Andiamo a scoprire il verbo!
Andiamo a scoprire il {tip VERBO. Classe di lessemi cui è deputata per eccellenza la funzione predicativa nell’enunciato. Questa dimensione logica, riTenuta universale, è rappresentata, nella grammatica generativa dalla riscrittura preliminare e ricorsiva di ogni nodo F (frase) in SN (sintagma nominale) e SV (sintagma verbale). La tradizionale distinzione fra v. di stato e v. di azione qualifica il contenuto della predicazione verbale, ma non ha necessariamente una corrispondenza sul piano linguistico (morfologico o sintattico). Nelle lingue flessive il v. è distinto dal nome in base alle categorie grammaticali che può esprimere mediante la coniugazione (v. persona, tempo, modo, aspetto, diatesi). Nelle lingue indeuropee tutte le categorie verbali si riferiscono alla posizione del soggetto nei riguardi dell’azione o dello stato espresso dal lessema verbale. Le categorie morfologiche del v. sono normalmente espresse attraverso suffissi e desinenze, ma in alcuni casi si può ricorrere ai cosiddetti v. ausiliari e modali (es. io ero venuto, potrei venire). Il carattere transitivo o intransitivo riguarda la dimensione semantica del lessema verbale, ed i rapporti sintattici che ne derivano. I v. transitivi “puri” sono quelli che impongono che venga espresso il loro complemento (= completamento) diretto (es. rompere); i v. intransitivi “puri” sono quelli che non sottostanno a questa condizione (arrivare, dormire). Molti v. però possono essere usati sia transitivamente sia intransitivamente (v. neutri: es. mangiare qualcosa e mangiare alle tre del pomeriggio). Un v. particolare è essere che ha funzione specificatamente relazionale quando il predicato è espresso da un sostantivo o da un aggettivo (il pino è un albero; il pino è alto). La funzione di copula non è tuttavia universale, e infatti molte lingue ricorrono a frasi nominali, prive cioè di v. (es. tutti belli in questa casa!).}verbo{/tip}!
Identikit del verbo
Leggi attentamente il brano:
Durante l’estate, la formica lavorava duramente, mettendosi da parte le provviste per l’inverno. Invece la cicala non faceva altro che cantare tutto il giorno. Poi arrivò l’inverno e la formica ebbe di cui nutrirsi, dato che durante l’estate aveva accumulato molto cibo. La cicala cominciò a sentire i morsi della fame, perciò andò dalla formica a chiederle se potesse darle qualcosa da mangiare. La formica le disse: «Io ho lavorato duramente per ottenere questo; e tu, invece, che cosa hai fatto durante l’estate?» «Ho cantato» rispose la cicala. La formica allora esclamò: «E allora adesso balla!». Morale: chi nulla mai fa, nulla mai ottiene.
Esopo, La cicala e la formica.
Le parole evidenziate in questo brano sono verbi. Si tratta di una parte del discorso molto importante, considerata la parola per eccellenza della lingua italiana. Insieme al nome che indica le persone e le cose concrete e astratte, il verbo serve a svelare l’azione legata alle persone e alle cose.
RICORDA
Il verbo, parola derivata dal latino verbum che significa «parola», si utilizza per indicare l’azione legata al nome. |
Il verbo, è una parte del discorso così importante da poter costituire da sola anche una frase:
Piove
I verbi indicano:
>>Un’azione compiuta dalla persona o cosa;
Valerio cammina spesso.
>>Un’azione subita dalla persona o cosa;
Quel divano è stato venduto.
>>Un modo di essere della persona o della cosa. In questo caso il verbo si lega all’aggettivo;
Luca è felice.
>>Una condizione o una situazione in cui si trova la cosa o la persona;
Claudio si trovava a casa quando arrivò il temporale.
La variabilità del verbo
Considera le frasi:
Luca andrà a Roma (nel futuro).
Marco è andato a casa (nel passato).
Io vengo a scuola presto (nel presente).
Osservando attentamente queste frasi, noterai che il verbo non indica solo cosa compie la persona o la cosa ma anche quando compie o subisce l’azione. Il verbo indica quindi il tempo in cui si svolge l’azione.
RICORDA
Il verbo è la parte variabile del discorso che definisce l’azione, una condizione, un modo di essere del nome e la colloca nel tempo. |
Gli elementi variabili del verbo
Considera le frasi:
Tu esci.
Io esco.
Noi usciamo.
Se osservi queste frasi, puoi notare che uno stesso verbo assume forme diverse che sono chiamate voci verbali che sono formate dalla radice e dalla desinenza. In questo caso, la radice è «esc» cui si aggiungono le desinenze diverse.
La radice rappresenta la parte invariabile del discorso mentre la desinenza è variabile. In base alla desinenza, si può esprimere:
>>La persona che compie l’azione; (tu) esci, (noi) usciamo
>>Il numero che può essere singolare e plurale; Tu (sing.) esci, noi(plur.) usciamo
>>Il tempo (quando si verifica l’azione); Tu esci (presente), Io uscivo (passato)
>>Il modo (se un’azione è presentata come sicura o come ipotetica); Io studio, Io studierei
La desinenza è quindi fondamentale. Ci aiuta a individuare la persona espressa dal verbo, il numero, il tempo in cui si svolge l’azione e se l’azione è avvenuta in maniera sicura o ipotetica.
L’insieme delle forme assunte dal verbo (persona, tempo, modo) è detta {tip CONIUGAZIONE. Variazione della forma del verbo nelle lingue flessive. I morfemi di c. esprimono le categorie della persona, del numero, del tempo, del modo ecc., e si trovano di solito nella parte finale della forma verbale come suffissi e desinenze (am-av-o = suffisso di imperfetto; am-av-o = desinenza di la persona singolare). Variazioni del tema verbale erano frequenti nelle lingue indeuropee antiche, ad esempio in greco. In italiano sono presenti residui di questa situazione, come nel passato remoto di scrivere, in cui la la persona singolare e la 3a singolare e plurale continuano un tema verbale diverso da quello del presente (scriv-o ma scriss-i/-e/-ero = latino scripsi ecc.), mentre le forme delle altre persone (scriv-esti ecc.) sono frutto di analogia. Un aspetto più raro della c. è l’alternanza di radici diverse per la stessa designazione: vad-o, and-iamo ecc.}coniugazione{/tip}.
La persona cioè il nome singolare o plurale che esprime un’azione attraverso il verbo può essere: chi parla, chi ascolta, o colui di cosa si parla.
Ci sono tre persone singolari e tre plurali, abbiamo quindi complessivamente sei persone ciascuna con la sua desinenza, singolare o plurale. Proviamo a leggere l’esempio con il verbo esco al presente indicativo
Persona |
numero |
voce verbale |
|
Radice |
desinenza |
||
1ᵃ (io) 2ᵃ (tu) 3ᵃ (egli, ella, lui, lei) |
singolare |
esc esc esc |
o i e |
1ᵃ (noi) 2ᵃ (voi) 3ᵃ (essi, esse, loro) |
plurale |
usci usci esc |
amo te ono |
Attenzione:
i pronomi personali che fungono da soggetto possono anche essere sottintesi quindi non espressi necessariamente nella frase:
esco (io) uscite (voi)