La colonizzazione dei mari
Le era geologiche
Il nostro pianeta ha una storia lunghissima, che dura da 4 miliardi e mezzo di anni. Convenzionalmente, questo tempo lunghissimo è suddiviso in cinque ere geologiche, vale a dire cinque lunghi periodi di tempo di durata diversa, ed è rappresentato nelle scale geologiche del tempo. La maggior parte di queste scale contiene anche una ricostruzione dettagliata delle specie che sono comparse o si sono estinte, così da dare un quadro completo dell’evoluzione della vita sulla Terra.
In questa ricerca, tuttavia, non forniremo una descrizione completa di ogni era, ma tratteremo i principali avvenimenti che hanno alterato gli equilibri del pianeta: la colonizzazione dei mari. È comunque opportuno osservare una scale del tempo durante la lettura per capire meglio dove si collochino i periodi e le ere di cui si sta parlando.
La colonizzazione dei mari
Il nostro pianeta possiede una caratteristica che lo rende unico in tutto il Sistema Solare e, forse, anche in tutta la galassia: la presenza di forme viventi. Sono stati i mari a fornire le condizioni necessarie al loro sviluppo: dagli organismi unicellulari, attraverso un complesso percorso evolutivo, la vita si è sviluppata in forme via via più complesse fino a giungere alle specie che oggi popolano gli oceani.
I più antichi fossili che testimoniano l’esistenza della vita nei mari sono quelli di Ediacara, nell’Australia meridionale. Si tratta di organismi pluricellulari che risalgono al precambriano, più precisamente a un periodo compreso tra i 4600 e i 570 milioni di anni fa, e presentano già una discreta differenziazione, necessaria alla colonizzazione di mari poco profondi avvenuta poi nel cambriano. In questo periodo, si verificò una straordinaria moltiplicazione delle specie viventi nei mari nota come «esplosione cambriana».
Comparvero i celenterati – oggi rappresentati dalle meduse e dal polpo –, gli echinodermi, gli ostracodi, le spugne e le stelle marine, ma soprattutto gli artropodi, tra cui le trilobiti, i primi organismi con uno scheletro diviso in tre parti ben distinte: testa, torace e coda. Vediamo brevemente quali sono le caratteristiche salienti di alcuni di essi.
Gli echinodermi, di cui fa parte il riccio di mare, sono animali marini privi di testa e ricoperti da piastre calcaree che possono evolvere in spine e costituiscono il dermascheletro; al contrario dei molluschi o dei crostacei hanno quindi uno scheletro interno, sotto l’epidermide, la quale ricopre anche gli aculei del riccio di mare.
Gli ostracodi sono piccoli crostacei racchiusi in un guscio bivalve, per lo più calcificato, con le valve incernierate dorsalmente; la maggior parte delle specie attuali ha una lunghezza compresa tra 0,15 e 2 mm, ma alcune forme paleozoiche, a giudicare dai fossili, potevano raggiungere gli 8 cm.
Le spugne, che vivono ancorate ai fondali marini, rappresentano ancora oggi gli invertebrati pluricellulari meno evoluti: esse infatti non hanno un’organizzazione cellulare in organi e si nutrono delle sostanze che entrano nei loro pori con il movimento dell’acqua e che vengono intercettate da cellule munite di flagelli.
Anche le stelle marine, come i ricci di mare, fanno parte degli echinodermi; alcune di esse hanno sviluppato uno stomaco che può essere rovesciato all’esterno della bocca per farvi aderire piccoli animali e digerirli esternamente; hanno inoltre sviluppato una straordinaria capacità di rigenerare parti del proprio corpo.
Gli artropodi, infine, comprendono oltre un milione di specie e ciò dimostra come abbiano sviluppato una struttura di base versatile e adattabile a diversi modi di vita.
Sono caratterizzati da un esoscheletro poco denso ed elastico, ma sufficientemente rigido da proteggere e sorreggere il corpo.
Nel periodo successivo, l’ordoviciano, continuò la proliferazione delle specie marine, tra cui gli euripteridi, antichi antenati dei nostri ragni e scorpioni. In essi i segmenti dell’addome sono liberi e consentono maggiore libertà di movimento. La loro organizzazione interna è probabilmente identica a quella degli scorpioni, ai quali del resto somigliano moltissimo, tanto che sono stati chiamati anche scorpioni marini.
Intanto nascevano anche i primi cordati, progenitori dei vertebrati, alcuni dei quali iniziarono a conservare la corda dorsale – una primitiva colonna vertebrale – e a vivere nuotando in superficie.
È dunque nel paleozoico che si è originato lo schema degli esseri viventi che funziona tutt’oggi, anche se molte delle specie sviluppatesi all’epoca si estinsero molto rapidamente.
Questa straordinaria esplosione delle forme di vita dipese anche dalla nuova configurazione che le terre emerse assunsero in quel periodo: la Pangea si frammentò e gli oceani si diversificarono in ambienti con caratteristiche particolari, vale a dire i mari, dove fu fondamentale per la vita lo sviluppo delle scogliere, ossia un insieme di banchi costruiti da coralli e alghe che vivono a pelo dell’acqua.