La mnemotecnica, letteralmente «tecnica della memoria», è stata usata sin dall’antichità classica…
La mnemotecnica, letteralmente «tecnica della memoria», è stata usata sin dall’antichità classica per fissare nella memoria concetti, immagini, discorsi complessi. Essa consiste, in estrema sintesi, in un insieme di procedimenti capaci di facilitare l’apprendimento mnemonico.
L’origine di questo procedimento mentale risale con ogni probabilità all’antica Grecia, tanto che la radice del termine rimanda alla dea Mnemosine, madre delle Muse, protettrici delle arti e della storia. Tra i primi a parlare espressamente di mnemotecnica va ricordato Cicerone, che nel De oratore ne collegava l’invenzione al poeta lirico greco Simonide di Ceo: «Egli [Simonide], pertanto, a quanti esercitino questa facoltà dello spirito consiglia di fissare nel cervello dei luoghi e di disporvi quindi le immagini delle cose che vogliono ricordare. Con questo sistema l’ordine dei luoghi conserverà l’ordine delle idee, le immagini delle cose richiameranno le cose stesse, i luoghi fungeranno da tavolette per scriverci sopra e le immagini serviranno da lettere con cui scrivere».
Altro grande studioso dell’arte della memoria (per utilizzare il titolo di un libro dedicato alla mnemotecnica dalla studiosa Frances A. Yates) è stato in epoca medievale il filosofo spagnolo Raimondo Lullo (1235-1316), secondo il cui trattato Ars generalis (1308) ogni problema matematico è risolvibile mediante precise combinazioni mentali: partendo da combinazioni numeriche complesse, sostiene Lullo, le si può gradualmente semplificare, suddividendole in parti sempre più piccole, quasi in unità, memorizzate le quali si può risalire a ritroso alla cifra o all’insieme di cifre originari. Teorico di estrema originalità, Lullo ha preparato il terreno a molta parte del pensiero scientifico e filosofico occidentale di epoca rinascimentale e moderna.
A raccogliere la sua eredità è stato in particolare il filosofo nolano Giordano Bruno, arso vivo a Campo de’ Fiori nel 1600 per i suoi orientamenti religiosi non proprio ortodossi. Di mnemotecnica si è occupato prevalentemente nei due trattati composti sotto forma di dialogo intitolati De umbris idearum e Cantus circaeus, pubblicati entrambi a Parigi nel 1582.
Qui il pensatore campano, secondo il quale la mnemotecnica costituisce la disciplina «che mostra la via e apre l’ingresso a massime invenzioni», paragona l’arte della memoria a un procedimento che consente alla mente umana di muoversi come se si trovasse in un appartamento: in esso, se lo si conosce in tutte le sue parti, dalle stanze più ampie a quelle più piccole, ci si può muovere con disinvoltura anche al buio.
Per concludere, va specificato che oggi l’uso della mnemotecnica viene limitato a casi del tutto particolari, per lo più nell’ambito scolastico, per fissare alcune regole o acquisizioni (per esempio: «su qui e su qua l’accento non va»). Il ricorso alla mnemotecnica risulta spesso spontaneo, come quando si formano coppie di numeri per ricordare più facilmente un numero telefonico o una targa automobilistica.