Movimento d’avanguardia che volle investire ogni forma di cultura e di vita…
Movimento d’avanguardia che volle investire ogni forma di cultura e di vita e distruggere il ristagno del provincialismo ottocentesco bandendo, di volta in volta, dei «manifesti» polemici che coinvolsero ogni campo delle arti espressive, dalla pittura all’architettura, dalla poesia al teatro, dal cinema alle arti dell’arredamento.
Al primo Manifesto, pubblicato da Filippo Tommaso Marinetti sul quotidiano «Figaro» di Parigi il 20 febbraio 1909, aderirono un anno dopo, con una manifestazione al teatro Chiarella di Torino, Boccioni, Carrà, Russolo e Severini, dichiarandosi pronti a elaborare un’arte caratterizzata dall’abbandono ai sensi, agli istinti, alla volontà di potenza individuale e nazionale e adeguata al dinamismo della vita moderna meccanizzata, di fronte alla quale crollavano le vecchie strutture tradizionali. In poesia, infranto ogni legame logico e psicologico e sconvolta la sintassi del periodo, Folgore, Buzzi, Cangiullo, Corra e Cavicchioli riuscirono a maturare nuove libertà espressive allineate su un piano di ricerche europeo.
I pittori contribuirono alla genesi del suprematismo, del concretismo e del non-oggettivismo in Russia, dell’ultraismo in Spagna, del vorticismo in Inghilterra e della pittura di Stella negli Stati Uniti. L’animatore del gruppo fu Marinetti, la cui azione si svolse anche sul piano politico in senso interventista e anticlericale (v. clericalismo). Dopo la prima guerra mondiale si ebbe il cosiddetto «secondo futurismo» con Dottori, Tato, Prampolini e il gruppo torinese di Fillia, Diulgherof, Oriani e Mino Rosso, il cui contributo alla sintassi non figurativa fu fondamentale.
Per ciò che concerne i raggiungimenti e le ricerche futuriste, si ricordano ancora nel campo dell’architettura, oltre ai progetti di Sant’Elia, il Manifesto di Prampolini (1914-1915); per l’arredamento e le suppellettili domestiche, le creazioni di Balla (1917) e gli allestimenti di Depero; per la scenografia, la collaborazione di Depero e Balla (1917) ai Balletti di Djaghilev a Roma e di Depero ai Balletti plastici della casa d’arte sempre a Roma; per la fotografia e la cinematografia, le ricerche di Bragaglia confluite nella realizzazione del film Perfido incanto (1916); nel campo dell’estetica tipografica, gli esperimenti di Tullio d’Albisola con le «lito latte» (cioè libri del futuro stampati sulla lamiera) e le testate dei periodici futuristi o la stessa composizione dei testi poetici e letterari.