Le ricerche dei paleontologi hanno dimostrato che durante il periodo Precambriano
Le ricerche dei paleontologi hanno dimostrato che durante il periodo Precambriano, durato 4 miliardi di anni a partire dall’origine della Terra, si sono verificati i più importanti eventi evolutivi nella storia degli organismi: l’origine della vita, l’evoluzione della cellula e la formazione dei principali tipi di organismi vegetali e animali.
Le prime forme di vita documentate sono costituite da una comunità marina precambriana formata da specie animali comprendenti sia forme bentoniche, cioè legate al fondo, che forme natanti. Tra esse, figuravano alghe, anellini (organismi simili a vermi marini), meduse e polipi, alcuni lontani parenti degli attuali crostacei e esemplari probabili antenati degli attuali ricci di mare. Questi esemplari si estinsero prima dell’inizio dell’era Paleozoica, ma i loro discendenti diedero origine a numerose linee evolutive. La successiva era Paleozoica e in particolare il periodo Cambriano ci ha lasciato una più abbondante documentazione, a testimonianza di una vera e propria esplosione di forme di vita fra cui figuravano già quasi tutti i phyla ( le principali categorie sistematiche) oggi viventi.
Nei periodi successivi al Cambriano, le terre emerse vennero progressivamente conquistate dalle piante, dagli invertebrati e infine dai vertebrati.
Il fatto più sorprendente di questa era, come delle successive, è il ritrovamento di fossili di animali “inclassificabili”, cioè che non appartengono ad alcuno dei phyla oggi viventi. L’estinzione in massa di gruppi sistematici, forse causata da catastrofi naturali quali vulcanismo e caduta di meteoriti, è vista oggi come un fattore determinante del processo evolutivo poiché implicala creazione di uno spazio vitale per nuove forme di vita che andarono a occupare i posti vacanti, le cosiddette nicchie ecologiche. Esistono ancor oggi sulla Terra organismi che hanno conservato caratteristiche arcaiche e che vengono considerati i superstiti di gruppi sistematici «esplosi» e poi «falliti» durante ere geologiche passate: si tratta dei cosiddetti fossili viventi.
Un esempio è costituito dai Tuatara, simili a grossi e arcaici lucertoloni, unici rappresentanti dei rincocefali, un ordine di rettili sopravvissuti in alcune piccole isole intorno alla Nuova Zelanda, grazie all’antichissimo isolamento geografico dell’arcipelago.
Nelle acque dolci del Nordamerica sopravvive una famiglia di anfibi urodeli, i sirenidi, simili a grosse anguille, che già vivevano circa 130 milioni di anni fa.
Fra i pesci, la latimeria rappresenta l’ ultimo superstite di un gruppo largamente diffuso nel Paleozoico e oggi presente nei mari del Madagascar e del Mozambico. Fra gli invertebrati troviamo fossili viventi soprattutto negli organismi marini: Nautilus e Neopilina, due antichi generi di molluschi, oggi con pochissime specie rispettivamente nell’oceano Indiano e nel Pacifico. Esempio classico di fossile vivente tra le piante è il Ginkgo, una pianta molto diffusa nel Giurassico e oggi presente allo stato spontaneo solo in una ristretta area della Cina.
Tornando al nostro processo evolutivo, scopriamo che anche l’era Mesozoica fu caratterizzata dalla comparsa e poi dall’estinzione di numerose forme di vita (significativo l’esempio dei dinosauri): comparvero i primi uccelli e i primi mammiferi, e le piante superiori, le Angiosperme.Le due ere successive, la Cenozoica e la Neozoica, videro il susseguirsi di faune terrestri sempre più moderne dominate dagli Insetti e da forme di vertebrati simili agli attuali. L’alternanza di periodi freddi e caldi favorì la formazione di numerose forme di vegetali e animali e l’estinzione di altre.
E in Africa comparve la famiglia degli Ominidi, gli antenati dell’Uomo.