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I complementi indiretti – terza parte –

Complemento di paragone
Considera le frasi:

Marco è più bello di Andrea.
La 500 è meno veloce della Ferrari.
Il mio gatto dorme sempre come il tuo.

Come puoi vedere, ciascuna di queste proposizioni mette a confronto due persone, due cose e due animali definiti primo e secondo termine di paragone

Marco  è più bello di Andrea

1° termine          2° termine

di parago            di paragone

Il complemento di paragone indica, per l’esattezza, il secondo termine di paragone e può riferirsi a una persona, a una cosa, a un animale messi a confronto con il primo termine. Quindi, negli esempi sopra riportati, “di Andrea”, “della Ferrari” e “come il tuo” sono complementi di paragone.
Il complemento di paragone può essere di tre tipi: 

   – di maggioranza: “Marco è più bello di Andrea”;

   – di minoranza:  “La 500 è meno veloce della Ferrari”;

   – di uguaglianza: “Il mio gatto dorme sempre come il tuo”.

Quali sono le sue caratteristiche?:

>> Anzitutto, risponde alle domande “di chi? Di cosa? Come chi? Come che cosa? Quanto chi?       Quanto che cosa?”:

I miei capelli sono più scuri  dei tuoi.
(di che cosa?)

La lucertola è un rettile come il serpente.
(come chi?)

La mamma cucina bene quanto la nonna.
(quanto chi?) 

>> È introdotto:

  • dalla preposizione di e dalla congiunzione che con i comparativi di maggioranza e di minoranza:

Secondo la mitologia, Paride era meno valoroso di Ettore.
La mamma è più ansiosa che il papà.  

   –  dalla congiunzione come o dall’avverbio quanto (spesso correlato a tanto) che caratterizzano il

      comparativo di uguaglianza:

Il mio telefono è uno smartphone come il tuo.
Siamo contenti quanto voi.
Luigi è affidabile tanto quanto Mario. 

Attenzione:
Nel caso in cui il paragone di maggioranza o di minoranza avviene tra due aggettivi che si riferiscono allo stesso termine, il complemento di paragone non è mai introdotto da “di” ma solo ed esclusivamente da “che”:

La pittrice Frida Kahlo era più affascinante che bella.
In questo caso “bella” e “affascinante” sono i due aggettivi in questione riferiti allo stesso termine   (il soggetto Frida Kahlo).   

Inoltre, devi prestare molta attenzione nel non confondere il complemento di paragone con il complemento partitivo, soprattutto quanto è introdotto dalla preposizione di, semplice o articolata. Per non cadere in errore, basta ricordare che il complemento di paragone dipende da un comparativo, mentre il complemento partitivo dipende da un superlativo relativo:

Gianluca è più diligente  di noi.   (= complemento di paragone) (di chi?)
“di noi” è un complemento di paragone perché dipende da un comparativo (in questo caso, di maggioranza) e risponde alla domanda “di chi”?”

Gianluca è il più diligente  di noi.  (= complemento partitivo) (tra chi?)
In questa proposizione, “di noi” è un complemento partitivo perché dipende da un superlativo relativo (il più) ma soprattutto perché indica il tutto, l’insieme di cui Gianluca ne costituisce una parte. Infatti, più che alla domanda “di chi?” risponde alla domanda “tra chi?”.

Un altro metodo per non confondersi è quello di sostituire la preposizione “di” con “tra” e vedere se la frase regge e funziona. Facciamo un esempio e riportiamo la prima frase:

Gianluca è più diligente  di noi.
Gianluca è più diligente  tra noi.

Come puoi osservare, con la sostituzione delle preposizioni, la frase non è corretta dal punto di vista grammaticale, per cui questa frase contiene certamente un complemento di paragone.

RICORDA

Il complemento di paragone indica il secondo elemento in un confronto, definito “secondo termine di paragone”. Può riferirsi a una persona, a un animale o a una cosa messi a confronto con il primo termine di paragone mediante un comparativo di maggioranza, di minoranza o di uguaglianza. Risponde alle domande “di chi? Di che cosa? Come chi? Come che cosa? Quanto chi? Quanto che cosa?”. Con i comparativi di maggioranza e di minoranza, il complemento di paragone è introdotto dalla preposizione di e dalla congiunzione che; con i comparativi di uguaglianza è introdotto dalla congiunzione come o dall’avverbio quanto.