Scopri, impara e cresci

La vigilia di Pasqua

«Parlando di Davide e Salomone», riprese Gesù, «lo sai che presto andrò in quella che era stata la loro capitale?». «Intendi Gerusalemme?», esclamò la bambina illuminandosi. 

LA VIGILIA DI PASQUA

«Parlando di Davide e Salomone», riprese Gesù, «lo sai che presto andrò in quella che era stata la loro capitale?». 
«Intendi Gerusalemme?», esclamò la bambina illuminandosi. «Sei proprio fortunato! Anche a me piacerebbe tanto visitare una grande città… Ma perché ci vai?».
«Secondo la legge ebraica ogni israelita maschio», riprese Gesù, «se non è lontano più di una giornata di marcia, deve andare nel Tempio tre volte all’anno: durante le feste di Pasqua, di Pentecoste e dei Tabernacoli. Quelli che abitano più lontano, se possibile, dovrebbero fare un pellegrinaggio almeno in occasione della Pasqua, per ricordare l’arrivo del popolo eletto dall’Egitto. Io, appunto, accompagnerò i miei genitori per questo motivo, dato che tra poco sarà Pasqua».
«Ma la legge obbliga solo i ragazzi dopo il tredicesimo anno d’età», osservò Lia,
«tu cosa ci vai a fare, che ne hai solo dodici?».
«Per non rimanere a casa da solo», spiegò Gesù. «Anche la mia mamma andrà a Gerusalemme. La tua, invece, non accompagnerà tuo padre?». 
«No, ma sta’ sicuro che da oggi comincerò a farle una testa così per convincerla. Di’, piuttosto, ci sono anche degli altri bambini nelle carovane dei pellegrini?». 
«Certo! E ci divertiamo sempre moltissimo giocando insieme».

«Ecco la tua mamma», osservò Gesù guardando la giovane donna che si stava avvicinando con passo deciso, «e dallespressione del suo volto non si direbbe molto contenta per le tue grandi manovre militari». 
«Lia!», gridò la mamma, «Si può sapere dove ti eri cacciata?».
La piccola cercò di giustificarsi e, allo stesso tempo, di ottenere dell’altro tempo da dedicare ai giochi: «La colpa è di Quack! Quel piccolo disertore è scappato unaltra volta. Temo che ci dovrò impiegare ancora due o tre ore prima di trovarl…». «Quack! Quack!», la interruppe il papero. 
Senza che lei se ne fosse ancora accorta, il pennuto si era messo a seguirla passo dopo passo! «Visto che adesso lo hai trovato, verrai con me al mercato come eravamo d’accordo», concluse la mamma prendendo la manina di Lia.
Lia colse subito l’occasione per avanzare un’altra richiesta: «E va bene, mi sacrificherò ad accompagnarti a fare la spesa. Però tu, in compenso, dirai a papà di portarci con lui a Gerusalemme per la festa di Pasqua». 
«Volentieri», rispose inaspettatamente la donna, «anche a me piacerebbe andarci e forse in due riusciremo a convincerlo». 
«Evviva!», esclamò la piccola abbracciandola, «ho la mammina più meravigliosa del mondo!». 
«Allora spero di incontrarvi quando partirà la carovana», disse Gesù salutandole. 
«Puoi contarci», replicò Lia.

VI VOGLIAMO DIRE UNA COSA
Gesù ha vissuto per tanto tempo a Nazareth con la sua famiglia, dove è cresciuto e ha imparato molte cose. La famiglia di Nazareth insegna tante cose anche a noi. 
La prima è che Dio è vicino sempre, anche quando la vita quotidiana è più dura. 
A quei tempi, come ancora oggi in molti paesi, non c’era stato lo sviluppo economico e tutte le famiglie erano molto povere. Non c’era il fornaio e da soli bisognava macinare il grano, fare la farina e il pane. L’acqua si prendeva solo al pozzo. Per riscaldare le case, le donne raccoglievano e spaccavano la legna. Anche i vestiti, tutti molto semplici, erano confezionati in casa dalle donne. La fatica era tanta. 
L’altra cosa che ci insegna la famiglia di Nazareth è la dignità del lavoro. 
Giuseppe era un operaio carpentiere, perciò anche Gesù aveva imparato il mestiere. Il pane quotidiano veniva da questo lavoro, non cadeva dal cielo. Perciò il lavoro dell’uomo, qualunque lavoro onesto, è prezioso davanti a Dio. 
Infine nella famiglia di Nazareth troviamo tanto amore tra tutti i suoi componenti. L’affetto di Gesù verso i genitori, in particolare, è fatto anche – perché no? – di obbedienza e di spirito di collaborazione.