Complesso delle dottrine teologiche formulate da G. Calvino.
Complesso delle dottrine teologiche formulate da G. Calvino. In gran parte conforme alla dottrina che fu propria della riforma protestante, il calvinismo si differenzia, tuttavia, in alcuni punti per una particolare interpretazione; per esempio sulla predestinazione divina, la concezione della vita morale, sociale e politica, sulle forme del culto.
Non si avvertono, invece, grandi differenze fra il calvinismo e il luteranesimo circa la dottrina della gratuità della giustificazione e circa la fede flduciale; le due dottrine, inoltre, concordano nel negare la transustanziazione, il sacrificio eucaristico, i sette sacramenti, che, pur con qualche variante, riducono a due. Anche per il calvinismo unica norma di fede è la Sacra Scrittura, ispirata da Dio, la cui verità deve essere scoperta attraverso la lettura: solo i predestinati, però, giungono a capirne il senso profondo, che è loro suggerito dalla coscienza, illuminata dallo Spirito Santo. Calvino non volle mai ammettere il libero esame, ma poi, con Lutero e Zwingli, rigettò il magistero vivo della Chiesa, la supremazia del papa, il valore della tradizione e dei concili.
La fonte d’informazione, per conoscere gli aspetti della dottrina che sono propri del calvinismo, è l‘Institutio Christianae Religionis. Quest’opera, infatti, costituì la base della credenza religiosa di Ginevra prima, e di tutto il calvinismo poi. Gli argomenti in essa trattati riguardano tutti gli aspetti della dottrina cristiana: dalla fede alla giustificazione, ai sacramenti, ai libri della Sacra Scrittura, alle norme di vita cristiana, agli ordinamenti della vita civile e politica.
I punti più salienti e caratteristici del calvinismo sono la sovranità di Dio e la predestinazione dell’uomo. La vera sapienza ha inizio dalla conoscenza di Dio e di noi stessi. Dio si può conoscere per due vie: innanzitutto dalla realtà del creato e dall’ordine provvidenziale che lo governa, in secondo luogo dalla Sacra Scrittura, a cui si deve aggiungere la interiore illuminazione dello Spirito Santo, che lo rivela alla nostra coscienza. Tale conoscenza suscita nell’uomo un senso di timore e di riverenza, che lo induce a voler servire Dio e a onorarlo con l’innocenza della vita e la sincerità dei sentimenti e a riporre nella sua bontà tutta la fiducia. Dio ama l’uomo ed è clemente verso di lui, ma è anche severo con chi l’offende con il peccato. Dalla conoscenza di Dio l’uomo è indotto all’umiltà, perché la natura umana, per il peccato originale, è totalmente corrotta e viziata.
Il peccato originale, che, da Adamo, si trasmette a ognuno di padre in figlio, non comporta infatti solo la privazione di tutti i beni, ma anche la contaminazione completa della natura umana; lo stesso libero arbitrio è compromesso e, se non si è rigenerati da Dio, ogni scelta avviene soltanto nella sfera del male. All’uomo, in questa condizione, Dio porge aiuto con la grazia. La salvezza è opera di Dio, il quale, con assoluta libertà, predestina gli uomini o alla fede e alla grazia e così alla beatitudine oppure all’infedeltà e alla dannazione.
La salvezza viene da Dio e si ha per mezzo della fede, con l’applicazione della redenzione operata da Cristo. La fede, poi, consiste in un’incondizionata fiducia in Dio e nella sua misericordia. Dalla fede il peccatore passa alla penitenza, «che è la vera conversione della nostra vita in Dio», originata dal timore di Dio, e consiste nella mortificazione della carne e nella vivificazione dello spirito. La sola fede dunque salva, e non le opere; tale fede non ha però origine nell’uomo; è opera dello Spirito ed è un dono gratuito dato da Dio ai suoi eletti. L’elezione alla fede che salva deriva solo da Dio, il quale la concede indipendentemente da ogni prescienza dei meriti dell’uomo. Dio predetermina con divino decreto tutto ciò che vuole sia fatto con ogni uomo, sicché accanto a chi è predestinato alla vita eterna c’è chi, invece, è predestinato alla dannazione.
