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Guerra civile spagnola

In Spagna si combatté tra il 1936 e il 1938 una sanguinosa guerra civile che vedeva contrapposte, in linea generale, forze di destra e di sinistra.

In Spagna si combatté tra il 1936 e il 1938 una sanguinosa guerra civile che vedeva contrapposte, in linea generale, forze di destra e di sinistra.

Vicende precendenti. Nel 1931 un governo provvisorio, presieduto dal moderato Alcalà Zamora, promulgò una nuova Costituzione repubblicana e a carattere chiaramente democratico-sociale, mentre nel 1932 venivano concesse ampie autonomie, particolarmente alla Catalogna, e attuata una legislazione anticlericale che trovava la sua giustificazione nel gran numero di privilegi di cui il clero aveva, per secoli, goduto; tale legislazione e i progetti di riforma agraria, questione fondamentale per un rinnovamento moderno del paese, orientarono contro il governo repubblicano tutte le potenti forze di destra, mentre esso veniva attaccato anche da sinistra dalle correnti anarchico-sindacaliste che proclamarono la autonomia della Catalogna.

Scoppio della guerra. Con le elezioni del 1936 il Fronte Popolare assunse il governo con a capo il socialista Largo Caballero. L’affermazione del nazismo in Germania, la vittoria del fascismo italiano nella guerra d’Etiopia, le incertezze dei Franco-inglesi, la crescente debolezza della Società delle Nazioni incoraggiarono, il 17 luglio 1936, il generale Francisco Franco a iniziare dal Marocco la rivolta armata dei nazionalisti contro il governo repubblicano; gli aiuti, fornitigli soprattutto dall’aviazione italiana, gli permisero di sbarcare sul territorio spagnolo, di unirsi alle guarnigioni insorte e di puntare verso Madrid. Cominciava così la guerra civile, prova di forza delle parti totalitarie di destra contro quelle democratiche e socialiste. L’avanzata di Franco veniva arrestata, oltre che dalle forze repubblicane, anche da una «brigata internazionale» formata in gran parte di volontari antifascisti, tra cui una colonna italiana (Brigata Garibaldi). Germania e Italia intervennero in misura massiccia, con uomini e armi, in favore dei nazionalisti, e così la guerra civile spagnola diventava, per le forze che si fronteggiavano, il preludio della seconda guerra mondiale.
Nel 1937 i nazionalisti occupavano la costa spagnola dinnanzi al Marocco e, fallita la loro marcia su Madrid, puntavano sulla Biscaglia e sulle Asturie, dove conquistavano Bilbao (14 giugno), Santander (26 agosto) e Gijón (21 ottobre). Francia e Inghilterra, invischiate dalle discussioni sul non-intervento, lasciavano che i repubblicani troppo scarsamente sostenuti anche dall’URSS, entrassero in crisi, nonostante qualche successo parziale: i contrasti politici interni fra anarchico-sindacalisti, socialisti e comunisti si riflettevano sul modo di condurre la guerra e nel maggio 1937 Caballero cedeva il governo a Negrin. Nei primi mesi del 1938 una vasta offensiva nazionalista divise la Spagna repubblicana in due tronconi: da una parte la Catalogna, dall’altra la regione madrileno-mediterranea. Una conferenza riunita a Londra decise il ritiro graduale dei volontari, ma la decisione giovò solo ai nazionalisti perché non venne di fatto rispettata e permise così loro di sferrare un’offensiva decisiva in Catalogna, che il 26 gennaio 1938 conquistava Barcellona e nel febbraio raggiungeva la frontiera dei Pirenei. Il 28 marzo cadeva anche Madrid e il 1° aprile Franco, riconosciuto anche dai Franco-inglesi, poteva proclamare la fine della guerra e assumere tutto il potere appoggiato dalla Falange, cioè dal partito nazionalista ispirato a principi autoritari e corporativistici.