Si indicano con questo nome le guerre combattute tra Greci e Persiani dal 498 a.C. al 448 a. C.
Si indicano con questo nome le guerre combattute tra Greci e Persiani dal 498 a.C. al 448 a. C. (Pace di Callia).
Causa occasionale di tali guerre fu l’aiuto dato dagli Ateniesi e dagli Eritresi agli Ioni che si erano ribellati alla Persia: motivo reale le mire espansionistiche dell’impero persiano. All’inizio (prima guerra persiana, 498-490 a.C.) i Persiani, comandati da Artaferne e da Dati, dopo una prima vittoria, vennero duramente sconfitti (490 a.C.) nei pressi di Maratona dagli Ateniesi, al comando di Milziade e di Temistocle, aiutati dai Plateesi.
I Persiani, dopo un altro tentativo di occupare il porto di Falero, dovettero tornare in Asia. Il successore di Dario, Serse, dieci anni dopo, ritentò l’impresa di sottomettere la Grecia (seconda guerra persiana, 480-479 a.C.). L’esercito persiano, protetto verso il mare da una forte flotta, si scontrò alle Termopili con i contingenti spartani, comandati da Leonida, e riuscì a vincerli nonostante la loro strenua difesa.
I Persiani iniziarono così l’invasione della Beozia, dell’Attica, arrivando fino ad Atene. Ma la clamorosa vittoria navale di Salamina (480 a.C.) sanciva la completa disfatta della flotta persiana che ritornò in patria. Intanto anche l’esercito persiano, rimasto in Grecia al comando di Mardonio, veniva sconfitto a Platea (479 a.C.) dalle truppe spartane e ateniesi comandate da Pausania.
Le guerre persiane continuarono, dopo la formazione della Lega delio-attica, con la ripresa delle ostilità da parte dei Greci, che sconfissero i Persiani all’Eurimedonte (470) e a Salamina di Cipro (449) e li costrinsero alla pace di Callia (448 a.C.) che segnò la rinuncia della Persia ai possessi greci, e a ogni pretesa egemonica sul Mediterraneo.