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I social network

Saggio di redazione

Le reti Sociali
Vengono definite «Reti Sociali» (o «Social Network») quelle strutture articolate in cui gli individui di un insieme (siano esse persone, istituzioni o qualsiasi entità relazionabile) interagiscono in virtù delle relazioni esistenti tra loro. Simbolicamente le reti sono schematizzabili per via matematica con l’utilizzo di tabelle chiamate «matrici binarie» oppure mediante degli schemi («grafi») composti da nodi – che rappresentano i soggetti agenti in un determinato contesto – e da archi (o frecce) orientati o non orientati, rappresentanti le relazioni simmetriche e asimmetriche interagenti tra i soggetti stessi.
Il tipo di relazione esistente tra gli individui della rete, inoltre, permette di definirne la natura, identificandola come struttura di supporto sociale primaria (formale o informale) se basata su rapporti di conoscenza diretta tra gli individui o secondaria (complessa, personale e totale) altrimenti.

Le Social Network Analysis
Lo studio e l’analisi delle reti così definite sono stati negli anni sistematizzati e formalizzati in una disciplina – Social Network Analysis o Network Theory – che si basa sui principi matematici della teoria dei grafi precedentemente accennata.

Dal punto di vista psicologico e sociologico, la prima forma di analisi e di indagine delle reti sociali e dell’interazione tra individui fu la Teoria Sociometrica formulata dallo psichiatra Jacob Levi Moreno nel 1925. La Sociometria definiva delle tecniche di ricerca volte a rilevare lo stato dei processi attrazione e comunicazione che si creavano all’interno di gruppi formati da un numero limitato di individui. Dagli anni Trenta in poi, tuttavia, le tecniche di analisi si specializzarono nella rilevazione delle attrazioni interpersonali all’interno del gruppo e si delinearono due differenti indirizzi di ricerca, un primo sviluppato negli anni Quaranta intorno al Rhodes-Livingstone Institute di Lusaka e un secondo sviluppato negli anni Settanta dai ricercatori dell’università di Harvard.
Mentre il primo evidenziava la processualità «in situazione» e dunque studiava il contenuto dei rapporti interpersonali tra gli attori agenti in un contesto, il secondo invece era più indirizzato all’analisi della forma delle reti e permise l’introduzione della formalizzazione tecnica e della modellizzazione matematica delle reti sociali caratterizzando l’analisi delle reti come disciplina sociologico matematica.

Il social networking online
La nascita e lo sviluppo delle nuove tecnologie (specialmente nel campo informatico) degli ultimi decenni ha fortemente influenzato il mondo dei media e delle relazioni interpersonali in genere. Le nuove modalità di trasmissione dati, l’implementazione di supporti mobili cellulari multimediali e multifunzioni, l’introduzione di nuove piattaforme telematiche hanno sostanzialmente modificato i modi, i tempi e persino le finalità della comunicazione tra le persone.

All’interno di questo panorama, anche le reti sociali hanno trovato sbocco nel fiorente panorama digitale degli ultimi anni ed è sintomatico di questo fenomeno la diffusione esponenziale sia dei software di instant messaging (come MSN Messenger) che permettono lo scambio in tempo reale di messaggi tra gli utenti di uno stesso circuito, sia, specialmente negli ultimi mesi, dei portali on line di social networking (primo fra tutti per notorietà Facebook). Questi ultimi non solo permettono una interazione tra i soggetti di un medesimo circuito in maniera totale mediante lo scambio e la visualizzazione di differenti informazioni e tipi di file ma permettono anche di tracciare e osservare visivamente le connessioni e le relazioni interagenti tra i soggetti appartenenti a gruppi di influenza differenti.

