Secondo un racconto orale ai limiti della leggenda, il duca di Normandia Roberto II detto il Corto…
Secondo un racconto orale ai limiti della leggenda, il duca di Normandia Roberto II detto il Corto, al ritorno dalla prima crociata (1096-1099), si sarebbe fermato a Salerno per farsi curare una profonda ferita al braccio destro provocata da una freccia avvelenata.
A detta dei medici, però, riunitisi in consiglio per deliberare sull’immediato da farsi, l’unico modo per salvare il signore normanno era quello di succhiargli il veleno dall’arto, ma egli rifiutò seccamente di sottostare alla loro decisione quantomeno singolare. A questo punto, contro la sua volontà, la moglie Sibilla di Conversano decise di sacrificarsi per salvare il duca e di notte, senza farsi notare, succhiò tutto il veleno dalla ferita, il che le causò una morte istantanea. Disperato per la scomparsa dell’amata consorte, Roberto fu comunque particolarmente grato al popolo di Salerno e ai suoi medici che seguirono con affetto l’intero decorso – tanto inatteso quanto miracoloso – della malattia.
Al suo rientro in Inghilterra, dove era stato convocato per occupare il trono vacante in seguito alla morte del fratello Guglielmo II Rufus, egli si fece consegnare dai migliori esponenti della scuola salernitana una sorta di manuale di medicina intitolato Regimen sanitatis salernitanum (Regola sanitaria salernitana).
Questo trattato, che di fatto costituisce il documento di fondazione dell’istituzione scientifica più antica in Europa, è composto da versi in latino con una serie di norme igienico-sanitarie che illustra in modo significativo il livello delle nozioni scientifiche raggiunto nel tardo medioevo. Una miniatura del cosiddetto Canone di Avicenna raffigura il nucleo saliente della leggenda sopra citata: se sulla destra si osserva la scena con il saluto ai medici campani e con la conseguente partenza di Roberto II per l’Inghilterra, sulla sinistra possiamo notare la morte della moglie Sibilla, ormai avvizzita ma ben riconoscibile per il seno femminile e la corona da regina.
Tornando alla realtà, va sottolineato che la scuola salernitana è stata una scuola di medicina, molto seguita nel medioevo, nata a Salerno con ogni probabilità nel IX-X secolo e da qui diffusasi in tutta Europa. Tra i meriti principali di questa importante istituzione medica, come sopra accennato, va citato quello di averci lasciato in eredità uno dei più noti trattati di medicina per il popolo, il Flos medicinae Salerni o Regimen sanitatis salernitanum, i cui precetti e consigli risultano ancora oggi molto utili.
Eccone alcuni: «Se vuoi vivere sano ed evitare i malanni, scaccia le preoccupazioni, perché solo il pazzo si lascia prendere dall’ira; vacci piano col vino e col mangiare e dopo aver pranzato fai una passeggiata, evitando il sonnellino pomeridiano; non trattenere mai l’urina e non strizzare l’ano. Osservando scrupolosamente queste parole vivrai a lungo. In mancanza di dottori e medicine, questi saranno i tuoi rimedi: la mente serena, il riposo e una dieta moderata. Il sonnellino del pomeriggio sia il più breve possibile; molto meglio comunque se lo eviterai. Pigrizia, febbre, emicrania e catarro sono tutte conseguenze del sonno pomeridiano».
All’interno di questa scuola operò anche una donna, Trotula de Ruggiero (XI secolo), che si occupò della salute femminile, in particolare del parto, e che scrisse su questi argomenti un paio di trattati.