Il secondo grande conflitto totale combattuto nel XX secolo coinvolse la quasi totalità dei paesi del mondo.
Il secondo grande conflitto totale combattuto nel XX secolo coinvolse la quasi totalità dei paesi del mondo.
Le cause erano già presenti nel modo con cui si era conclusa la prima guerra mondiale: le condizioni di pace imposte alla Germania, che non solo ne mutilavano fortemente il territorio, ma umiliavano profondamente lo spirito del suo popolo, provocando per reazione un nazionalismo esasperato, e la divisione artificiale dell’Europa centrorientale furono elementi che, se non portarono direttamente alla guerra, certo ne crearono le condizioni favorevoli. Altra importante causa del conflitto fu lo sviluppo dei regimi dittatoriali (v. dittatura), in particolare di quello nazista, di fronte ai quali le potenze democratiche (Francia e Gran Bretagna) assunsero dapprima un atteggiamento passivo e talvolta addirittura di incoraggiamento, preoccupate soprattutto di combattere il pericolo rosso, cioè l’espansione del comunismo sovietico. Le cause prossime del conflitto vanno invece indicate nella politica di aggressione attuata da Hitler nell’Europa centrale, a cui fecero eco il Giappone in Estremo Oriente e l’Italia fascista (v. fascismo) nel Mediterraneo.
L’inizio del conflitto. Dopo essersi assicurata la collaborazione dell’Italia di Mussolini (ottobre 1936: inizio dell’Asse Roma-Berlino, rafforzato nel maggio 1939 dal Patto d’acciaio) e del Giappone (novembre 1936: Patto Anticomintern), Hitler invase l’Austria (marzo 1938) e poco dopo la Cecoslovacchia (marzo 1939), rompendo i deboli Patti di Monaco stretti, nel settembre 1938, con Francia e Gran Bretagna. Nell’aprile 1939 l’Italia procedette all’annessione dell’Albania; il Giappone, intanto, aveva aggredito la Cina. Sempre più convinto della validità della via intrapresa, Hitler pensò di annettere la Polonia. Il 23 agosto del 1939 firmò un patto di non aggressione con la Russia e quindi, sicuro sul fronte orientale, passò all’azione: il 1° settembre dello stesso anno le sue truppe superarono il confine polacco, scatenando così il più terribile conflitto della storia.
I primi successi nazisti. Aggredita la Polonia, il Führer (in tedesco «condottiero»: era il titolo di Hitler, corrispondente a quello di Duce di Mussolini) poté liquidarla in meno di un mese (il 28 settembre 1939 cadde Varsavia), mentre l’Unione Sovietica (v.Urss) ne invadeva le regioni orientali. Hitler non attaccò subito sul fronte occidentale, ma cercò invece di rafforzare le sue posizioni sul mare del Nord, occupando, nell’aprile 1940, la Danimarca e la Norvegia. Il 10 maggio scatenò l’offensiva contro la Francia, attaccando sulle frontiere del Belgio e dell’Olanda per evitare le difese della linea Maginot e cogliere i francesi di sorpresa: il 15 maggio cadde la resistenza olandese, il 28 quella belga; il 14 giugno i tedeschi entravano a Parigi, realizzando, almeno per il momento, gli obiettivi previsti dalla guerra lampo (v. guerra).
Di fronte a questi successi, Mussolini, che aveva inizialmente dichiarato la non belligeranza dell’Italia, entrò in guerra a fianco della Germania (10 giugno). La Francia, costretta ad arrendersi, fu divisa in due: la parte settentrionale posta direttamente sotto l’amministrazione della Germania, la parte meridionale affidata a un governo filonazista con a capo il maresciallo P. Petain e con capitale Vichy, mentre a Londra si organizzava la lotta della Francia libera sotto la guida del generale De Gaulle. Hitler si rivolse a questo punto contro la Gran Bretagna, sottoponendola a un massiccio bombardamento aereo, che raggiunse il suo apice nel mese di settembre (battaglia di Londra), ma non riuscì a fiaccare la resistenza dei britannici.
Allargamento del conflitto. Il 27 settembre 1940 Germania, Italia e Giappone firmarono a Berlino il Patto tripartito, col quale si impegnarono a dare al mondo un nuovo ordine, dividendosi le rispettive zone di influenza: la Germania avrebbe imposto la sua egemonia sull’Europa continentale, l’Italia sul Mediterraneo e il Giappone sull’Asia sudorientale e insulare. Per bilanciare la supremazia militare tedesca, Mussolini aveva iniziato una guerra parallela contro i britannici nel Mediterraneo e nelle colonie africane (estate del 1940); dopo qualche successo iniziale in Etiopia e in Libia, le truppe italiane rimasero però quasi completamente isolate e dovettero arretrare. Il 28 ottobre 1940 Mussolini allargò il fronte italiano attaccando la Grecia.
