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Guerra mondiale, Prima

Combattuta dal 1914 al 1918, la Grande guerra, come fu chiamata successivamente…

Combattuta dal 1914 al 1918, la Grande guerra, come fu chiamata successivamente, fu la prima guerra totale (v. guerra) perché non impegnò solo gli eserciti, ma la vita intera degli stati nei suoi vari aspetti, politici, sociali, economici e perfino culturali; fu guerra di massa, condotta in terra, in mare e, per la prima volta, in cielo, con l’impiego di armi mai prima usate (aerei, carri armati, sommergibili, gas asfissianti); fu la prima grande guerra, combattuta fino all’esaurimento delle risorse dei belligeranti, e conclusasi con il crollo di quattro imperi: Austria-Ungheria, Germania, Russia, Turchia.

Le cause. Le cause profonde che scatenarono il primo conflitto mondiale vanno ricercate nelle tensioni provocate dallo sviluppo del capitalismo e dalla gara imperialistica (v. imperialismo) fra le grandi potenze europee, unitamente alla crisi spirituale e culturale che, alla fine del XIX secolo, aveva segnato la fine dei valori tradizionali e la perdita della fiducia nella «ragione» e nelle idealità liberali e democratiche. Accanto a queste motivazioni, possono essere identificate cause più immediate: l’esplosiva situazione dei Balcani (v. guerre balcaniche), sui quali Austria e Russia avevano mire contrastanti di espansione; l’atteggiamento di rivincita della Francia, che mirava a riprendersi l’Alsazia e la Lorena dalla Germania; l’espansionismo e la politica di potenza della Germania stessa, decisa a mettere in discussione la supremazia britannica; la mancata soluzione del problema delle nazionalità e delle terre irredente, come nel caso di Italia e Austria, in contrasto per la questione del Trentino e della Venezia Giulia (v. nazionalismo). Il motivo occasionale della guerra fu l’uccisione dell’arciduca ereditario d’Austria-Ungheria, Francesco Ferdinando, avvenuta a Sarajevo il 28 giugno 1914 per opera di nazionalisti serbi.

La dichiarazione di guerra e le prime operazioni. Dopo l’invio di un inaccettabile ultimatum alla Serbia, l’Austria le dichiarò guerra il 28 luglio 1914. La decisione era stata caldeggiata dalla Germania, che mirava in tal modo a espandere la sua influenza verso i Balcani e il Medio Oriente. Il fatto rompeva il precario equilibrio esistente in Europa, e coinvolse, anche per il meccanismo di precedenti alleanze (la Triplice Alleanza tra Germania, Italia e Austria, e la Triplice Intesa tra Francia, Gran Bretagna e Russia), tutti i principali stati europei. Così, i primi giorni di agosto (1 e 3) la Germania dichiarò guerra alla Russia e alla Francia; il suo piano prevedeva un attacco massiccio alla Francia per stroncarne la resistenza e rivolgersi poi al fronte orientale contro la Russia. Per attuare la guerra lampo prevista la Germania, sotto il comando del generale H. J. von Moltke, invase il neutrale e quasi indifeso Belgio, da dove poté facilmente penetrare in Francia. L’attacco al Belgio provocò l’entrata in guerra della Gran Bretagna (4 agosto). Dopo i successi delle prime settimane, l’offensiva tedesca venne arrestata ai primi di settembre sul fiume Marna dal generale francese Joseph Joffre. La guerra di movimento, tanto voluta da Germania e Austria, diventava così guerra di trincea e di logoramento. L’arresto dell’offensiva tedesca in Francia fu causato anche dalla minaccia d’invasione della Prussia Orientale da parte della Russia, invasione che fu momentaneamente respinta dai generali P. Hindenburg e E. Ludendorff nelle battaglie dei laghi Masuri (a Tannenberg i russi subirono una tremenda sconfitta); l’esercito russo, in compenso, ottenne numerosi successi a sud, in Galizia, contro le forze austro-ungariche. Intanto, il 23 agosto, entrò in guerra contro la Germania anche il Giappone, che ne attaccò le colonie del Pacifico. Il 31 ottobre, tuttavia, a favore degli imperi centrali intervenne la Turchia.

Il 1915 e l’intervento dell’Italia. Per quanto riguarda il fronte occidentale, la situazione rimase praticamente immutata. Sul fronte orientale invece gli imperi centrali ottennero importanti successi: guidate da Hindenburg, le truppe tedesche respinsero i russi su tutta la linea, costringendoli, verso la fine dell’anno, a sgomberare l’intero territorio polacco. A questo punto si verificò l’intervento dell’Italia che, legata all’Austria e alla Germania dal trattato della Triplice Alleanza, aveva inizialmente dichiarato la propria neutralità (3 agosto 1914). Già verso la fine del 1914, però, si erano delineate diverse posizioni nell’opinione pubblica italiana. Benché in minoranza sul piano politico, gli interventisti riuscirono, con una violenta campagna propagandistica, a creare un clima favorevole all’entrata in guerra. Il governo italiano, senza informare il parlamento, prese contatti con l’Intesa, con la quale firmò il Patto di Londra (26 aprile 1915), impegnandosi a entrare in guerra entro un mese. Così il 24 maggio l’Italia dichiarò guerra all’Austria (alla Germania, invece, solo il 27 agosto 1916). Al comando del generale Luigi Cadorna, l’esercito italiano si scontrò con l’Austria sul fiume Isonzo, nella zona del Carso, dove si susseguirono ripetute battaglie con grandi perdite umane e che non ottennero, tuttavia, risultati apprezzabili.