La tessitura delle interconnessioni sociali on line, svincolate dalle problematiche legate alla distanza dei membri che si trovano anche a migliaia di chilometri di distanza tra di loro, permette (proprio in virtù dell’abbattimento della lontananza fisica) di ottenere due risultati: dimostrare su larga scala la veridicità del principio dei sei gradi di separazione (ipotizzata nel 1929 dallo scrittore ungherese Frigyes Karinthy e formalizzata in teoria nel 1967 dal sociologo americano Stanley Milgram) secondo cui tutte le persone sono collegabili tra di loro attraverso la mediazione di non più di sei individui; violare la regola del numero di Dunbar (introdotto dall’antropologo inglese Robin Dunbar) secondo cui 150 è il numero massimo di individui che compongono una rete sociale propriamente detta e con i quali si possono mantenere relazioni sociali stabili.

Le comunità virtuali che così si formano sono gruppi di persone legate o meno da rapporti di conoscenza diretta che interagiscono tra di loro con l’ausilio dei mezzi di comunicazione più diffusi: newsletter, mail, telefono, instant messaging e portali di social network. Generalmente le relazioni intercorrenti sono improntate su interessi comuni o sul perseguimento delle medesime finalità: lo scopo dei primi portali, infatti, era l’aggregazione di individui sulla base di affinità precedentemente dichiarate, come l’appartenenza a un gruppo realmente esistente al di fuori del panorama virtuale (membri di una stessa scuola, luogo di lavoro, palestra…) oppure la passione per elementi comuni (i libri, gli animali, i viaggi, ecc).

Storicamente il fenomeno del social networking online nacque negli Stati Uniti, durante la seconda metà degli anni Novanta, per soddisfare le crescenti esigenze di comunicazione in due ambiti: quello lavorativo e quello affettivo. Portale progenitore dell’odierno Facebook (attualmente il più conosciuto al mondo) fu Classmate.com che già nel 1995 fungeva da database in cui trovare e mediante cui mantenere i rapporti con amici e conoscenti nel campo lavorativo, scolastico e militare ma che, da un punto di vista tecnico, ancora non permetteva la creazione di un proprio profilo personale né di una lista consultabile di contatti.
Tale applicazione, invece, divenne poco dopo possibile sul sito SixDegrees.com (attualmente non più funzionante) che integrava tra le proprie le tecnologie dei software di messaggistica istantanea dotati di elenchi di amici consultabili dall’utilizzatore del programma.

L’esplosione delle comunità virtuali
La vera esplosione del fenomeno, tuttavia, si ebbe solo nel 2003, sempre negli Stati Uniti: quell’anno, infatti, furono pubblicati on line decine di siti differenti tra loro per stili grafici, funzionalità e finalità comunicative. I primi ad apparire nel panorama internazionale furono Friendster (la cui filosofia di utilizzo si basa sull’assunto secondo il quale è più facile incontrare un partner compatibile tra gli amici degli amici anziché tra persone completamente sconosciute), LinkedIn (che mette in comunicazione, mostrandone i curricula, professionisti di ogni settore con potenziali datori di lavoro), Orkut (che, contando circa 67 milioni di utenti, è uno dei social network più popolari dell’America meridionale), Flickr (che si basa sul comune interesse degli utenti per la fotografia ed è dedicato alla condivisione di immagini digitali). Negli anni immediatamente successivi, inoltre, apparvero Netlog, Mixi, Hi5, Skyblog e molti altri.

All’interno di tale palinsesto, una riflessione a parte va dedicata a MySpace e Facebook, i portali di social network più diffusi al mondo: il primo con un bacino di utenza pari a 117 milioni di utenti, il secondo che, da poco, ha raggiunto la cifra di circa 132 milioni utenti.
Entrambi i portali offrono un sistema basato sul web per la creazione di un profilo personale pubblico (e perciò visualizzabile da chiunque) o semi pubblico (in base a restrizioni decise dall’utente stesso). Permettono inoltre la creazione di una lista personale di contatti, organizzata in gruppi e sottogruppi locali, con la quale interagire.

