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Le cerimonie del Tempio

Alcuni giorni dopo, in occasione della Pasqua, le strade di Gerusalemme si riempirono di pellegrini giunti dall’intera Palestina. 

LE CERIMONIE DEL TEMPIO

Alcuni giorni dopo, in occasione della Pasqua, le strade di Gerusalemme si riempirono di pellegrini giunti dall’intera Palestina. Alcuni ebrei erano venuti apposta da città ancora più lontane, fuori dagli stessi confini nazionali, come Alessandria d’Egitto o Roma. 
In quella occasione i fedeli della religione di Mosè potevano incontrare i parenti e rivedere i vecchi amici, insieme ai quali si recavano alle cerimonie sacre che si svolgevano nel Tempio, o stringevano affari nei mercati dislocati lungo le vie.
Quell’atmosfera, a volte di raccoglimento religioso e altre di gioia festosa, avvolse anche la carovana partita da Nazareth. I nazareni però erano quasi tutti molto poveri e per questo venivano disprezzati ed evitati dagli altri pellegrini, ma loro non ci badavano e si concentravano sul motivo principale della visita: rendere lode al Signore per aver concesso una patria al popolo eletto.

Al termine delle cerimonie durate una settimana, mentre gli adulti si riposavano prima della partenza, i bambini ne approfittavano per gironzolare nella grande città. 
Lia si rivolse a Gesù per organizzare una piccola gara: «Dai, facciamo a chi arriva per primo a quella torre… L’ultimo fa penitenza!»
La piccola, iniziando a correre senza avere ancora distolto lo sguardo da Gesù, andò dritta contro un passante e cadde per terra! 
«Non vale», gridò guardandosi intorno, «dobbiamo rifare la partenza… Ma, ehi! Dov’è finito Gesù?».

Mentre Lia si stava ancora rialzando, il paperotto cominciò a puntare verso la torre. «Uffi!», sospirò lei. «Guarda che Gesù non è mica corso di là… piuttosto, mi è sembrato che avesse preso la strada del Tempio. Chissà cosa aveva capito!». Ma Quack sembrava ben determinato a dirigersi verso quel punto e la bambina alla fine cedette: «Va bene, andiamo a vedere cosa c’è di tanto interessante!». 
Davanti all’osteria, sotto la torre, sostavano due soldati romani, per controllare che la festa della Pasqua non si trasformasse in una manifestazione di protesta contro Cesare Augusto.
«Bravo!», esclamò Lia, liberando il paperotto dalla cordicella. «Hai fiutato due invasori romani! Forza, Quack, all’attacco!».
«Quack! Quack!», ripeteva il povero paperotto, mentre veniva sollevato per il collo da uno dei due romani. 
«E questo sarebbe un guerriero ebreo?», disse sorridendo il soldato.
«Allora abbiamo sbagliato tutto», aggiunse l’altro scherzando, «invece che con le spade, dovevamo venire in Giudea armati di… spiedini!». 
«Ouch!», urlò poi il primo, quando il paperotto gli morse un dito per liberarsi. 
«Ritirata strategica!», ordinò Lia prendendo il pennuto tra le braccia e scappando via. «E poi a quest’ora la nostra carovana si sarà già messa in marcia».

CHE SIGNIFICA LA FESTA DELLA PASQUA?
Quando molto tempo fa, come racconta la Bibbia nel libro dell’Esodo, il popolo di Israele era schiavo in Egitto, Dio lo liberò per mezzo di un uomo: Mosè. 
Questo grande evento viene celebrato, ancora oggi, dagli Ebrei solennemente. È la festa della Pasqua. Pasqua è una parola ebraica e significa «passaggio». Ma chi è che «passa»?
È innanzitutto Dio che passa in mezzo al suo popolo, manifestando la sua presenza e la sua potenza, e lo libera; poi è anche il popolo tutto intero che passa dalla schiavitù alla libertà, attraversando il Mar Rosso. 
Sapete che la Pasqua è anche una grande festa cristiana? I cristiani a Pasqua celebrano Gesù che passa dalla morte alla resurrezione e libera gli uomini dal peccato.