Scopri, impara e cresci

Grammatica

L’accezione più comune del termine è «grammatica normativa», vale a dire descrizione e fissazione ai fini pratici…

L’accezione più comune del termine è «grammatica normativa», vale a dire descrizione e fissazione ai fini pratici dell’insegnamento di una determinata norma linguistica. Più nel dettaglio si distinguono:

– grammatica descrittiva (o sincronica), che descrive una determinata fase linguistica, per esempio dell’italiano contemporaneo o del francese antico;

– grammatica storica, che studia l’evoluzione diacronica (vale a dire nel corso del tempo) del sistema grammaticale di una determinata lingua o dialetto;

– grammatica comparata, che studia sincronicamente e diacronicamente i rapporti esistenti tra i componenti di una famiglia linguistica;

– grammatica generale, che studia i procedimenti generali per cui il pensiero umano si attua nell’espressione linguistica.

Gli antichi concepirono la grammatica come una nozione diretta all’apprendimento della lingua scritta, il nome deriva infatti dal greco grámma (lettera dell’alfabeto). Ma nella grammatica si avvertì anche l’esigenza filosofica di studiare il valore conoscitivo del linguaggio. La logica ha origine proprio dalla considerazione filosofica del linguaggio, e ancora oggi usiamo le categorie grammaticali stabilite dagli antichi sul fondamento delle categorie logiche. Naturalmente la logica è stata condizionata dalla lingua in cui è stata formulata, il greco antico.

L’analisi delle parti del discorso in base alla loro funzione fu abbozzata da Platone e poi ripresa da Aristotele, che giunse all’importante distinzione tra il nome e il verbo e fondò la teoria delle forme grammaticali. In seguito, lo stoico Crisippo (III secolo a.C.) analizzò le diverse categorie di parole creando la terminologia grammaticale. Altri importanti contributi vennero poi da Aristarco di Samotracia, da Dionisio Trace e dai grammatici alessandrini. Lo studio della sintassi fu portato a compimento da Apollonio Discolo (II secolo d.C.) e progredì per opera di numerosi grammatici latini, fino ad arrivare a Quintiliano. Il maggiore grammatico latino fu Varrone, autore di una Ars grammatica perduta e dell’opera De lingua latina, nella quale sono trattate l’etimologia, la morfologia e la sintassi. Nel VI secolo Cassiodoro (490‑583 circa) adattò alle esigenze del cristianesimo la tradizione grammaticale romana. In seguito lo studio della grammatica si trasferì in Inghilterra e Francia con Beda (673‑735) e con Alcuino (730‑804).

L’epoca successiva vide l’affermazione di testi grammaticali in versi, nati in Francia e in Inghilterra e importati in Italia. L’umanesimo segnò un ritorno alla latinità classica: la lingua di Cicerone, attentamente studiata nella struttura grammaticale e nel lessico, era proposta come modello.

Il definitivo affermarsi della letteratura in volgare e il principio umanistico dell’imitazione sono il fondamento dell’opera di Pietro Bembo, il quale nelle Prose della volgar lingua (1525) propose il fiorentino arcaizzante e aristocratico di Petrarca e Boccaccio come unica lingua letteraria. Questa finalità pratica (la ricerca dei modelli e criteri di scelta delle parole) fu alla base delle altre trattazioni grammaticali del Cinquecento. Ci fu poi un ritorno alla grammatica filosofica, che però fallì i suoi scopi e fu sostituita dalla grammatica empirica e da quella dei puristi, di ispirazione liberale e popolare. La Grammaire générale et raisonné di Port‑Royal (1660), opera di A. Arnauld, che aveva l’intento razionalistico di spiegare il materiale linguistico invece di descriverlo, ebbe un immenso successo europeo. Un rinnovamento della concezione della grammatica si ebbe più tardi con Giambattista Vico (1668‑1744), che negava la possibilità di trattare la lingua con i principi della logica aristotelica.

La considerazione storica delle lingue, che si afferma all’inizio del XIX secolo, e i risultati della linguistica comparativa confermano il principio secondo il quale le lingue sono l’espressione dei popoli, promuovendo un radicale mutamento nella concezione della grammatica. Gli schemi logici e universali sono respinti, e la grammatica diventa storica e comparativa. Tuttavia nella pratica della linguistica descrittiva permangono gli schemi che erano stati fondati dalla grammatica classica: anche se attualmente si è consapevoli che tali schemi, adatti alle lingue indoeuropee (greco e latino), per le quali appunto furono creati, male si adattano a lingue non indoeuropee.