Scopri, impara e cresci

Latifondo

Vasta estensione di territorio, spesso appartenente a un unico proprietario, caratterizzata da colture agricole…

Vasta estensione di territorio, spesso appartenente a un unico proprietario, caratterizzata da colture agricole (v. agricoltura) di natura estensiva e, talora, anche incolta. La formazione del latifondo deriva da cause molteplici: storiche, geografiche, climatiche, sociali. Il problema del latifondo si manifestò per la prima volta nell’ordinamento romano, quando, a seguito della grande espansione conseguente alla vittoria riportata nelle guerre puniche, cominciarono a rarefarsi le primitive classi di agricoltori stanziali e si costituirono estesi comprensori posseduti da un ristretto numero di persone arricchite dalla politica o dai commerci. La reazione popolare a questo stato di cose fu talvolta anche violenta e dette luogo a riforme fondiarie e a leggi, succedutesi in un lungo periodo storico dai Gracchi a Cesare e ad Augusto. Con l’avvento dell’Impero, i latifondi si consolidarono in favore dell’imperatore e dei componenti della fazione aristocratica conservatrice (ottimati), diffondendosi altresì in tutte le province.
Cessato con le invasioni germaniche, il fenomeno riprese con le istituzioni feudali, più solide che nel mondo romano e per di più radicate nell’ordinamento pubblico dell’epoca. Presso i comuni, dove il feudo subì una notevole erosione, si costituirono latifondi di uso prevalentemente collettivo, che tuttavia finirono per evolversi verso forme di agricoltura intensiva e decentrata (tranne rare eccezioni legate a successivi istituti signorili). Tutto ciò, tuttavia, avvenne in prevalenza nell’Italia settentrionale; al Sud, invece, anche dopo la caduta formale del feudalesimo, il latifondo mantenne le sue prerogative, mutando solo il titolo (da dominio feudale a proprietà privata). Tipiche di tali territori furono l’assenza di ogni iniziativa di miglioramento e la diffidenza verso attività economiche più evolute, che presupponevano il rischio e l’onere di investimenti di capitali. Si preferì, piuttosto che incrementare la produzione, aumentare i redditi fondiari solo mediante la loro estensione a territori sempre più vasti, condotti da affittuari e, più spesso, da salariati retribuiti in proporzione allo scarso flusso di rendita ricavabile dai terreni. Il risultato di questo sistema era rappresentato da uno stato economico-sociale della massima depressione, con forme quasi primitive basate in prevalenza sui consumi diretti dei prodotti e su modici scambi, in assenza di attività produttive d’un certo rilievo. Prese così a delinearsi quella situazione tipica che caratterizza il latifondo: dispersività aziendale con scarsa organizzazione e insufficienza di strumenti; irrigazione assente o quasi; mancanza di bestiame; accentramento delle abitazioni agricole in grossi agglomerati, con campagne deserte; deficienze igieniche ed educative; tenore di vita depresso.

Tale stato di cose cominciò a presentare aspetti intollerabili soprattutto quando si fece stridente il contrasto tra il progresso generale in tutti i campi dell’economia e della società europea e l’arretratezza delle regioni rimaste ancorate a quel prevalente sistema. In Italia, fin dalla fine del XIX secolo, la questione fu agitata a più riprese in sede parlamentare, con la presentazione di vari progetti di legge e di riforme fondamentali. Successivamente il regime fascista (v. fascismo) avviò la bonifica integrale – solo parzialmente attuata dai precedenti governi – e, nel 1940, promulgò la legge sulla colonizzazione del latifondo siciliano, che permise la creazione di un apposito ente con compiti organizzativi di assistenza, di finanziamento e d’intervento diretto. Nel secondo dopoguerra, inoltre, si susseguirono leggi di riforma agraria (a partire dalla cosiddetta «legge stralcio» del 21 ottobre 1950) che accordarono facilitazioni alla piccola proprietà contadina, promossero l’utilizzo dei suoli incolti, incentivarono la cooperazione agricola e del credito agrario, permisero l’esproprio di terreni agricoli per opere di pubblica utilità e introdussero nuove disposizioni sui contratti d’affitto a coltivatori diretti.