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Georges Melies

Definito da Louis Lumière il «creatore dello spettacolo cinematografico», Méliès nacque a Parigi nel 1861.

Definito da Louis Lumière il «creatore dello spettacolo cinematografico», Méliès nacque a Parigi nel 1861.
Appassionato sin da bambino degli spettacoli di magia, durante un viaggio di studio a Londra ebbe l’opportunità di frequentare l’Egyptian Hall, teatro specializzato in piéce in cui erano inseriti giochi di prestigio, e di conoscere artisti come David Devant e Bualter de Kolta.
Tornato a Parigi, iniziò a lavorare nell’azienda paterna, approfittandone per approfondire le sue conoscenze di meccanica e, contemporaneamente, per prendere lezioni di illusionismo da Emil Voisin.
Nel 1888, dopo aver ceduto la propria quota proprietaria dell’azienda familiare e aver acquistato il Téathre Robert-Houdin, iniziò a rappresentarvi i suoi trucchi, tra cui il celebre Le dècapitè recalcitrant (1888), in cui la loquacità di un conferenziere, interpretato dallo stesso Méliès, non cessa neanche quando gli viene staccata la testa dal collo con un colpo di scimitarra.

Nel 1895, dopo aver acquistato un esemplare di Animatografo da Robert William Paul, iniziò ad integrare i suoi spettacoli con brevi filmati prodotti dalla Star Film, la società di produzione da lui fondata. Dapprima il tema dei film proposti non era diverso da quello sfruttato dai Lumière, ma in un secondo tempo nacque l’idea di filmare gli sketches teatrali realizzando i trucchi mediante la tecnica cinematografica: in Escamotage d’une dame chez Robert-Houdin (1896), ad esempio, la trasformazione di un’attrice in scheletro, e la sua successiva ricomparsa, viene ottenuta mediante il trucco di arresto e sostituzione. Nel 1897 Méliès costruì a Montreuil il primo teatro di posa professionale francese. Lo studio iniziò a produrre film di ogni genere: attualità ricostruite, soggetti mitici e religiosi, film avventurosi, «diabolici», erotici, storici, western e, soprattutto, fantasmagorie che ricreavano l’atmosfera degli spettacoli di «magia»: in Un homme de tetes (1898), ad esempio, Méliès si stacca la testa dal collo moltiplicandola per quattro e ottenendo un coro spaventosamente stonato.

Ma i film che probabilmente rappresentano nel modo più compiuto la maniera di intendere il cinema da parte di Méliès sono Le mèlomane (che lanciò la moda dell’animazione dei motivi musicali), Le chaudron infernal (che seppe abbagliare il pubblico con il suo ritmo trascinante e allucinato) e, soprattutto, Le voyage dans la Lune.
Il pittoresco gruppetto di scienziati dell’istituto di geografia incoerente; le majorettes (interpretate dalle ballerine delle Folies Bergère) che festeggiano la partenza dell’improbabile razzo; l’allunaggio dritto nell’occhio destro del pacioso faccione della luna; gli ombrelli che hanno la singolare proprietà di trasformarsi in funghi giganteschi e che, all’occorrenza, sono in grado di far scoppiare i rissosi seleniti: tutti elementi, questi, che fecero del Voyage
un successo senza precedenti e un modello da imitare, tanto più che, oltre oceano, i film di Méliès non erano ancora protetti dal copyright. Fu proprio in seguito alla troppo disinvolta utilizzazione del film da parte della concorrenza che la Star Film decise di aprire filiali all’estero.
L’ingresso a pieno titolo nel cinema internazionale, tuttavia, rese ben presto evidente l’incapacità della Star Film, dominata pur sempre da uno spirito artigianale, di reggere i ritmi imposti dalle necessità della produzione industriale. Tempi lunghi di lavorazione, investimenti sbagliati, incapacità di rispettare le consegne e, soprattutto, di soddisfare i nuovi gusti del pubblico (ormai orientato verso il dramma griffithiano e le comiche di Mack Sennett) provocarono il declino della fabbrica di magie di Montreuil: nel 1910 la Star Film affidò la distribuzione alla Gaumont e, in seguito, cedette l’intero catalogo alla Pathé. Il canto del cigno di Méliès fu À la conquête du Pole (1912), col suo mostro delle nevi animato meccanicamente, con le sue sovrimpressioni ed esposizioni multiple, con la tecnica della stampa rovesciata del negativo e la moltiplicazione dei punti di vista; ma il tracollo era ormai inevitabile.