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Guerre balcaniche

Le due guerre balcaniche furono combattute rispettivamente dal…

Le due guerre balcaniche furono combattute rispettivamente dal 17 ottobre 1912 al 31 maggio 1913 e dal 3 luglio al 10 agosto 1913; nella prima, Bulgaria, Grecia, Serbia e Montenegro furono alleate contro la Turchia; nella seconda Grecia, Romania, Serbia e Turchia combatterono contro la Bulgaria.

Prima guerra balcanica. Nell’intento di estromettere la Turchia dalla penisola balcanica e di spartirsene i territori, Serbia, Bulgaria, Montenegro e Grecia avevano concluso una serie di trattati di alleanza e di accordi, definiti comunemente come Lega balcanica; era evidente anche che la politica dei quattro stati, favorita dalla Russia, era diretta contro le aspirazioni austriache verso la regione.
Il 13 ottobre 1912 fu rimesso, da parte dei quattro governi alleati, un ultimatum alla Turchia, contenente le rivendicazioni territoriali di ciascuno stato, con tre giorni di tempo per rispondere. Ritenute inaccettabili le condizioni avanzate, la Turchia, il 17 ottobre, dichiarava guerra alla Serbia e alla Bulgaria, mentre la Grecia, da parte sua, la dichiarava alla Turchia e i montenegrini entravano in territorio turco.
I bulgari avanzarono con le loro armate in Tracia, i serbi invasero il territorio intorno a Skoplje e i greci dilagarono nell’Albania meridionale e nella Macedonia; la flotta greca, inoltre, occupò alcune isole turche nell’Egeo, rendendo difficili le comunicazioni fra le regioni asiatiche e quelle europee della Turchia.
I turchi si difesero accanitamente in tutti i settori di operazioni, ma furono battuti dai bulgari a Kirk-Kilisse (23-24 ottobre) e, sulla seconda linea di difesa, a Lule Burgas e a Bunar Hisar, in una battaglia sanguinosissima durata cinque giorni, dal 27 al 31 ottobre. Costretti a ripiegare sulla estrema linea difensiva di Ciatalgia, resa più forte anche dalla natura acquitrinosa della penisola, coprirono con ogni loro riserva la via di Costantinopoli e riuscirono a fermare i bulgari con aspri combattimenti (17-19 novembre). I serbi, intanto, avevano sconfitto i turchi a Kumanovo (24 ottobre) e poi raggiunto l’Adriatico; i montenegrini avevano chiuso le forze loro opposte contro Scutari e i greci, assediata Gianina, avanzavano verso Salonicco.
Un’epidemia di colera scoppiata a Costantinopoli e la mediazione delle grandi potenze europee fecero accettare alla Turchia un armistizio, firmato il 3 dicembre, e l’inizio di trattative di pace. Il 17 gennaio fu trasmesso al governo turco un progetto di pace, che prevedeva l’abbandono, da parte della Turchia, dei territori balcanici fino ad Adrianopoli; ma il partito dei Giovani Turchi, con a capo Enver Bey, si oppose all’accettazione di queste clausole e fece eleggere un governo aderente alla sua volontà, che decise la ripresa delle ostilità (3 febbraio 1913). Nuovi gravi rovesci turchi, con la resa di Gianina (7 marzo), di Adrianopoli (26 marzo) e di Scutari (22 aprile), fecero precipitare la situazione e il 30 maggio si giungeva alla firma del Trattato di Londra, che limitava il dominio turco alla linea Enos-Midia, imponeva la cessione dell’isola di Creta alla Grecia e concedeva l’indipendenza all’Albania.

Seconda guerra balcanica. L’esito favorevole della guerra fece sorgere fra i vincitori gravi dissidi per la spartizione dei territori occupati, discordia fomentata dall’Austria. Improvvisamente (3 luglio), la Bulgaria attaccò la Grecia e la Serbia; nel conflitto entrarono anche la Romania, contraria a un eccessivo ingrandimento della Bulgaria, e la Turchia, che cercava una sia pur modesta rivincita.
Le sorti della guerra volsero a sfavore dei bulgari nel settore macedonico contro i greci e nel settore nord contro i romeni; i turchi rientrarono vincitori ad Adrianopoli. La pace fu firmata a Bucarest il 10 agosto; la Romania ottenne compensi territoriali in Silistria e in Dobrugia, la Grecia annetté Salonicco e la penisola calcidica fino a Cavala, la Serbia occupò parte della Macedonia fra i fiumi Vardar e Struma, la Turchia riebbe Adrianopoli e il territorio circostante.