei primi anni del nuovo secolo, Wright perfezionò quella che sarà poi nota come la prairie house. Posta generalmente su un mas­siccio basamento, aveva alcuni elementi simmetrici orizzontali e verticali. Ma si stagliava net­tamente sul paesaggio median­te ali aperte in varie direzioni e porticati che si protendevano oltre lo spazio abitabile e pro­tetto. Il tutto era coperto da un pesante tetto a quattro spioventi, fortemente inclinato e con larghe grondaie. L’insie­me dava una sensazione di mo­vimento, di protezione e di sta­bilità.
La Casa Ward W. Willits a Hi­ghland Park, nell’Illinois (1902‑03) ‑ il primo capolavoro di Wright, perfettamente inte­grato ‑ illustra il progetto pin­wheel, incentrato su un massic­cio camino con caminetti nel soggiorno e nella sala da pran­zo adiacenti. Lunghi sedili, con sottili tramezzi semitrasparenti dividevano il passaggio tra un ambiente e l’altro. La sala da pranzo, con la sua «prua» al­lungata, era illuminata dall’al­to divenendo uno spazio quasi ecclesiastico, che rivelava il concetto di Wright del pasto se­rale della famiglia come un rito religioso. La fantasiosa concezione della prairie house fu adottata rapi­damente da altri architetti nel­la zona di Chicago, e venne va­riata e riproposta dallo stesso Wright.
Una delle più eloquen­ti versioni fu la casa di Frede­rick C. Robie, a Chicago (1907‑09). Gli stretti mattoni romani, le cimase del lungo balcone, le cornici delle porte e le finestre a due battenti, come pure gli ampi cornicioni, sono un romantico, travolgente inno alla prateria e alla strada: la Casa Robie è infatti una casa di città, ma costruita su un piccolo pezzo di terreno. Vi si accede dal retro e si passa per una scala che forma il nucleo verticale insieme al camino e ai caminetti. Il soggiorno e la sala da pranzo sono al secondo pia­no, le camere da letto al terzo. Wright disegnò anche molti dei mobili della Casa Robie, come fece del resto per molti altri clienti durante tutta la sua carriera. Un disegno dell’interno della casa di Avery Coonley, a River­side, nell’Illinois (1907‑09), per esempio, mostra non soltanto l’insolita concezione di Wright dello spazio come una tenda, ma ci ricorda anche che egli e­ra un architetto della fine del­1’800, entrato nel XX secolo con lo spirito del movimento «Arti e Mestieri».
Il viaggio di Wright in Europa nel 1909 e l’interruzione della sua attività dovuta alla prima guerra mondiale crearono un forte disorientamento.
Negli anni ’20 egli aveva ancora poca pratica e la sua produzione era discontinua, eppure aveva as­sunto già dimensioni nazionali e addirittura internazionali. Per alcune località della Cali­fornia meridionale egli progettò diverse case di cemento, la prima e più bella delle quali fu quella denominata La miniatu­ra per la signora George Mil­lard a Pasadena (1923). Nella ricca vegetazione di una piccola valle, Wright creò una sorta di «santuario», struttura­to e protetto su tre livelli, ab­bandonando, per una volta, la sua predilezione per la coper­tura a tetto. Quando a Wright venne com­missionata una villetta per il week‑end vicino a Pittsburgh da Edgar Kaufmann Senior (1935‑37), l’architetto rivelò il suo interesse per lo Stile Inter­nazionale nell’adozione di un linguaggio cubico e astratto, linguaggio che egli stesso aveva in precedenza contribuito a diffondere. Costruita prevalen­temente in cemento armato, la villa è caratterizzata da balconi squadrati e sovrapposti che sporgono da una massa vertica­le di pietra viva, scavata nelle vicinanze. Fallingwater («la cascata») è una delle case più famose del mondo, grazie alle suggestive foto dei suoi elemen­ti che si intersecano sopra le cascate del Bear Run. È un ri­tiro audace ma privato, perfet­tamente inserito in un luogo in­dimenticabile.

Durante gli anni ’30, nel perio­do della Depressione, Wright si occupò dei progetti per una cit­tà utopistica, Broadacre city, e per case unifamiliari costruibili con soli 5000 dollari. Queste ul­time, che egli chiamò Usonian, nonostante la loro relativa mo­destia, furono in alcuni casi e­stremamente eleganti. Quella per le signorine Goetsch e Winkler a Okemos, nel Michigan (1939), può essere paragonata con il padiglione di Mies van der Rohe, a Barcellona, co­struito dieci anni prima. È chiaro, tuttavia, che le forme fondamentali erano già presen­ti nelle opere di Wright prima del 1910. In tutta l’architettura privata, come pure negli edifici pubblici ed ecclesiastici, le innovazioni concettuali e strutturali di Frank Lloyd Wright seguirono un cammino affascinante. Forse ancora più interessante oggi che quando venne costrui­ta, negli anni Quaranta, è la casa per Herbert Jacobs a Mid­dleton, nel Wisconsin.
Costrui­ta contro un’altura per proteg­gerla dai freddi venti invernali e per renderla più fresca d’e­state, venne ideata da Wright come un emiciclo solare che do­veva ricevere anche il basso so­le invernale. L’edificio consta di un rifugio a forma di cantina e di un pa­diglione circolare che si apre con una parete di vetro verso il giardino infossato, e assom­ma molti dei temi preferiti dall’architetto: suggerisce un senso di protezione, pur essen­do aperto, è moderno pur nel rispetto delle tradizioni della vita dei pionieri nelle pianure del Midwest. Nonostante questi «americani­smi», il contributo di Frank Lloyd Wright all’architettura privata moderna deve essere assolutamente valutato su scala internazionale. Egli fu, infatti, l’architetto che ebbe in tutto il mondo maggior influenza sulla sua generazione.