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Graffiti

Disegni o iscrizioni incisi con una punta dura su una superficie più o meno consistente

Disegni o iscrizioni incisi con una punta dura su una superficie più o meno consistente (roccia, muro, intonaco, ceramica, osso, metallo ecc.). L’uso dei graffiti compare sin dal periodo paleolitico con intenti soprattutto magici e rituali. Lo si ritrova nella Grecia arcaica diffuso nella pittura vascolare (a partire dalla ceramica corinzia e poi specialmente in quella a figure nere) usato per delineare i tratti delle figure già dipinte.
Di grande importanza e costituenti quasi un gruppo a sé stante, i graffiti ritrovati sulle pareti degli edifici scavati a Pompei ed Ercolano, ma anche a Ostia, a Roma e altrove (fino al periodo paleocristiano nelle catacombe e presso la tomba di San Pietro) con frasi amatorie, acclamazioni, invocazioni, preghiere, versi, date, conti, nomi ecc. Come tecnica propria della decorazione murale risale al XIII secolo e si riferisce all’incisione con un ferro della superficie della facciata intonacata di un palazzo per far emergere il colore dello strato di calcina sottostante.

Applicando più strati, si ottengono colori diversi. Si sviluppa tra XIV e XVI secolo da Firenze a Roma. I graffiti possono applicarsi anche alla pittura: in quella medievale (v. medioevo), per esempio, le parti ornamentali potevano essere ricoperte con una sottile lamina d’oro, in seguito dipinta, grattando, in un secondo momento, la superficie dipinta, si ottenevano le decorazioni.

Da tale termine ha preso le mosse anche la «graffiti art» o «graffitismo», un movimento artistico dell’arte contemporanea (si ricordino, su tutti, i nomi di Michel Basquiat e Keith Haring) che sfrutta come tecnica quella del graffito sul muro (praticato con bombolette spray o altri mezzi).