Nella storia delle religioni, luogo posto spazialmente al di sotto del mondo dei viv
Nella storia delle religioni, luogo posto spazialmente al di sotto del mondo dei vivii: così nelle religioni del mondo greco-romano il termine indica l’oltretomba, ma non nell’accezione cristiana (v. cristianesimo) di luogo di pena a espiazione dei peccati. Per la religione ebraica l’idea della vita ultraterrena non fu chiara e precisa: l’oltretomba è una caverna sotterranea dove i morti, ridotti a pallide ombre, vivono come in un letargo. Nella letteratura profetica tale concezione si modifica: si affermano la distinzione del diverso stato dei giusti e dei malvagi dopo la morte e l’idea della resurrezione. Nella predicazione di Gesù questa distinzione è ribadita: alla geenna, luogo di dannazione, è contrapposto il regno di Dio, eterno luogo di beatitudine per le anime dei giusti. In tutto il cristianesimo primitivo tale idea si rafforza (al regno dei malvagi viene posto a capo Satana, l’angelo del male), seppure contrastata da Origene, che sosteneva l’inconciliabilità dell’eternità delle pene infernali con la bontà divina. La teologia cattolica distingue una duplice pena dei dannati: quella del danno (privazione della visione di Dio) e quella del senso (il tormento del fuoco). Sulla natura della pena del fuoco si sono avute controversie tra chi ne sostiene il valore metaforico, non potendosi spiegare come le anime, immateriali, potessero soffrire di un fuoco materiale, e chi ritiene che esso sia un fuoco materiale (è la tesi prevalente). Inoltre, la teologia cattolica afferma che le pene dell’inferno sono eterne e immutabili nella loro intensità, diversa a seconda del peccato. Tale tradizione si rispecchia nell’inferno dantesco, dominato dal principio del contrappasso, per cui a ogni dannato è assegnata da Minosse una pena che assomiglia o capovolge la colpa commessa in vita.