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Induismo

Complesso di dottrine, credenze e riti, costituenti una fase della vita religiosa dell’India.

Complesso di dottrine, credenze e riti, costituenti una fase della vita religiosa dell’India. Dare una definizione unitaria dell’induismo è difficile poiché esso, più che una singola religione in senso stretto, si può considerare una serie di correnti religiose, devozionali e filosofiche eterogenee, aventi sì un comune nucleo di valori e credenze, ma differenti tra loro a seconda del modo in cui interpretano la tradizione, e a seconda di quale aspetto ha maggiore importanza per le singole correnti.
L’induismo deriva dalla fase ortodossa della religione vedica, attraverso la lunga fase del brahmanesimo di cui è uno sviluppo, a partire dal secolo IX d.C. Il vedismo, originariamente, era una religione politeista, analoga a quella greca, che, pur essendo molto evoluta rispetto a quello degli arioeuropei, conservava ancora diversi elementi del precedente antichissimo stadio sciamanico (come documentato dall’Atharvaveda e da alcuni dei Brahmana). La più antica divinità arioeuropea è Dyasus pitar (Zeus, Iuppiter, Diespiter), il Cielo, padre universale degli dei che genera da Prthivi matar (Terra madre): con essa costituisce la coppia Dyavaprthivi, i Genitori universali. Dei suoi figli, due assunsero importanza nell’ordine dell’universo: Varuna, dio sovrano del firmamento e della giustizia cosmica, e il fratello Mitra, dio del patto e della fedeltà sulla Terra; essi sono coadiuvati da Agni (il Fuoco), Usas (l’Aurora), Surya (il Sole), Parjanya (la Pioggia fecondatrice), i due Açvin (dispensatori d’energia vitale), Pusan (il datore di prosperità) e Indra, il guerriero armato di fulmine. In seguito andò prendendo sempre più il sopravvento Indra, che formava una triade con Surya e Agni; ma, allo stesso tempo, prendevano piede divinità popolari: Rudrà, terribile divinità delle forze della natura (in seguito Siva), e Visnu (compagno fedele di Indra), divinità dell’attività solare benefica.

La società indù è tradizionalmente divisa in quattro grandi classi sociali o caste, basati sulle professioni e sul guna (qualità naturali) da cui sono influenzati:
brahmana, sacerdoti ed insegnanti;
kshatrya, re, guerrieri ed amministratori (Rajas)
vaishya, agricoltori, mercanti, uomini d’affari (Rajas e Tamas)
shudra, servitori ed operai.
Non è chiaro se il sistema delle caste sia o meno parte integrante dell’induismo originario. In precedenza, il sistema era basato esclusivamente sulla professione, e vi sono decine di esempi di matrimoni tra differenti caste e di cambi di professione. Più tardi, invece, il sistema diventò rigido e basato sullo status acquisito per nascita. Successivamente, con lo sviluppo di numerose sottocaste e di una casta di intoccabili (dalit), è nato il sistema delle caste così come lo conosciamo oggi. In seguito alle invasioni e alla colonizzazione britannica, la regola si è fatta ancora più stretta a vantaggio delle caste superiori, relegando i shudra alla posizione di dominati. Dopo l’indipendenza del 1947, anche grazie all’opera di Gandhi, sono emanate molte leggi per sradicare il sistema delle caste, ma ancora oggi esistono diversi pregiudizi, soprattutto nei confronti degli intoccabili.