Intanto a fianco degli imperi centrali intervenne la Bulgaria (5 ottobre). Nel corso del 1915 fecero la loro comparsa, per opera della Germania, i sommergibili: l’affondamento del transatlantico inglese Lusitania (maggio 1915), in cui rimasero uccise anche 140 cittadini statunitensi, provocò una formale protesta degli Usa presso il governo tedesco.

Le operazioni del 1916 e del 1917. Ormai sicuri sul fronte orientale, gli austro-tedeschi cercarono di risolvere anche la situazione sul fronte francese e su quello italiano: contro la Francia scatenarono, in febbraio, una potente offensiva diretta sulla città fortificata di Verdun, che resistette. Contro l’Italia l’Austria attuò in maggio, sugli altipiani di Asiago, un’offensiva che venne chiamata Strafexpedition («spedizione punitiva»), che fu però contenuta dalle truppe italiane. Nella seconda metà dell’anno si assisté invece a una ripresa degli alleati anglo-francesi (controffensiva della Somme), mentre la Russia sfondò il fronte in Polonia e nei territori austriaci.

Nel corso del 1917, l’uso indiscriminato dei sommergibili da parte dei tedeschi provocò, il 7 aprile, l’entrata in guerra degli Stati Uniti, schierati idealmente a fianco delle democrazie liberali e decisi a difendere la libertà di navigazione e gli ingenti capitali imprestati alle potenze dell’Intesa. A danno di questa, però, a fine anno si verificò la defezione della Russia che, sconvolta dalla rivoluzione, chiese l’armistizio e firmò più tardi la Pace di Brest-Litovsk (3 marzo 1918). Sul fronte meridionale, una massiccia offensiva austro-tedesca ruppe le linee italiane presso Caporetto (24-27 ottobre), costringendo tutto il fronte a ripiegare sul Piave. In seguito a tali avvenimenti, il generale Cadorna venne sostituito da Armando Diaz e furono chiamati al fronte anche ragazzi giovanissimi per tamponare le perdite subite.

Il 1918, anno risolutivo. Il peso del potenziale bellico statunitense fece pendere l’equilibrio della guerra in favore dell’Intesa. La Germania tentò all’inizio dell’anno una nuova grande offensiva sul fronte occidentale, ma le truppe dell’Intesa riuscirono dapprima a contenere gli attacchi e poi, dalla seconda metà di luglio, scatenarono una controffensiva che condusse alla caduta progressiva di tutte le posizioni nemiche. Battuta su tutto il fronte e sconvolta da una profonda crisi interna, la Germania chiese l’armistizio, che venne firmato l’11 novembre.
Nel settembre si era riacceso anche il fronte dei Balcani dove, alla fine del 1917, era entrata in guerra a fianco dell’Intesa anche la Grecia; Bulgaria e Turchia, ormai isolate, furono costrette alla resa. Sul fronte italiano, dopo aver respinto l’attacco austriaco sul Piave, il 25 ottobre i soldati italiani passarono all’offensiva e, rotte le linee nemiche, avanzarono verso Conegliano e Vittorio Veneto, dove giunsero vittoriosi il 3 novembre. L’armistizio, firmato dall’Austria a Villa Giusti lo stesso 3 novembre, ma con effetto dal 4, segnò non solo la fine delle ostilità ma anche la fine dell’Impero asburgico, così come l’armistizio firmato dalla Germania l’11 novembre segnò la fine di quello tedesco.

I trattati di pace. Il destino dei vinti fu discusso e deciso dagli alleati dell’Intesa nella conferenza di pace convocata a Parigi nel 1919. Con la Germania fu siglato il Trattato di Versailles (giugno 1919), con il quale si stabiliva la restituzione dell’Alsazia e della Lorena alla Francia; l’impero coloniale tedesco fu diviso tra il Giappone (le colonie del Pacifico), la Gran Bretagna e la Francia (quelle africane); la Germania doveva inoltre pagare una forte indennità di guerra e ridurre drasticamente il proprio armamento. Con l’Austria e l’Ungheria furono firmati rispettivamente il Trattato di Saint-Germain, che riguardava soprattutto l’Italia (settembre 1919) e il Trattato del Trianon (giugno 1920).
L’Impero austro-ungarico venne smembrato e si formarono nuovi stati: l’Austria, l’Ungheria, la Cecoslovacchia, la Jugoslavia; i territori del Trentino Alto Adige, della Venezia Giulia, Trieste e l’Istria venivano uniti all’Italia. Con la Bulgaria fu firmato il Trattato di Neuilly (novembre 1919), che ne limitava il territorio a favore della Grecia, della Romania e della Jugoslavia. Con la Turchia fu firmato il Trattato di Sèvres (agosto 1920), con cui si limitavano i suoi domini europei alla sola Istanbul e le si sottraevano dei territori asiatici, con cui si formavano gli stati di Palestina, Transgiordania, Iraq (affidati come mandato alla Gran Bretagna) e Siria (affidato alla Francia); nell’Europa orientale vennero modificati i confini fissati dalla Pace di Brest-Litovsk: rinacque così lo stato di Polonia, che giunse fino al Baltico mediante il cosiddetto «corridoio di Danzica»; si formarono inoltre le repubbliche di Finlandia, Estonia, Lettonia e Lituania.