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Imposta diretta e indiretta

L’imposta fiscale è un prestazione obbligatoria in denaro dovuta da un soggetto a un ente pubblico come corrispettivo dei servizi pubblici prestati.

L’imposta fiscale è un prestazione obbligatoria in denaro dovuta da un soggetto a un ente pubblico come corrispettivo dei servizi pubblici prestati. Tale rapporto tra imposta e servizi ricevuti, tuttavia, va inteso in senso generale: il solo scopo per cui la prestazione pecuniaria è riscossa, infatti, è quello di conseguire un’entrata, al cui pagamento il soggetto è tenuto solo in forza del suo stato di soggezione e senza che vi sia alcuna relazione diretta e immediata con le possibili attività e compiti della pubblica amministrazione. L’imposta, in altre parole, va distinta dalla tassa: la prima, infatti, serve a fornire allo stato le risorse necessarie al suo funzionamento (permettendo a esso, cioè, di fornire i servizi di cui il cittadino si aspetta di usufruire); la seconda, invece, viene pagata in cambio di una specifica prestazione (come, ad esempio, nel caso delle tasse giudiziarie, che si pagano per ottenere determinate concessioni governative).
Le imposte si dicono «dirette» o «indirette» a seconda che, rispettivamente, colpiscano la ricchezza in quanto tale (reddito, profitto o rendita) o colpiscano il momento in cui la ricchezza viene prodotta (imposte di fabbricazione, imposte sul trasferimento di beni patrimoniali, imposte sui consumi). In entrambi i casi l’imposta si manifesta in una percentuale riscossa dallo stato; nel caso delle imposte dirette, tuttavia, tale percentuale varia progressivamente in base all’importo tassato; nel caso delle imposte indirette, invece, la percentuale è fissata in maniera proporzionale al prezzo del bene o servizio acquistato (indipendentemente, cioè, dal reddito di chi lo acquista).

In concreto, ciò significa che, nell’imposta diretta e progressiva, si pagano aliquote diverse a seconda del reddito (ad esempio, il 23% se si è guadagnato meno di 15.000 euro annui e il 43% se si superano i 100.000 euro di reddito). Nell’imposta indiretta e proporzionale, invece, tale differenziazione in base al reddito non esiste: la percentuale pagata sul prezzo di un bene (Iva) o sulla fabbricazione di un prodotto energetico (accisa), infatti, non solo viene di fatto scaricata sul consumatore attraverso una maggiorazione del prezzo di vendita, ma colpisce in egual misura sia il consumatore povero sia quello ricco.
Va ricordato, inoltre, che il soggetto passivo d’imposta (cioè colui che cede beni o servizi) è doppiamente avvantaggiato rispetto al consumatore: egli, infatti, ha la possibilità di ottenere detrazioni fiscali sull’acquisto di beni e servizi effettuati nell’esercizio d’impresa, a differenza del consumatore che (tranne rare eccezioni) non gode di tale privilegio.
È proprio per scongiurare diseguaglianze del genere che Adam Smith, uno dei padri dell’economia politica classica (v. economia), riteneva che l’imposizione fiscale dovesse essere progressiva.

Il grande economista scozzese, inoltre, raccomandava che essa fosse certa (e non arbitraria), venisse riscossa nel tempo o nel modo in cui fosse più comodo pagarla per il contribuente e fosse tale sia da ridurre il costo di esazione sia da non scoraggiare l’industriosità del popolo.