L’offensiva, che ebbe come base l’Albania, fu però contenuta dall’esercito greco, che, anzi, riuscì ad avanzare in territorio albanese. Gli insuccessi dell’Italia dimostrarono chiaramente la sua impreparazione militare e la leggerezza con cui Mussolini aveva gettato allo sbaraglio l’esercito italiano. A risolvere la situazione su entrambi i fronti intervenne l’esercito tedesco: in Libia fu mandato un corpo corazzato al comando del generale Rommel, che costrinse i britannici a ritirarsi dalle zone conquistate; anche la Grecia fu sottomessa (2 maggio 1941) dalle truppe naziste, che avevano precedentemente invaso la Jugoslavia e si erano assicurate l’alleanza della Bulgaria. In Jugoslavia si andò però subito organizzando un forte movimento partigiano che, specialmente sotto la guida di Tito, operò attivamente contro la dominazione tedesca.
La guerra contro l’Unione Sovietica e l’intervento degli Stati Uniti. Il 22 giugno 1941 Hitler scatenò l’offensiva contro l’Unione Sovietica, convinto di poter concludere l’operazione prima dell’inverno. Ma l’esercito sovietico, pur costretto a retrocedere su tutto il fronte e perdendo centinaia di migliaia di uomini, riuscì a fiaccare l’impeto della guerra lampo; i tedeschi, cui a sud si erano affiancate anche truppe italiane, nel novembre erano a poco più di 80 km dalla capitale sovietica, ma qui si arrestarono, subendo, oltre alle conseguenze del rigido inverno russo, la controffensiva del nemico.
Intanto si verificò un fatto determinante per l’esito del conflitto: l’entrata in guerra degli Stati Uniti. Il presidente statunitense F. D. Roosevelt aveva già nell’agosto assicurato alla Gran Bretagna l’appoggio degli Usa, entrati poi direttamente in guerra in seguito a un attacco giapponese nella baia di Pearl Harbor, nelle Hawaii (7 dicembre 1941). Come già la Germania, anche il Giappone riuscì a cogliere inizialmente una serie di vistosi successi: occupò buona parte delle coste della Cina, s’impadronì dell’Indocina e della Malesia e si spinse verso gli arcipelaghi del sud (Filippine, Giava, Sumatra), giungendo a minacciare la stessa Australia; dalla seconda metà del 1942 si verificò però un capovolgi mento della situazione.
La controffensiva alleata. Gli Stati Uniti, che nel frattempo avevano costruito un armamento formidabile, arrestarono tra il maggio e il giugno 1942 l’avanzata giapponese nel Pacifico (battaglie del Mar dei Coralli e di Midway), riconquistando successivamente, nel corso del 1942 e del 1943, uno dopo l’altro, i territori persi. Nell’estate del 1942 Hitler sferrò una nuova offensiva nel sud della Russia, con lo scopo di prendere Stalingrado, dove per due mesi (settembre-novembre) si combatté accanitamente da ambo le parti.
Contrattaccando da nord, i sovietici tagliarono i rifornimenti ai tedeschi che, decimati anche dalla fame e dal freddo, furono costretti ad arrendersi (gennaio 1943).
Essi dovettero, quindi, iniziare quella ritirata che gradualmente li avrebbe portati al crollo finale.
Anche sul fronte africano le truppe dell’Asse registrarono una serie di insuccessi: nell’ottobre 1942 i britannici attaccarono dall’Egitto, a El-Alamein, sfondarono il fronte e avanzarono occupando Tripoli (gennaio 1943), mentre sulle coste dell’Algeria e del Marocco sbarcarono grossi contingenti anglo-americani (8 novembre 1942). Chiusi tra due fuochi, gli italo-tedeschi furono costretti ad arrendersi in Tunisia (15 maggio 1943). Nel contempo la Germania era sottoposta a massicci bombardamenti aerei, che ne indebolivano sempre più la capacità di resistenza.
Lo sbarco in Sicilia e la caduta del fascismo. Eliminato il fronte africano, gli Alleati, nella notte tra il 9 e il 10 luglio, sbarcarono in Sicilia. Questo fatto accelerò in Italia la caduta di Mussolini (25 luglio), che venne destituito dal re Vittorio Emanuele III e imprigionato sul Gran Sasso. Il governo del paese passò nelle mani del generale Pietro Badoglio, che firmò l’armistizio con gli Alleati, reso pubblico l’8 settembre 1943; non venne tuttavia impartito nessun ordine preciso alle truppe italiane, che in tal modo si sbandarono senza direttive e in gran parte furono fatte prigioniere dai tedeschi. I tedeschi, infatti, mentre il re e il governo italiano si trasferivano a Brindisi sotto la protezione degli anglo-americani, occuparono il resto dell’Italia, che si trovò così divisa in due parti; il 12 settembre Mussolini venne liberato e fondò nell’Italia del nord la Repubblica Sociale Italiana (23 settembre 1943), con capitale Salò, uno stato fantoccio, completamente subordinato alla Germania.
