Scopri, impara e cresci

Inquisizione

Tribunale istituito dal papato nel medioevo allo scopo di difendere la fede cattolica dal diffondersi delle eresie dall’XI al XIII secolo

Tribunale istituito dal papato nel medioevo allo scopo di difendere la fede cattolica dal diffondersi delle eresie dall’XI al XIII secolo (catara e valdese), affiancandolo alle forze insufficienti dell’episcopato. L’istituzione dell’Inquisizione procede a tappe: nel 1181, a Verona, Lucio III ordina ai vescovi di visitare le parrocchie allo scopo di verificare l’eventuale diffusione delle eresie; si deve inoltre fare la ricerca dei colpevoli, riconciliarli possibilmente con la Chiesa o eventualmente, in caso di ostinazione, punirli. Le prescrizioni di Lucio III sono poi completate da quelle di Innocenzo III e dal concilio Lateranense (1215). La lotta, però, si fa sempre più aspra: il trattato di Parigi (1229) assicura alla Chiesa la cooperazione dello stato per stroncare la diffusione degli eretici; dal 1231 al 1234 Gregorio IX istituisce per l’Europa alcuni tribunali con inquisitori permanenti, scelti tra i francescani e i domenicani. I catari vengono così crudelmente sterminati alla fine del XIII secolo. Gli inquisitori esercitano il loro potere anche contro gli spirituali, i fraticelli, gli ebrei, i bestemmiatori, gli scomunicati, gli stregoni, gli incestuosi, i concubini, gli usurai, i violatori del riposo domenicale. Per evitare abusi, Clemente V decreta che non ai soli inquisitori, ma anche ai vescovi compete la facoltà di legiferare in materia di torture, di sorveglianza delle carceri ecc. Inoltre, Giovanni XXII impone loro di comunicare ai vescovi le procedure da adottare. Questi provvedimenti non servono però a mettere un freno alla crudeltà degli inquisitori: anche il semplice sospetto basta in quegli anni per far arrestare e torturare. La colpevolezza è stabilita in base alla confessione del presunto reo o alle dichiarazioni dei testimoni (che possono essere anche eretici e infamati): bastano due sole testimonianze. Per ottenere la confessione si ricorre a vari mezzi: regime di digiuno, privazione del sonno, carceri segrete, ceppi ai piedi e catene ai polsi e altri tormenti, quali la tortura con il cavalletto, con la corda, con i carboni accesi. Gli imputati restano senza difesa, poiché la decretale Si adversus dichiara infami e decaduti dai loro uffici gli avvocati e i notai che prestano la loro opera agli accusati. Ottenuta la prova della colpa, l’inquisitore riunisce una giuria composta da religiosi, chierici, laici e giureconsulti; poi, udita la loro opinione, emana la sentenza, che di solito consiste nel dare alle fiamme l’eretico oppure nel condannarlo al carcere a vita. Nei rari casi in cui il prigioniero viene provvisoriamente o definitivamente scarcerato è costretto a portare su di sé, come segni di infamia, dei pezzi di stoffa gialla o rossa, notando i quali lo si può coprire di insulti ed esporlo a persecuzioni. Talvolta ai penitenti si impongono lunghi ed estenuanti pellegrinaggi (in Terra Santa, a Roma ecc.) con l’obbligo della fustigazione pubblica in occasione della messa parrocchiale festiva o durante le processioni. Non si può stabilire con certezza quanti eretici e recidivi abbiano subito il rogo, anche perché l’Inquisizione compare in varie date e in modalità differenti nelle diverse nazioni. Una menzione particolare merita quella spagnola, sorta contro gli ebrei spagnoli (e anche stranieri), detentori delle forze economiche del paese. Con la bolla del 1° novembre 1478, Sisto IV autorizza Ferdinando di Aragona e Isabella di Castiglia a nominare due o tre inquisitori di loro fiducia. I primi di questi (Miguel Morillo, Juan de San Martin, Juan Ruiz de Mendoza) sono talmente spietati da provocare l’intervento della Santa Sede; Sisto IV, nel 1482-1483, cerca di limitare i poteri degli inquisitori spagnoli, ma poi viene indotto a concedere al re il privilegio di nominare come inquisitore generale un prelato spagnolo. Rimane tristemente famoso ancora oggi per la sua crudeltà l’inquisitore Tommaso de Torquemada. L’Inquisizione romana è istituita da Paolo III con apposita bolla del 1542. È composta da una commissione di sei cardinali con giurisdizione su tutto il mondo cattolico; il diritto di grazia per i pentiti è riservato al papa. A differenza dell’altra Inquisizione, questa ha un potere talmente centralizzato da fare a meno dei tribunali episcopali. La sua origine è dovuta allo spirito e alle esigenze della Controriforma, ma anche alla necessità di opporsi alla prepotenza e all’invadenza dell’Inquisizione spagnola, asservita quasi interamente agli interessi dello stato. Una grande segretezza investe tutta l’azione dell’Inquisizione romana, che è particolarmente dura sotto Paolo IV e Pio V. Essa viene utilizzata in seguito anche fuori dal campo religioso, come testimonia la condanna del filosofo Giordano Bruno. Sotto Urbano VIII (1623‑1644), l’Inquisizione viene diretta specialmente contro i libri e il malcostume.