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Guerra santa

Con la locuzione «guerra santa» si indica, in genere, una vera e propria guerra alla quale siano dati valori religiosi.

Con la locuzione «guerra santa» si indica, in genere, una vera e propria guerra alla quale siano dati valori religiosi.

L’attribuzione di santità (o liceità) della guerra ha assolto, nella storia, al compito di nobilitare la motivazione guerresca. Per contrastare il naturale istinto di sopravvivenza che spingeva l’uomo a rifiutare lo scontro armato, infatti, sovrani e politici, «promotori» delle guerre, hanno tentato continuamente di fornire motivazioni del confronto bellico che non fossero strettamente materiali. Tra queste suggestioni, volte anche a eliminare le resistenze etiche (v. etica), vi sono sia i motivi ideali (indipendenza, lotta all’oppressore, instaurazione della propria cultura, resistenza all’aggressione, ecc.), sia motivi religiosi. Analoga alla posizione del soldato, non punibile per aver ucciso in guerra, sorge dunque la discriminante religiosa, per la quale nemmeno la legge di Dio è stata violata se la guerra risponde all’interesse della religione.

In tempi recenti, ed erroneamente, si tende a considerare la guerra santa come elemento specifico e proprio dell’islam, considerandolo come sinonimo di jihad, confondendo, peraltro, questo principio di ampio valore spirituale con l’obbligo da parte del fedele musulmano a combattere per Allah. In realtà, nella storia umana numerosi sono gli esempi di guerre scatenate anche per motivi religiosi, sia all’interno dello stesso credo (ad esempio, le guerre di religione in Francia, oppure la guerra dei Trent’anni, ecc.), sia tra culture diverse (come le crociate).