Mattan tornò di colpo alla realtà, l’’animale intanto si era infilato in una grotta della collinetta vicina…
L’INCONTRO
Mattan tornò di colpo alla realtà: «Ma una pecora vera… una del gregge!».
L’animale intanto si era infilato in una grotta della collinetta vicina… per uscirne terrorizzato subito dopo!
«Uuuh!», ululò uno sciacallo schizzando fuori dalla grotta che, evidentemente, era la sua tana. Appena lo vide, Mattan arretrò lentamente, mentre il grosso animale iniziava a studiarlo. Lo sciacallo sarebbe balzato sul pastorello, se una pietra non fosse caduta proprio in quel momento davanti al suo muso. Confusa e intimorita, la belva fuggì via.
«Ma chi ha lanciato quella pietra?», mormorò Mattan tirando un grosso sospiro di sollievo.
«Cosa ci fa un bambino come te nel deserto?», chiese un uomo spuntando all’improvviso da dietro un macigno.
Il piccolo rimase senza parole, davanti a quel tipo con la barba incolta e vestito con una pelle di cammello.
«Sono arrivato fin qui per puro caso», rispose infine il giovane. «A proposito, devo ringraziarti per avermi salvato la vita… Io mi chiamo Mattan».
«Io sono Giovanni», si presentò l’altro, «vengo chiamato il Battista perché predico un battesimo di penitenza».
«Ho sentito molto parlare di te», affermò il giovane. «Caspita, dicono che sei un autentico santo! Però adesso devo proprio tornare dal gregge… Ehi, ma dov’è finito?». Il pastorello si guardò in giro ma non vide nemmeno una pecora, anche a causa delle ombre della sera che erano scese rapidamente.
«Non rattristarti», disse Giovanni mettendogli una mano sulla spalla, «domani mattina ti aiuterò a cercare il tuo gregge Ci basterà seguire le impronte… Ho il sospetto che le pecore abbiano preso la direzione del Giordano per andare ad abbeverarsi nelle sue acque».
«È meglio passare la notte qui», spiegò Giovanni, naturalmente dopo aver preparato un bel falò per tenere alla larga quello sciacallo. «Sono d’accordo», annuì Mattan, «ormai è troppo tardi per raggiungere la tenda dei miei genitori. Ma dimmi, intanto che accendi il fuoco, è vero che hai scelto volontariamente di vivere nel deserto? Io, invece, non so cosa darei pur di abitare in una città. Mi accontenterei anche di un villaggio piccolo piccolo».
Accendendo il fuoco, Giovanni spiegava lo scopo della sua missione:
«Io intendo realizzare quanto il profeta Isaia aveva scritto nel libro degli oracoli. Mi capisci, Mattan?».
«Ehm… temo di no! A dire la verità non ho mai avuto molto tempo per approfondire la conoscenza dei testi sacri».
«Ecco, una voce risuona nel deserto: preparate la strada per il Signore, spianate i suoi sentieri. Le valli siano riempite, le montagne e le colline abbassate; le vie tortuose siano raddrizzate, i luoghi impervi appianati. Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio».
«Sì, credo di aver capito le parole del profeta che hai recitato. Tu devi aiutare gli uomini a purificarsi per l’arrivo del Messia, il nostro Salvatore… ma sei sicuro che arriverà davvero?»
Dopo aver parlato ancora un po’, Giovanni invitò il ragazzo a mangiare qualcosa. «Hai fame?», gli chiese Giovanni, «ho portato con me del cibo che mi sono procurato strada facendo».
«Ti ringrazio», rispose Mattan, «ho giusto un languorino allo stomaco… Cavallette?!», esclamò disgustato il bambino, appena vide la manciata di insetti morti che Giovanni tirò fuori da qualche piega della pelle di cammello.
«Sono deliziose», disse l’uomo posandole sulla brace intorno al.fuoco. «Basta arrostirle e cospargerle di sale».
«Bleah! Preferisco digiunare, piuttosto che ingoiare quella robaccia».
«Dipende dai gusti. Tutti i nomadi del deserto le trovano squisite. Del resto io mangio quello che capita, sono troppo preso dalla mia missione per lasciarmi distrarre dal problema del cibo».
VI VOGLIAMO DIRE UNA COSA: LA CONVERSIONE
«Preparate la strada per il Signore, spianate i suoi sentieri», diceva il profeta Isaia. E Giovanni, detto il Battista, diceva a tutti: «Convertitevi! Il regno dei cieli è vicino…».
Giovanni è la voce che invita tutti a prepararsi a un grande incontro: il Messia è ormai qui. Dio è in mezzo al suo popolo, tra la sua gente ma, per poterlo riconoscere davvero e fare festa, qualcosa deve cambiare.
Quando in casa abbiamo una visita, oppure andiamo a un incontro importante, ci prepariamo per bene: ci laviamo e ci facciamo belli, ci vestiamo elegantemente e magari ci preoccupiamo di poter presentare qualcosa di gradito. Anche quello con Dio è un incontro importante, al quale bisogna prepararsi molto bene.
Ma in questo caso non bisogna farsi belli fuori: bisogna farsi belli dentro. Questo significa «convertirsi» cioè «rivolgersi verso» qualcuno, raccogliere la nostra attenzione e i nostri sforzi verso Colui che viene per incontrarci, cioè Dio. Ma «farsi belli dentro» vuol dire innanzitutto diventare sinceri e onesti, smettere di essere ingiusti ed egoisti, imparare a ricordarci non solo di Dio, ma anche dei bisogni di coloro che vivono accanto a noi, soprattutto dei più deboli e poveri. È proprio quello che diceva a tutti Giovanni il Battista…