Scopri, impara e cresci

Le elezioni del 2008 in Italia: cronistoria di una vittoria annunciata

Saggio di redazione

Saggio di redazione 

6 febbraio
Dopo il fallito tentativo delle consultazioni da parte di Franco Marini, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano firma il decreto di scioglimento delle Camere della XV legislatura, mentre il Consiglio dei ministri fissa le elezioni politiche per il 13 e 14 aprile. I simboli dei partiti dovranno essere depositati al Viminale tra il 29 febbraio e il 2 marzo, le liste dei candidati tra il 9 e il 10 marzo.
Si andrà al voto con la contestata legge elettorale ideata dal leghista Roberto Calderoli nell’autunno 2005, in cui sono previsti: liste di partito bloccate; abolizione del voto di preferenza; premio di maggioranza che garantisce la maggioranza assoluta alla coalizione più votata; soglie di sbarramento alla Camera (4%) e al Senato (8%).

8 febbraio
Nello schieramento di centro-sinistra avviene la rottura tra il Partito Democratico di Walter Veltroni e la Sinistra l’Arcobaleno, che correrà da sola presentando come candidato premier Fausto Bertinotti, mentre in quello di destra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini rinunciano ai propri simboli e si uniscono nel Popolo della Libertà, cui aderiscono come federati – senza cioè rinunciare al proprio simbolo – la Lega Nord di Umberto Bossi nel settentrione e il Movimento per l’Autonomia di Raffaele Lombardo nel meridione. Con il PD correranno anche l’Italia dei Valori di Antonio Di Pietro e i Radicali di Marco Pannella ed Emma Bonino.
Correranno da soli per la presidenza del Consiglio: Pier Ferdinando Casini, leader dell’UDC; Enrico Boselli del Partito Socialista; Daniela Santanchè de La Destra, formazione staccatasi da Alleanza Nazionale nel 2007 che fa capo a Francesco Storace; Roberto Fiore del partito di estrema destra Forza Nuova; Marco Ferrando del Partito Comunista dei Lavoratori, Flavia D’Angeli della Sinistra Critica e Fabiana Stefanoni del Partito dell’Alternativa Comunista, formazioni trotskiste che hanno mantenuto la falce e martello nei loro simboli; Stefano De Luca, segretario del Partito Liberale Italiano; Bruno De Vita, segretario dell’ADUSBEF (associazione a tutela degli utenti delle banche) dell’Unione Democratica dei Consumatori; Stefano Montanari della lista Per il Bene Comune; Sergio Riboldi della lista MEDA (Movimento Europeo Diversamente Abili).

9 febbraio
Nel teatro nuovo di San Babila a Milano, insieme con i Circoli della Libertà di Michela Vittoria Brambilla, Berlusconi lancia la campagna elettorale, ringraziando Mastella e l’UDEUR per aver fatto cadere il governo Prodi e tentando un’apertura all’UDC di Casini.

10 febbraio
A Spello, in Umbria, Veltroni inaugura la campagna elettorale con il Discorso per l’Italia: il motto scelto per il suo tour elettorale è «Si può fare».

14 febbraio
Dopo il via libera da parte del centro-destra, il governo vara l’election day: alle politiche saranno abbinate anche le amministrative. Il provvedimento del Viminale prevede, oltre all’accorpamento tra il voto politico e quello amministrativo, alcuni punti nodali quali la modalità di voto e lo scrutinio delle schede degli italiani all’estero.

22 febbraio
La CEI si pronuncia contro la lista antiabortista presentata da Giuliano Ferrara. In un editoriale di Davide Rondoni pubblicato sull’«Avvenire» si legge che tale iniziativa «finisce per portare in modo sbagliato in mezzo alla competizione elettorale un tema morale». Tra i punti salienti del programma elettorale di Ferrara: lotta contro la pillola abortiva Ru486; appoggio ai neonatologi per la tutela sanitaria del neonato malato anche senza il consenso dei genitori; tutela della maternità e garanzie alle donne che lavorano; protezione degli embrioni, considerati «già vita»; difesa della legge 40.