MySpace
MySpace nacque inizialmente come comunità virtuale per la pubblicazione di autoproduzioni artistico musicali, con l’intento di mettere in comunicazione tra loro il maggior numero di persone, non necessariamente note le une alle altre, per finalità esclusivamente pubblicitarie. Tecnicamente offre un layout grafico base modificabile dall’utenza mediante l’utilizzo dei CSS (fogli di stile a cascata) e l’introduzione di codice HTML (linguaggio di programmazione web basato su marcatori) all’interno dei campi predisposti. L’offerta di tanta libertà di azione, non supportata da alcun tipo di indicazione sui canoni che regolano la leggibilità dei siti, tuttavia, ha portato alla realizzazione di profili poco fruibili dal punto di vista cromatico e iconografico.

In ogni modo, tra le decine di servizi offerti, è possibile pubblicare musica, fotografie, video e altro materiale digitale il cui utilizzo e proprietà sono regolati tramite precise disposizioni in materia di copyright sottoscritte al momento della creazione di un profilo; non è possibile invece, a causa di una politica restrittiva per la protezione degli interessi del portale, sviluppare e pubblicare nuove applicazioni da aggiungere a quelle già esistenti.

Facebook
Diverso è invece l’iter percorso da Facebook. Nato nel febbraio del 2004 da un’idea di uno studente al secondo anno dell’università di Harvard (Mark Zuckerberg), il portale – che ricalca la struttura degli annuari scolastici americani (i facebooks) contenenti le foto degli iscritti – aveva l’unica finalità di collegare tra loro solo gli studenti dell’ateneo, allargando poco dopo il raggio d’azione in ambito universitario all’intera Ivy League (le otto università più prestigiose d’America).

Tecnicamente, differentemente da MySpace, Facebook non permette la manipolazione del codice, offrendo una visualizzazione fissa per tutti gli utenti dei campi che compongono la pagina personale, all’interno dei quali può essere inserito solo del testo. La registrazione del profilo, le cui impostazioni di privacy di default (modificabili) lo rendono visibile a chiunque, è gratuita e sottoposta all’accettazione della visualizzazione di banner pubblicitari.

Tra le centinaia di applicazioni presenti di Facebook, primeggiano una bacheca su cui scambiare messaggi, un sistema di aggiornamento di stato in tempo reale mediante servizi di terze parti completamente controllabili dal portale (per esempio il Twitter), la pubblicazione di video e immagini senza limite (se non quello di 60 fotografie per album), un sistema di feed per il monitoraggio costante delle azioni compiute sul portale, un sistema di messaggistica istantanea, la possibilità di importazione di weblog, l’aggregazione di contenuti provenienti da qualsiasi tipo di media.

Facebook, inoltre, si offre anche come piattaforma di sviluppo, permettendo ai programmatori di realizzare applicazioni dedicate mediante il facebook markup language, evoluzione mirata del codice html. A tale proposito, nell’autunno del 2007, l’università di Standford ha inaugurato un corso di studi chiamato Computer Science (CS) 377W: Create Engaging Web Applications Using Metrics and Learning on Facebook.
Fenomeno di portata mondiale e di indiscussa espansione, il portale è però bersaglio di innumerevoli contestazioni, prima tra tutte la inefficace gestione della tutela della privacy dell’utente: i profili, la cui visibilità è organizzata mediante la selezione manuale di impostazioni predeterminate, sono rintracciabili da chiunque tramite Google e l’eliminazione degli stessi non è così immediata e intuitiva come la loro creazione.

Microsoft
Nel tentativo di sopravvivere alla dilagante popolarità di Facebook e di MySpace, anche Microsoft ha lanciato il suo social network, il Windows Live Space, rivisitazione aggiornata del precedente e ormai obsoleto spazio offerto da Microsoft agli utilizzatori del Messenger.
Una veste grafica più allettante, maggiore libertà di personalizzazione dei contenuti, una semplificazione dell’interfaccia del servizio di posta, l’integrazione con il servizio di messaggistica istantanea, la possibilità di condividere immagini ed altri file con i propri contatti, un tool di raccolta e organizzazione foto, di creazione video semi-professionale e la possibilità di accedere mediante le proprie applicazioni ai più importanti portali planetari con cui ha stretto rapporti (Flickr, Pandora, WordPress, Twitter, LinkedIn) sono tra le novità con cui la società di Gates si appresta a mettersi in gioco nel mercato della comunicazione virtuale.

