Corrente artistica il cui nome deriva dal titolo del dipinto di Claude Monet Impression, soleil levant (1872)…
Corrente artistica il cui nome deriva dal titolo del dipinto di Claude Monet Impression, soleil levant (1872), esposto nel 1874 alla prima mostra del gruppo. Il nome, coniato da un critico per sintetizzare il carattere della nuova pittura, fu poi assunto dagli stessi artisti poiché corrispondeva ai principi che costituivano la base della loro visione della realtà. L’impressionismo come movimento nacque dall’incontro di alcuni giovani pittori che si consideravano realisti e cominciavano a svolgere analoghe ricerche negli effetti della luce e dell’atmosfera. Dal 1870 al 1880 lavorarono ed esposero insieme. La prima mostra si tenne nel 1874 nello studio del fotografo Nadar; la seconda ebbe luogo nel 1876 nella Galleria Durand‑Ruel e si chiamò Exposition de Peinture; la più significativa fu quella del 1877, alla quale partecipò anche Paul Cézanne e che si chiamò Exposition des Impressionnistes. Nelle mostre successive (1880, 1881, 1882, 1886) si rivelò, attraverso la differenziazione dei vari artisti, la progressiva frattura del sodalizio. Con l’impressionismo nasce una nuova maniera di sentire e di interpretare la realtà: luce e materia sono l’una in funzione dell’altra, il colore non è più steso e modulato dal tono, ma rotto in pennellate che, ricostituendosi in oggetto nell’occhio dello spettatore, danno un’immagine luminosa e ricreano la vibrazione cromatica dell’atmosfera. Questa capacità che acquista la materia di modificare la forma è una delle novità introdotte dall’impressionismo, i cui artisti lavorano per lo più en plein air (all’aria aperta). Da tali premesse tutti gli elementi della rappresentazione vengono modificati: la prospettiva tradizionale cede il posto all’atmosfera luminosa, determinata dal rapporto tra colore primario e colore secondario, la forma stabile viene sostituita da un’immagine vibrante creata dalla caratteristica pennellata a virgola; la veduta pittoresca o eroica fa posto a un soggetto più «vero» e sentito nelle sue qualità più autentiche, di luce, colore e atmosfera. Gli impressionisti scelsero località in cui meglio potevano cogliere questi elementi (Argenteuil, Bougival, Pontoise) e utilizzarono spunti dei paesaggisti Eugène Boudin e Johann Barthold Jongkind. Ogni artista, anche nel momento più unitario del movimento, mantenne le sue qualità individuali. Edouard Manet, formatosi sul realismo di Camille Corot e sull’arte spagnola del Seicento, ben presto accentuò la luminosità del colore e alleggerì la materia, eliminando ogni determinazione di volume per realizzare una pittura sintetica. Egli diede l’avvio al rinnovamento del soggetto. Claude Monet, portando alle estreme conseguenze la vibrazione della luce, fino a disfare l’oggetto, interpretò più compiutamente lo spirito del movimento, continuando poi a lavorare secondo le premesse poste nel momento in cui il gruppo era compatto. Alfred Sisley risentì di Corot e di Turner e si accostò alla pittura di Monet intorno al 1872 con una maggiore preoccupazione per la sintesi costruttiva. Camille Pissarro, il più anziano degli impressionisti, formatosi su Corot, schiarì poi la tavolozza abolendo i grigi. Auguste Renoir nel 1867 era già impressionista; per un certo tempo procedette in senso parallelo a Monet e introdusse nella figura umana il dinamismo del ritmo luminoso. Edgar Degas non accettò mai completamente la visione impressionista perché era troppo legato alla precisione del contorno e alla purezza della linea. Subordinò però l’immagine e la linea al ritmo luminoso, fino a disfarla sotto l’effetto della luce artificiale, e rivelò la possibilità di una sintesi lineare dell’immagine. Cézanne, tramite Pissarro, assimilò l’impressionismo come costruzione luminosa e ne fece il punto di partenza della sua sintesi costruttiva di forma e colore.