La difesa e l’affermazione della Chiesa comportò presto il conflitto con l’Impero romano…
La difesa e l’affermazione della Chiesa comportò presto il conflitto con l’Impero romano, le cui autorità, pur tolleranti in genere in materia religiosa, non potevano permettere ai membri della Chiesa cristiana di rifiutare del tutto la religione nazionale romana e il culto dovuto all’imperatore.
Le persecuzioni contro quelli che ai funzionari romani parevano membri esaltati di una setta orientale si succedettero a periodi alterni e con varia intensità dall’anno 64 (persecuzione promossa da Nerone) fino all’inizio del IV secolo (303-304, persecuzioni di Diocleziano) ma, lungi dal bloccare la diffusione del cristianesimo, rafforzarono la testimonianza della Chiesa: il cristianesimo penetrò a poco a poco anche in tutti gli strati sociali.
L’Editto di Milano, promulgato da Costantino nel 313, concesse alla Chiesa di professare pubblicamente la fede; lo stesso imperatore si fece in seguito cristiano e l’esempio fu seguito, non senza qualche interruzione, dai successivi capi dell’Impero. In breve tempo le autorità statali da sostenitrici del paganesimo si tramutarono in avversarie e, con l’assunzione da parte di Teodosio del cristianesimo a religione dell’Impero, nacque una nuova intolleranza nei confronti dei non cristiani (si suole ricordare, a tale proposito, il linciaggio della dotta neoplatonica Ipazia, nell’anno 415, da parte della folla cristiana, che riproponeva il furore della plebe pagana al tempo dei martiri).
Se la concessione al papa del palazzo del Laterano a Roma aprì la via alla costituzione del patrimonio di san Pietro (divenuto, una volta ampliato, Stato della Chiesa e, infine, Stato Pontificio) e del dominio temporale, gli imperatori tentarono di mantenere nella Chiesa quella autorità (di pontefice massimo) che già avevano avuta nella religione nazionale romana. Con diversi mezzi costrinsero spesso la Chiesa a condividere le responsabilità della struttura politica; soprattutto, favoriti in ciò dalle aspre contese dottrinali (trinitarie e cristologiche) del IV-VI secolo, i detentori del potere civile si immischiarono nella vita interna della Chiesa: lo stesso Costantino si assunse il ruolo di arbitro delle controversie convocando il primo grande concilio (quello di Nicea, nel 325).
Tale atteggiamento avrebbe portato ad un predominio del potere civile su quello ecclesiastico, supremazia particolarmente accentuata nella parte orientale dell’Impero, dove Costantinopoli finì per assumere un carattere di centro rivale della Chiesa di Roma. Gli imperatori favorirono altresì i sostenitori dell’arianesimo, e specie in Occidente per molti anni vi furono scontri tra cattolici ed ariani (per es. a Milano al tempo di sant’Ambrogio).
I concili e l’opera dei padri della Chiesa (Atanasio, Cirillo ecc.) portarono alla fissazione dei principali dogmi e della liturgia; accanto alla diffusione di nuovi aspetti del culto (culto della Vergine Maria, dei martiri) si ebbe il fenomeno del monachesimo (prima in Oriente, dal IV secolo, poi dal VI anche in Occidente) con san Benedetto da Norcia, con il quale iniziò la formazione di “istituti di perfezione”, all’interno della Chiesa ma dotati di una regola di religione propria e più rigorosa di quella degli altri fedeli.