Il dibattito sul social networking
Sul fenomeno del social networking online si sono effettuate molte indagini sociologiche ed economiche e sono stati formulati giudizi più o meno positivi: vietati all’interno di alcuni uffici e amministrazioni (poiché accusati del calo del rendimento dei dipendenti); lodati in quanto moderno ed efficiente veicolo di scambio di informazioni e notizie in tempo reale (tale da permettere la comunicazione non solo per scopi ludici ma anche professionali o culturali); criticati per i complessi problemi legali e morali legati alla violabilità della privacy degli utenti (i cui dati sono merce appetibile per le società pubblicitarie e per i ladri di identità), i portali di social network sono ormai un fenomeno di massa radicato a livello mondiale e possono essere considerati, se non autori, almeno coautori del cambiamento in atto nella società odierna del concetto di relazione sociale interpersonale.

SecondLife
In una relazione sullo sviluppo dei social network – e più in generale sull’evoluzione delle realtà virtuali – un ruolo particolare è ricoperto da Second Life, un portale-gioco realizzato nel 2003 dalla società Linden Lab che conta circa 12 milioni di utenti. Second Life riproduce virtualmente, grazie a grafiche tridimensionali, un mondo in cui gli utenti possono interagire tra di loro mediante i propri alter ego digitali, gli avatars, personalizzabili a piacimento. Agli sviluppatori più esperti è permesso programmare – usando il Linden Scripting Language (LSL), simile al linguaggio C – personaggi e oggetti dell’ambiente modellandone i comportamenti e acquisendone automaticamente i diritti di utilizzo.

Second Life è inoltre interfacciabile con il resto della rete e del mondo reale tramite le più comuni risorse web (per esempio i servizi e mail e di messaggistica istantanea) e la relazione è talmente stretta che è ormai divenuta prassi comune far svolgere contestualmente avvenimenti come conferenze, concerti, premiazioni, presentazioni di libri sia nella realtà che on line. Molte società vi hanno aperto filiali delle proprie sedi; altre hanno creato punti vendita funzionanti; in Italia l’onorevole Di Pietro è stato il primo uomo politico ad acquistare un’isola virtuale per disporre di uno spazio per il proprio partito dove tenere web riunioni; alcune ambasciate e istituti di cultura hanno addirittura istituito nel metamondo succursali a cui rivolgersi per richiedere informazioni; alcune confessioni evangeliche hanno istituito chiese per la professione del culto.

Guidati dal chiaro intento di riprodurre fedelmente sul web, sia tridimensionalmente che bidimensionalmente, la realtà che ci circonda e le relazioni che in essa intessiamo, i social network ne hanno ripreso amplificandoli anche i lati più oscuri e negativi: alcune attività commerciali avviate su Second Life, ad esempio, sono state oggetto di intimidazioni verbali e fisiche (distruzione del negozio virtuale) da parte di concorrenti sleali e alcune persone, incoraggiate dalla falsa sensazione di anarchia legale che la delocalizzazione virtuale offre, utilizzano la rete come supporto per lo scambio di materiale illegale (uno dei delitti più deprecabili è lo scambio di materiale pedopornografico).
Per arginare la diffusione di questa perniciosa tendenza, le legislazioni dei Paesi interessati stanno mettendo a punto mezzi legislativi mirati per arginare e punire realmente i fenomeni di delinquenza dilagante. La polizia canadese nel frattempo è in procinto di aprire una stazione permanente dotata di avatar poliziotti pronti a vigilare sulla tranquillità delle strade. Molto reale e poco virtuale.