I popoli antichi consideravano i vulcani delle « porte » per raggiungere il centro della terra
I popoli antichi consideravano i vulcani delle «porte» per raggiungere il centro della terra: se dal cratere potevano uscire fuoco, lava e lapilli, si sarebbe potuto usare quel passaggio per penetrare nel sottosuolo.
Oggi sappiamo che sotto la crosta terrestre, a profondità che variano dai 30 ai 90 km si trovano degli estesi serbatoi di rocce fuse, cioè di magma che si è formato a causa dell’elevata temperatura a quei livelli ( fino a 1500 °C).
Il magma è circondato da rocce solide, che esercitano una forte pressione sul serbatoio; se nel corso del tempo avvengono degli spostamenti della crosta terrestre, anche le pareti rocciose subiscono spostamenti, si spaccano, e il magma, che già era sotto pressione, vi defluisce, cercando una via di uscita ; spingendo, si apre un passaggio verso l’alto, detto camino vulcanico, sino a raggiungere la superficie esterna ed esce allo scoperto sotto forma di lava, assieme ad altri detriti : è questo il momento della nascita del vulcano. Il ripetersi nel corso del tempo di questi fenomeni eruttivi fa sì che lava e detriti si accumulino , andando a costruire il cono vulcanico vero e proprio.
Anche se la forma dei vulcani è abbastanza ricorrente, simile a una montagna a forma di cono con la cima tronca, i tipi e la densità dei materiali emessi durante l’eruzione sono differenti e determinano la classificazione dei vulcani in quattro tipi diversi: tipo hawaiano (delle isole Hawaii) con lave fluide che scorrono velocemente e si depositano lontano dal cratere; tipo stromboliano (dallo Stromboli delle isole Eolie) che emette lava più densa, con eruzioni violente accompagnate anche da esplosioni; la lava si deposita in vicinanza del cratere; tipo vulcaniano (dal Vulcano sempre nelle Eolie), con lava molto densa che tende a chiudere il camino vulcanico e viene poi espulsa con grandi esplosioni; tipo peleano (dal vulcano Pelé nell’isola della Martinica) con lava ultradensa, tanto da costituire un gigantesco tappo che sotto la pressione esplode.
Se i vulcani manifestano la loro attività con eruzioni intervallate da periodi di quiete vengono definiti attivi; se invece hanno esaurito la loro attività vengono definiti spenti (anche se in linea di massima si può dire che non esiste il vulcano spento in assoluto).
Sulla terra i vulcani attivi sono circa 750, ma il numero è estremamente indicativo, in quanto esistono numerosi vulcani sottomarini la cui attività spesso appare invisibile se avviene a grandi profondità; anche la distribuzione dei vulcani sul nostro pianeta non è uniforme: l’area di maggior concentrazione è intorno all’oceano Pacifico, dove i vulcani vengono a formare un gigantesco anello, chiamato cintura di fuoco: si tratta di una vera e propria successione continua di vulcani che dalla Patagonia risale lungo la costa occidentale dell’America, prosegue lungo le isole Aleutine, raggiunge il Giappone fino all’ Indonesia e alla Nuova Zelanda; altri vulcani disposti « in serie » si trovano tra il Mediterraneo e la Cina meridionale e lungo una linea di attraversamento dell’Africa orientale da nord a sud; una quarta linea segue tutto l’arco delle Antille.
In qualsiasi attività vulcanica un aspetto sempre presente è quello delle esalazioni di gas accompagnati da vapore acqueo che fuoriescono attraverso valvole naturali di sfogo, che possono assumere caratteristiche e forme diverse; si parla di fumarole, geyser, solfatare, sorgenti termali, soffioni.
Tra i gas che esalano nelle zone vulcaniche caratteristica è l’anidride solforosa che, raffreddandosi in superficie va a costruire caratteristiche incrostazioni gialle di zolfo (esempio tipico le solfatare dei Campi Flegrei a Pozzuoli, presso Napoli).
L’impatto di una eruzione vulcanica sull’ambiente può avere conseguenze disastrose: la quantità di energia che si libera può essere assimilata a quella di una bomba atomica, con distruzione e morte lungo il suo cammino, maremoti e terremoti.