Mentre l’ondata della ribellione studentesca toccava il suo apice prese vigore la protesta femminista
Mentre l’ondata della ribellione studentesca toccava il suo apice prese vigore la protesta femminista: i due fenomeni avevano in comune la contestazione dei modelli culturali dominanti.
Il movimento femminista che si sviluppò in questi anni aveva degli obiettivi differenti rispetto a quelli perseguiti dal femminismo tradizionale. Quest’ultimo (definito movimento di emancipazione), si era caratterizzato per lotte contro la discriminazione ai danni delle donne sul piano giuridico, sociale ed economico, e per affermare il loro diritto al voto, riconosciuto in quasi tutti i Paesi occidentali dopo la seconda guerra mondiale.
Il nuovo femminismo (definito movimento di liberazione) si caratterizzò invece per il suo aperto rifiuto dei modelli culturali e comportamentali dominanti. Un’importanza fondamentale per la nascita e lo sviluppo del movimento ebbero due libri: Il secondo sesso (1949) della scrittrice francese Simone de Beauvoir (un’acuta critica alla società maschile e all’immagine di «donna» da essa elaborata) e La mistica della femminilità (1963) dell’americana Betty Friedan (che critica il modello della casalinga consumista e frustrata, chiusa in un «confortevole campo di concentramento»).
In questi scritti veniva condotta una critica radicale dei ruoli imposti alla donna nella società, giudicati negativamente in quanto conformi a gerarchie e valori frutto della tradizione di potere maschile: le donne dovevano emanciparsi attarverso la conquista di modelli culturali e di vita elaborati autonomamente. Il movimento femminista puntava quindi a ridefinire la collocazione sociale della donna, partendo da una trasformazione della sua vita privata: la critica del «privato» diveniva così la leva su cui agire per modificare il «sociale».
Le prime esperienze di militanza attiva nel nuovo femminismo si ebbero negli Stati Uniti nella prima metà degli anni Sessanta per impulso del Women’s Lib (Movimento di liberazione della donna). In seguito molti gruppi sorsero anche in Europa, raccolti spesso intorno a riviste (come «Sottosopra» ed «Effe» in Italia, o «Le torchon brule» in Francia), la cui attività si articolò in varie iniziative, tutte convergenti nel rivendicare una diversa presenza della donna nella società.
In Italia il movimento femminista contribuì in modo forse più rilevante che altrove a grandi battaglie politiche, come quella che respinse il referendum abrogativo del divorzio (1974) e quella che portò alla legalizzazione dell’aborto (1978).