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Il decimo pianeta

La storia della scoperta dei pianeti forse non è ancora finita…

La storia della scoperta dei pianeti forse non è ancora finita: l’irregolarità trovata nell’orbita di Urano non sembra completamente giustificata dalla presenza di Nettuno e anche le perturbazioni dell’orbita di Nettuno non sono completamente spiegate dalla presenza di Plutone. Che ci sia un decimo pianeta?

Nel 2004 un gruppo di scienziati sovvenzionato dalla Nasa ha annunciato che un astronomo californiano aveva scoperto quello che si ritenne il decimo pianeta del sistema solare. Il pianeta è stato battezzato Sedna, il nome della dea inuit del mare. L’esistenza di un decimo pianeta era già stata ipotizzata agli inizi del XIX secolo, anche se oggi è considerato un falso problema poiché sono molti gli oggetti che orbitano intorno al Sole e fanno svanire la distinzione tra pianeti e asteroidi.

Quali sono, dunque, le conclusioni di fronte a questo fitto mistero?

La massa di Plutone era insufficiente a spiegare le anomalie presenti nell’orbita di Nettuno, tuttavia, le discrepanze scomparvero quando la sonda spaziale Voyager 2 scoprì che la massa di Nettuno era stata calcolata male. Prendendo in considerazione la nuova massa di Nettuno, non c’era più bisogno di nessun pianeta ignoto per spiegarne l’orbita.

Sedna è spesso definito «planetoide», perché simile a un pianeta ma di piccole dimensioni, o «pianeta nano», ma la sua classificazione deve ancora essere vagliata dall’Unione astronomica internazionale. La sua orbita è particolarmente eccentrica rispetto a quella degli altri pianeti, e lo porta ad avvicinarsi al sistema solare esterno in prossimità del perielio e ad allontanarsi quando si approssima all’afelio. L’orbita completa intorno al Sole viene compiuta in 11.487 anni e si calcola che il prossimo perielio sarà raggiunto verso il 2075. Con gli attuali sistemi di misura si è calcolato che il diametro oscilla tra i 1180 e 1800 km, quindi in ordine di grandezza è il quarto oggetto trans-nettuniano, dopo Eris, Plutone e Makemake. La grande distanza dal Sole fa sì che la temperatura della sua superficie sia costantemente di 23 kelvin, circa -250 °C. Dal centro di osservazione situato in Cile si è appurato che il colore rosso del pianeta è intenso quasi quanto quello di Marte; secondo l’ipotesi di alcuni scienziati, la colorazione deriverebbe dalla presenza di un fango di idrocarburi denominato «tolina», una macromolecola non presente sul nostro pianeta che si forma grazie alle radiazioni solari su composti di metano o etano. Sulla superficie sarebbe inoltre presente pochissimo metano ghiacciato. L’omogeneità del colore e dello spettro è spiegata con il fatto che Sedna, a differenza di altri corpi celesti più vicini al Sole, è meno esposto a eventuali impatti di meteoriti che potrebbero modificare il potere riflettente della sua superficie.