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L’evoluzione dell’uomo

Quattordici milioni di anni fa, nelle savane dell’Africa centrale, un piccolo gruppo di esseri bassi, pelosi, che camminano a quattro zampe…

Quattordici milioni di anni fa, nelle savane dell’Africa centrale, un piccolo gruppo di esseri bassi, pelosi, che camminano a quattro zampe, ma che ogni tanto si drizzano e procedono sulle gambe, avanza fra le alte erbe e i radi alberi. Erano i Ramapitechi, i più lontani antenati dell’uomo ; da loro discesero gli Australopitechi  e da loro ancora derivò il genere Homo  che nel corso della linea evolutiva dovette affrontare una delle tappe più importanti nella storia dell’uomo: la trasformazione da Homo habilis a Homo  erectus.

 L’Homo habilis ( i cui reperti sono stati trovati nella gola di Olduwai in Tanzania)   è stato così denominato, perché accanto ai suoi reperti fossili sono stati rinvenuti anche utensili rozzamente lavorati che dimostravano la sua capacità di applicare nuove tecnologie nelle preparazione di utensili in pietra, osso e legno. Dall’Homo habilis (che secondo molti deve essere ancora considerato «mezzo uomo e mezzo australopiteco») dunque, si è evoluto il primo vero e proprio uomo, l’Homo erectus, i cui più antichi reperti, risalenti a circa 1,6 milioni di anni fa, sono stati rinvenuti sì in Kenya, ma che tuttavia rappresenta la prima specie ominide per cui sia nota una distribuzione pluricontinentale.

Il motivo per cui a una forma umana come questa, già relativamente progredita sul piano biologico, sia stato attribuito il nome specifico di erectus, è di carattere storico: i primi reperti sono stati rinvenuti nel 1891, quando nessun resto di Australopiteco, primo genere degli Ominidi, era ancora venuto alla luce. Nell’isola di Giava, nel XIX secolo, Eugène Dubois rinvenne i resti di un «uomo scimmia a postura eretta», considerato l’anello mancante nella connessione evolutiva tra l’uomo e le Scimmie antropomorfe. Oggi, con i molti più elementi a disposizione, si ritiene che quei fossili siano da includere appieno nella seconda specie umana, l’Homo erectus appunto, alla quale resta tale attributo in rispetto di una delle norme internazionali di classificazione zoologica.

L’estinzione dell’Homo erectus è un argomento controverso che si intreccia con l’evoluzione dell’uomo di Neanderthal o Homo sapiens neanderthalensis, e con l’origine dell’Homo sapiens.

In anni recenti ci si è posti l’interrogativo se, e in quale misura, il Neanderthal sia da considerarsi davvero appartenente, come sottospecie, alla specie umana moderna, la cui origine sembra essere se non diretta, comunque in stretta relazione con il destino evolutivo delle popolazioni neandertaliane. L’uomo di Neanderthal prosperò durante le grandi glaciazioni, poi scomparve e dopo la sua scomparsa il genere umano è stato rappresentato esclusivamente dall’ Homo sapiens.

 A tutt’oggi i meccanismi evolutivi  che hanno portato all’ Homo sapiens, sono ancora oggetto di discussione e a tale proposito si sono delineati due modelli contrapposti: il primo sostiene che nel corso del tempo le popolazioni tendono a modificarsi in modo graduale ( nel solco della classica teoria di Darwin),   mantenendo un continuo scambio genetico fra loro e «fluendo» nella specie successiva (questa teoria è detta anche multiregionale); il secondo modello  attribuisce maggior peso a fenomeni di isolamento geografico e a un andamento non graduale, discontinuo, del processo evolutivo, caratterizzato da lunghi periodi di stasi, intervallati da rapidi e cruciali eventi di speciazione (questa teoria è detta anche diffusionista). Negli ultimi anni, studi paleogenetici che indicando nell’Africa di circa 200 mila anni fa l’origine della nostra specie sembrano favorire la seconda ipotesi, quella « diffusionista».

Al di là delle teorie, sappiamo che dall’ Homo sapiens evolverà la sottospecie Homo sapien sapiens,da cui prenderanno origine gli uomini preistorici ( come l’uomo di Cro-Magnon); e sappiamo  che l’evoluzione biologica dell’uomo si è così completata, mentre  i successivi grandi progressi dipenderanno dalla sua evoluzione culturale.