Il termine prateria indica un tipo di formazione vegetale aperto, variabile a seconda del clima e della natura fisica e chimica del suolo…
Derivato dal latino pratum (prato), il termine prateria indica un tipo di formazione vegetale aperto, variabile a seconda del clima e della natura fisica e chimica del suolo, costituito in gran parte da erbe annuali o perenni e da arbusti generalmente nani.
Praterie caratteristiche, con prevalenza di graminacee, si estendono in Ungheria e in Russia, nell’Asia occidentale, dove prendono il nome di steppe, e in Argentina (le pampas). Celebri le sconfinate praterie statunitensi, regno dei grandi bisonti, e quelle del Messico, dominate dai cactus. Il clima che interessa queste regioni è di tipo continentale, con temperature elevate e precipitazioni scarse, dette «piogge zenitali» perché concentrate nel periodo in cui il sole è più alto.
Battute da venti asciutti, tutte le praterie sono caratterizzate da una spiccata aridità; mancano pertanto le condizioni per lo sviluppo di una vegetazione di tipo forestale: vaste distese d’erba digradano verso i deserti diventando via via più secche, fino al punto in cui la prateria diventa steppa.
Le variazioni climatiche, in termini sia di temperatura sia di umidità, individuano tra praterie, steppe arboree e foreste un confine labile, soggetto a spostarsi in risposta all’avanzamento o al ritiro del fronte dei boschi. La vita nella prateria è regolata dal susseguirsi delle stagioni; sono poche, infatti, le specie animali che si trattengono in inverno e durante i mesi più caldi, mentre in primavera si assiste al ritorno delle specie gregarie e delle grandi masse di migratori.
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