Neurologo e psichiatra austriaco (Freiberg, odierna Pfíbor, 1856 – Londra nel 1939).
Neurologo e psichiatra austriaco (Freiberg, odierna Pfíbor, 1856 – Londra nel 1939). Di origine ebraica, compì gli studi di medicina a Vienna, dedicandosi poi alla ricerca scientifica; dovette quindi abbandonare questa attività per motivi razziali (v. razzismo), e si volse alla professione medica (v. medicina) come psichiatra.
Nel 1885, grazie a una borsa di studio, poté recarsi a Parigi, dove un famoso psichiatra, Jean-Martin Charcot (1825-1893), stava compiendo studi molto approfonditi sulle manifestazioni isteriche. In questi anni Freud arrivò a spiegare l’isteria (un complesso di disturbi nervosi e fisici) come una malattia derivata dal tentativo del malato di cancellare (rimuovere) ricordi sgradevoli.
Il conflitto che si produce nella personalità del paziente tra evento sgradevole e desiderio di dimenticarlo, per difendere il proprio equilibrio, dà luogo al sintomo, che è l’espressione di questo disagio, per lo più collegato a qualche disturbo della vita sessuale. Per far scomparire i sintomi della malattia Freud rinunciò al metodo dell’ipnosi (uno stato simile al sonno in cui il paziente è facilmente suggestionabile dal medico che provoca quello stato), allora ritenuto il più efficace, e cercò piuttosto di far riaffiorare alla coscienza, e quindi neutralizzare, l’evento o il ricordo sgradevole, attraverso il metodo delle associazioni libere di idee del paziente stesso.
Con l’espressione «associazioni libere» Freud intendeva il racconto spontaneo che il paziente, posto in rapporto di distensione e fiducia rispetto al medico, fa dei propri ricordi, pensieri, impressioni. Così è possibile superare le difese e le resistenze che il malato oppone, senza esserne consapevole, al pericolo di ricordare nuovamente qualcosa che lo ha in precedenza sconvolto. Sono già presenti in questi studi i concetti fondamentali della psicanalisi, elaborata e così battezzata da Freud a partire dal 1896.
L’aspetto più rivoluzionario della psicanalisi è la scoperta di una dimensione nuova della vita psicologica: l’inconscio, cioè l’insieme delle tensioni, delle spinte psichiche che non sono chiare ed evidenti alla nostra coscienza, ma agiscono in maniera sotterranea e si manifestano in modo mascherato sotto forma di disturbi organici, di sentimento d’angoscia, di depressione o anche, più comunemente, nei sogni.
In un’opera fondamentale del 1900, l’Interpretazione dei sogni, Freud chiarì come fosse possibile arrivare a comprendere la dimensione dell’inconscio attraverso ciò che i sogni esprimono, dato che i sogni avvengono nei momenti di perdita di coscienza, ossia durante il sonno. Gradualmente la teoria psicanalitica si diffuse in tutto il mondo. Le sue teorie sono esposte in numerose opere, fra cui: Psicopatologia della vita quotidiana (1901), Totem e tabù (1913), L’Io e l’Es (1923).