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Il principe e il povero

16 fiabe

16 fiabe

Londra, XVI secolo: in un miserabile tugurio dei quartieri poveri chiamato “Cortile dei Rifiuti” nacque, indesiderato, Tom Canty, terzo figlio di una più che umile e sbandata famiglia. Destino volle che, quello stesso giorno, nacque un altro bambino sorprendentemente somigliante al primo; lui, però, era desideratissimo non solo dalla ricca famiglia di nome Tudor, ma anche da tutta l’Inghilterra: si trattava di Edoardo Tudor, Principe di Galles!
Ma saltiamo un po’ di anni. Tom Canty era cresciuto nella miseria, ma si era fatto un ragazzino abbastanza furbo: ubriachezza, risse e urli erano all’ordine del giorno nel “Cortile dei Rifiuti”, e Tom aveva imparato il modo per tenersene al di fuori con una certa dignità. Certo, anche lui, come la madre e le due sorelle, doveva chiedere tutti i giorni la carità per vivere, ed erano guai per lui se tornava a casa a mani vuote! Suo padre, che non era di sicuro un tipo dal cuore tenero ed era solito affogare i suoi dispiaceri nell’alcool, non gli risparmiava una buona dose di botte.
Per questo, appena Tom aveva un minuto libero, correva da Padre Andrew, l’unico che riusciva a farlo uscire dalla sua triste realtà raccontandogli leggende di giganti e fate, nani e geni, castelli incantati e splendidi principi.
Dopo un po’ di tempo, le leggende di Padre Andrew, le fantasie di Tom e i suoi sogni notturni ebbero un certo effetto sulla personalità del ragazzo: cominciò infatti, inconsapevolmente, a comportarsi come un principe. Ciò non passò inosservato ai suoi amici più intimi, che arrivarono a guardarlo con un certo timore reverenziale. Un giorno il poverino, alla ricerca di un posto nuovo e lontano da casa dove chiedere la carità, si trovò davanti al castello di Westminster. Rimase estasiato di fronte a quella costruzione maestosa e la sua mente iniziò a fantasticare, immaginando sfarzose sale, ricchi banchetti, sontuosi balli.
Tom appoggiò la faccia alle sbarre del castello, senza fare caso allo sguardo vigile delle sentinelle. Ad un tratto, uno spettacolo lo fece gridare di gioia: poco distante da lui, nel cortile del castello, apparve un distinto ragazzo, vestito con abiti di seta, raso e pietre preziose; al fianco portava una spada e un pugnale costellato di gemme; sul capo, poi, aveva un berretto con una grossa gemma splendente al centro. Si, Tom non aveva dubbi: si trattava di un principe… e poi, che stranezza, a parte gli abiti regali, come gli assomigliava! Mentre Tom era rimasto a bocca aperta a contemplare lo spettacolo, il principe si accorse della presenza del giovane accattone e gli andò incontro aprendogli il cancello, noncurante degli ammonimenti delle sentinelle a non trattare con individui così poco raccomandabili: “Macché poco raccomandabile!” rispose seccato il principe, che altri non era che Edoardo Tudor. “Non vedete che questo ragazzo è affamato? Sicuramente è alla ricerca di un po’ di soldi e di qualcosa di buono da mangiare. Su, non avere paura, seguimi” disse prendendo per mano Tom, che in verità non aspettava altro.
Una volta entrati in un salone del castello, iniziò la conoscenza tra i due: il principe fece a Tom domande su domande circa le sue condizioni di vita, la sua famiglia, la sua istruzione.
Poi, fu la volta di Edoardo a raccontare di sé: “Sì, rispetto a te posso dire che non mi manca niente, anzi, spesse volte ho anche il superfluo. Basta chiedere! Ma a pensarci bene, una cosa mi manca tanto, forse perché ho quindici anni proprio come te: vorrei tanto divertirmi, anche per una sola volta. Qui a palazzo soffro di una noia mortale! Le regole di comportamento sono severissime, sai. Come mi piacerebbe poter andare in giro a piedi nudi, rotolarmi per terra facendo la lotta con i miei amici, giocare con la sabbia… ma tutto questo mi è proibito perché sono un principe!” sospirò Edoardo.
“È proprio vero che non si è mai contenti al mondo” disse Tom. “Tu non sai invece come mi piacerebbe indossare almeno per una volta, i tuoi bellissimi abiti!” “Dici davvero?” al principe gli si illuminarono gli occhi. “Affare fatto, allora. Su, spogliamoci e scambiamoci gli abiti.” Tom non se lo fece ripetere due volte, anche se aveva paura delle conseguenze che questo gesto poteva portare.
“Tu stai qui e non ti preoccupare di niente” gli disse Edoardo. “Il tempo di fare un giretto all’aria aperta e sono di ritorno.”
Il principe corse via con le ali ai piedi, ma al suo grido: “Aprite il cancello! Fate passare il principe” i soldati gli si avventarono contro coprendolo di insulti e di scapaccioni. Una folla di curiosi si radunò vicino al cancello e cominciò a dare man forte ai soldati. Ma come poteva il povero Edoardo vestito di stracci sperare di essere riconosciuto come principe? L’unica cosa che gli rimase da fare fu liberarsi da quegli importuni e correre a nascondersi il più lontano possibile dal castello.
E così iniziarono le avventure e le esperienze dei due ragazzi, che avrebbero dovuto durare qualche ora ma che, per uno scherzo del destino, durarono molto ma molto di più: il vero principe si vide così costretto a fare il pezzente, a essere malmenato e a vivere in mezzo a ladri ed accattoni; il falso principe si vide invece costretto a fare il principe vero, e il cielo volle che la sua ignoranza e i suoi modi non proprio regali fossero imputati a una temporanea forma di pazzia che aveva offuscato la sua mente. Ma vediamo che cosa accadde.
Allontanatosi dal castello, il principe venne spinto dalla curiosità a recarsi al “Cortile dei Rifiuti”. Era ormai notte e il suo arrivo da quelle parti non sfuggì all’occhio di John Canty, che attendeva il figlio fuori dalla porta di casa.
Appena il padre vide quello che lui credeva fosse Tom, gli si precipitò incontro e lo afferrò per una spalla gridando: “Torni a casa a quest’ora e hai il coraggio di presentarti a mani vuote?”
“Ma chi è lei?” disse Edoardo cercando di liberarsi da quella stretta.
“Ah, siamo arrivati al punto che fai finta di non conoscermi per non buscarle…” “Immagino che lei è il padre di quel poveretto di Tom, ma ora mi lasci andare perché devo spiegarle alcune cose: io sono il Principe di Galles e suo figlio…” Ma Edoardo non poté finire la frase perché John Canty lo sollevò quasi da terra trascinandolo per un orecchio verso casa: “La tua maledetta mania delle leggende! Ora ti faccio vedere io come tratterò Sua Signoria: a suon di legnate!”
Edoardo non poteva capitare in mani peggiori: ebbe così la sfortuna di trascorrere i giorni più miseri della sua vita e di fare la conoscenza con le sorelle e la madre di Tom che, già deboli e indifese di natura, non facevano che piangere nel vedere il loro ometto di casa comportarsi in quella strana maniera!
Ma tutta la sfortuna non viene per nuocere, perché il principe, per farsi forza, andava ripetendosi: “Quando diventerò re non mi preoccuperò solo di dare un tetto e del cibo alla gente povera, ma baderò anche alla loro istruzione: l’erudizione, infatti, intenerisce il cuore e genera bontà e carità!”