Come la vita umana così anche la storia segue un piano divino, nel quale l’uomo si muove e agisce per manifestare la gloria di Dio. La teoria della predestinazione è uno degli aspetti più caratteristici del calvinismo e anche uno dei più sconcertanti. Calvino stesso ne avvertì lo stridore, ma, ciononostante, continuò nelle sue affermazioni, senza dare altra ragione per la misericordia che Dio usa verso gli eletti, che l’imperscrutabilità della sua volontà. In merito alla riprovazione non addusse altra spiegazione se non che Dio anche in questo modo manifesta la sua gloria. Riguardo ai sacramenti, Calvino dice che sono segni esteriori istituiti da Gesù per confortare la nostra fede, e con i quali i fedeli possono testimoniare davanti agli altri la loro pietà verso Dio. Sono cioè dei simboli con i quali il Signore conferma le promesse della sua benevolenza. Quanto più si ricevono con fede tanto più entriamo nella conoscenza di Cristo e ne possediamo le ricchezze. Calvino ammette soltanto due sacramenti: il battesimo e la cena.
Il battesimo accresce la fede, è un distintivo dei cristiani, una specie di diploma che assicura che i peccati sono cancellati, non sono più ricordati e imputati al cospetto di Dio. Si conferisce una volta sola e testimonia che è stata applicata la redenzione di Cristo. La cena è invece il banchetto spirituale, nel quale Cristo si è detto pane vivifico, e con il quale pasce le anime per la beata immortalità. I segni sono il pane e il vino, che sono santificati nel sangue e nel corpo di Cristo, orde ne rappresentano la invisibile comunione.
Il calvinismo nega la transustanziazione e la presenza reale, parla solo di una presenza spirituale e dinamica. Anche la cena è un simbolo che accresce la fede e l’unione fra i fedeli, che nella comunione ricevono, per la fede, i benefici del sacrificio della croce. La società dei predestinati costituisce la Chiesa invisibile e la comunione dei santi. Vi appartengono quelli che hanno la fede nel senso calvinista. La Chiesa visibile, invece, è quella che risulta dalle singole chiese locali, in cui si predica la parola di Dio e dove si amministrano i sacramenti. Dove la parola di Dio è adulterata e l’amministrazione dei sacramenti è corrotta, anche la Chiesa cessa di esistere. Naturalmente il calvinismo non riconosce la Chiesa romana, la gerarchia e il papato. Il pontefice non è vescovo, né vicario di Cristo, né successore di S. Pietro, né capo della Chiesa.
Si parla di una gerarchia con ministri d’istituzione divina, ma non nel senso cattolico, giacché il sacerdozio antico è trasferito solo in Cristo. Si riconosce invece un universale sacerdozio dei fedeli, il cui sacrificio è la lode di Dio. Assai vicino all’insegnamento tradizionale della Chiesa cattolica rimane il calvinismo per quanto riguarda la dottrina morale. Distingue innanzitutto fra una morale umana, quella che emerge da una dottrina filosofica, e la morale cristiana, che ha come suo supremo ideale quello di guidare l’uomo a Dio. Esempio mai del tutto imitabile e tuttavia sempre ricercato nella condotta morale di un cristiano è Gesù. Gli uomini, chiamati a essere figli di Dio e purificati dal battesimo, devono tendere a una purezza di vita, quale si esige dalla loro vocazione a essere eternamente beati con Dio.
La legge è stata data all’uomo per guidarlo sulla via della virtù, per invitarlo a una carità verso il prossimo, a una fedeltà continua ai suggerimenti del Signore, che comporta rinunce e mortificazioni. Ma più ancora esige una docile accettazione di quanto il Signore vuol disporre nella vita di ognuno, una serena sopportazione delle croci e fortezza per lottare in difesa della giustizia.
Singolare è invece la dottrina del calvinismo circa la società civile e i suoi rapporti con la Chiesa. Lo Stato è, di diritto, divino e suo compito è procurare la prosperità; ciò tuttavia in stretta subordinazione al bene spirituale e quindi in dipendenza dalla Chiesa. Oltre a mantenere il culto esterno di Dio, lo Stato è tenuto anche a difendere la religione e la costituzione della Chiesa. Ogni idolatria deve essere rimossa e combattuto tutto ciò che si oppone alla instaurazione del regno di Cristo. Per questa via si favorì il sorgere di Chiese nazionali e di Chiese-Stato. Il calvinismo si diffuse specialmente in Svizzera, in Francia dove dette origine agli ugonotti, nei Paesi Bassi e nel Palatinato.