29 febbraio
Viene raggiunto un accordo tra l’UDC di Casini e la Rosa Bianca di Bruno Tabacci e Mario Baccini in vista delle elezioni: il candidato premier sarà Casini e il programma elettorale unico. L’ex presidente della Regione Sicilia Salvatore Cuffaro, dimessosi il 26 gennaio 2008 in seguito alla condanna in primo grado a cinque anni di reclusione per favoreggiamento nei confronti di imputati in processi per mafia, si candida come capolista dell’UDC al Senato.

10 marzo
Una nota dell’AgCom (Autorità per le garanzie nelle Comunicazioni alla RAI) chiede alla tv di Stato di assegnare più spazio ai Radicali e a Mediaset di fare lo stesso per l’Italia dei Valori di Di Pietro, che qualche giorno prima ha attaccato i componenti dell’organismo di controllo per «il loro mancato intervento sull’attuale uso partigiano e criminoso delle televisioni».

13 marzo
Il caso della candidatura nel Popolo della Libertà dell’imprenditore Giuseppe Ciarrapico, dichiaratosi «fascista», suscita una dura presa di posizione da parte del PPE: il suo leader Wilfred Martens dichiara di voler respingere «tutti gli estremismi, di destra e di sinistra» e il premier lussemburghese e presidente dell’Eurogruppo Jean-Claude Juncker che «non c’è posto per i fascisti nel Partito popolare europeo».

15 marzo
Durante il meeting della Confcommercio a Cernobbio, i due principali candidati premier, Veltroni e Berlusconi, si sfidano su questioni di economia: il primo punta sulla riduzione delle aliquote e su drastici interventi sui salari; il secondo, invece, promette in caso di vittoria il taglio dell’ICI e un ritorno alla riforma Maroni per il sistema pensionistico.

16 marzo
A Padova, un gruppo di circa 200 femministe protesta contro Ferrara e la sua lista elettorale «Aborto? No, grazie».

18 marzo
La CEI sostiene che il sistema di voto vigente, non offrendo al cittadino la possibilità di assegnare preferenze, crea «un potere oligarchico di fatto».

19 marzo
A Lodi, durante il suo tour elettorale, Veltroni punta il dito sulla vicenda delle torture nella caserma di Bolzaneto durante il G8 di Genova: «L’Italia deve riconoscenza alle forze dell’ordine, che in questi anni si sono sacrificate per garantire la sicurezza a tutti, e questo giudizio non può essere scalfito. Ma quanto è accaduto a Bolzaneto è intollerabile, non è accettabile».

20 marzo
Durante un viaggio in Cile, il presidente della Repubblica Napolitano – preoccupato per il possibile astensionismo alle prossime elezioni – afferma che «il voto non è mai inutile», aggiungendo che «a forza di dire che in Parlamento ci sono dei fannulloni, qualcuno proporrà di chiuderlo».

21 marzo
Nuova nota dell’AgCom: «Dal monitoraggio della prima settimana dell’ultima fase della campagna elettorale, dopo la presentazione delle liste, particolarmente per quanto riguarda la presenza nei notiziari delle forze politiche, emergono dati di forte squilibrio sia tra le due forze politiche maggiori e il complesso delle altre, sia nel rapporto tra queste ultime sia, anche, in una certa misura, tra il PdL e il PD a favore del primo».

25 marzo
Veltroni promette che, in caso di vittoria, per i pensionati oltre i 65 anni di età scatteranno dal 1° luglio 2008 «un incremento medio di quasi 400 euro l’anno per le pensioni fino a 25.000 euro l’anno (fino a circa 2000 euro al mese) e un incremento fra i 250 e i 100 euro l’anno per le pensioni di importo compreso tra 25.000 e 55.000 euro l’anno».

30 marzo
Veltroni afferma che non ci saranno «inciuci» dopo le elezioni: chi vincerà, infatti, governerà il Paese, anche se le riforme dovranno essere fatte congiuntamente da maggioranza e opposizione.

31 marzo
Veltroni dichiara che in caso di vittoria abrogherà entro il 2008 ben 5000 leggi: resteranno quindi, nel 2010, solamente 100 testi unici e non oltre 1000 leggi speciali. Secondo Veltroni, «con queste misure si otterrà una riduzione dei costi normativi e burocratici per le imprese che raggiungerà 9-9,5 miliardi annui alla fine del quadriennio 2009-12 e un effetto positivo sulla crescita economica che si può stimare in un aumento di circa 0,5 punti di PIL all’anno e un risparmio di spesa pubblica a regime di circa 3-3,5 miliardi di euro all’anno».