Gli Alleati eseguirono un nuovo sbarco a Salerno (9 settembre) e iniziarono la lenta avanzata verso il nord: entrarono in Napoli (1° ottobre), ma si arrestarono poi all’altezza di Cassino, dove i tedeschi opposero un’accanita resistenza.
Dopo un altro sbarco ad Anzio (gennaio 1944), l’avanzata degli anglo-americani riprese: il 4 giugno liberarono Roma, alla fine di agosto Firenze, ma si arrestarono nuovamente nell’autunno sull’Appennino tosco-emiliano, dove i tedeschi avevano organizzato una forte linea difensiva, la famosa linea gotica. Intanto, nelle zone del nord controllate dai nazifascisti si era andato organizzando il movimento partigiano, che aveva dato inizio alla guerra di liberazione (v. Resistenza).
Il crollo della Germania e la fine della guerra. Ai primi di dicembre del 1943 F. D. Roosevelt, W. Churchill e Stalin, riunitisi a Teheran, stabilirono un nuovo piano comune d’azione: apertura di un nuovo fronte in Francia e proseguimento della guerra fino alla resa incondizionata della Germania. Il piano iniziò con una serie di terribili bombardamenti sulla Germania; quindi, ai primi di giugno del 1944, si effettuò uno sbarco di truppe anglo-americane in Normandia, che, rinforzate da un successivo sbarco in Provenza, riuscirono entro settembre a liberare l’intero territorio francese (Parigi fu liberata il 25 agosto).
Sul fronte orientale, con un’incalzante avanzata l’Armata rossa, nell’estate del 1944, entrò in Polonia e nei mesi successivi costrinse all’armistizio la Finlandia, l’Ungheria, la Romania e la Bulgaria. Raggiunta poi la Jugoslavia, i sovietici si congiunsero coi partigiani di Tito, entrarono a Belgrado (19 ottobre) e avanzarono verso l’Austria e la Germania. Dopo un ultimo guizzo controffensivo di Hitler (offensiva delle Ardenne, dicembre 1944), nei primi mesi del 1945 l’Armata rossa penetrò in territorio tedesco, mentre anche gli anglo-americani passavano il Reno (marzo 1945) e si attestavano sul fiume Elba in attesa delle truppe sovietiche. Queste il 2 maggio entrarono a Berlino, dove Hitler si era tolto la vita due giorni prima. Anche sul fronte italiano, passato l’inverno, venne ripresa l’offensiva alleata che, sfondata la linea gotica, avanzò in tutta la pianura Padana; qui il Comitato nazionale di liberazione Alta Italia, il 25 aprile ordinò l’insurrezione generale dei partigiani, che occuparono Milano, Genova, Torino e altri centri minori poco prima dell’arrivo degli Alleati. Ultimo atto della guerra italiana fu la cattura di Mussolini e la sua fucilazione da parte dei partigiani (27 aprile).
Mentre la Germania firmava la capitolazione in Italia (29 aprile) e la resa incondizionata con gli Alleati (7-8 maggio), la guerra continuava nel Pacifico contro il Giappone che, nonostante una resistenza accanita, non riusciva a fermare l’avanzata degli Stati Uniti. L’8 agosto del 1945 i giapponesi furono attaccati anche dai sovietici in Manciuria, e questo tolse loro ogni possibilità di resistenza. Intanto gli Stati Uniti erano riusciti a mettere a punto un’arma spaventosa, la bomba atomica, che fu lanciata una prima volta su Hiroshima (6 agosto) e una seconda su Nagasaki (9 agosto). Gli effetti apocalittici di queste bombe indussero il Giappone alla resa (16 agosto).
I trattati di pace. Nel 1947 vennero firmati a Parigi i trattati di pace con l’Italia (10 febbraio), la Finlandia, l’Ungheria, la Romania e la Bulgaria; l’Italia dovette cedere alla Francia Briga e Tenda, alla Jugoslavia la Dalmazia, l’Istria e parte della Venezia Giulia, alla Grecia il Dodecaneso, e rinunciare alle sue colonie.
In Germania nacquero due stati autonomi, la Repubblica federale tedesca, inclusa nell’orbita dei paesi occidentali, e la Repubblica democratica tedesca, sotto l’influenza dell’Unione Sovietica.
Perdite. Molti dei paesi che parteciparono alla guerra furono ridotti a un cumulo di macerie, in particolare la Germania, il Giappone e l’Italia. Complessivamente i morti raggiunsero la cifra spaventosa di 49.440.000, di cui circa 10 milioni nei campi di concentramento nazisti (6 milioni di ebrei e 4 di deportati politici).