attivit per le competenze

Attività per le competenze
1- Per quale motivo Edoardo e Tom decidono di scambiarsi i vestiti?

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2- Prova a spiegare, con parole tue, perché Edoardo non è soddisfatto della sua vita da principe.

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3- Chi è Miles Handon? Quale è il suo ruolo nella storia?

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4- Stabilisci, barrando con una x, se le seguenti affermazioni sono vere o false

  • Tom vive da povero nel “Cortile dei rifiuti” ed è costretto a chiedere l’elemosina tutti i giorni, per sfamare la famiglia ed evitare che suo padre lo picchi.

          V            F

  • Inizialmente, quando Edoardo vede Tom nel cortile del castello di Westminster, rimane disgustato e cerca di farlo cacciare via dalle sentinelle.

         V            F

  • Quando Edoardo, vestito con gli stracci di Tom, dice di essere il principe di Galles, non gli crede nessuno e tutti lo considerano un impostore.

        V             F

  • Quando muore re Enrico VIII, viene proclamato re Tom, perché tutti sono convinti che in realtà sia Edoardo.

       V              F

  • Alla fine del racconto, Edoardo decide di non voler più essere re e lascia il trono a Tom.

      V              F

  •  Edoardo è un principe che ha un maestro personale, Padre Andrew, il quale lo istruisce raccontandogli una serie di leggende fantastiche.

       V           F

5- Sottolinea tutte le preposizioni articolate presenti nel testo.