Berlusconi annuncia invece che, se dovesse vincere le elezioni, governerebbe senza rischi di cadute come quella prematura di Romano Prodi: «Chi poteva dare fastidio è rimasto fuori. Penso alla Destra di Storace, all’UDC di Casini che durante gli anni di governo è stata una costante spina nel fianco che non ci ha permesso, per esempio, di abolire la par condicio e abbassare le tasse».

1 aprile
Veltroni propone, in caso di vittoria, di tagliare o addirittura abolire le tasse universitarie e di rendere gratuiti i libri di scuola.

2 aprile
Il ministro dell’Interno Giuliano Amato non esclude uno slittamento di un mese per le elezioni. Il motivo deriva dalla sentenza del Consiglio di Stato che riammette nella gara elettorale la Democrazia Cristiana di Giuseppe Pizza, partito al quale, però, non sarebbe possibile usufruire dei 30 giorni di campagna elettorale previsti dalla legge.

A Bologna, un gruppo di contestatori dei centri sociali impedisce a Ferrara di tenere un comizio in piazza Maggiore a sostegno della sua lista «Aborto? No, grazie», provocando inoltre accesi scontri con la polizia. Il sindaco Sergio Cofferati condanna l’episodio.

3 aprile
Dopo la riammissione della sua lista decisa dal Consiglio di Stato, il segretario della DC Pizza dichiara di non voler far slittare le elezioni e afferma: «Faremo una campagna elettorale simbolica: appartengo a un partito che ha sempre dimostrato senso dello Stato».

4 aprile
Durante un comizio tenuto con l’alleato Fini in piazza del Plebiscito a Napoli, Berlusconi dichiara che, in caso di vittoria, il primo Consiglio dei ministri dovrà prendere decisioni dure e impopolari.

5 aprile
Berlusconi scrive al capo dello Stato Napolitano per avere chiarimenti in merito a una presunta confusione delle schede elettorali, il che provoca un duro scontro tra il leader del centro-destra e il ministro dell’Interno Amato. Questo è quanto sostenuto da Berlusconi: «Le schede elettorali, così come sono state predisposte dal ministero dell’Interno, non offrono garanzia alcuna che sia rispettata la volontà degli elettori e inducono più facilmente all’errore che all’espressione di un voto regolare».
Il ministro Amato, in tutta risposta, afferma che è «sorprendente che possa essere stato chiamato a occuparsi della regolarità del voto il capo dello Stato Napolitano e che si sia potuto adombrare che il ministero dell’Interno abbia predisposto le schede in conformità alla propria fantasia» e che le schede elettorali sono quelle stampate «in conformità della disciplina legislativa vigente e in particolare al decreto dell’8 marzo 2006 che ha la firma di Berlusconi e del mio predecessore al ministero dell’Interno».

6 aprile
Veltroni si dice convinto che il suo schieramento è in netta rimonta su quello guidato da Berlusconi. «Stiamo assistendo – dichiara Veltroni – alla più spettacolare rimonta della storia politica italiana. Cinque mesi fa davano 22 punti percentuali di differenza. Ora siamo a un’incollatura e faremo insieme l’ultimo miglio della volata».

Durante un comizio elettorale a Verbania, riallacciandosi alla polemica sollevata da Berlusconi sulla presunta irregolarità delle schede elettorali, il leader della Lega Umberto Bossi dichiara: «Se necessario, per fermare i romani che hanno stampato queste schede elettorali che sono una vera porcata, e non permettono di votare in semplicità e chiarezza, potremmo anche imbracciare i fucili». Il candidato premier del PD Veltroni replica: «Voglio sapere da chi si candida a governare questo Paese, se uno che dice queste parole può essere chiamato a fare il ministro delle Riforme. Ma dove viviamo, dove siamo? Imbracciare i fucili? Con queste parole il Paese non reggerà, la destra è solo capace di seminare odio e paura. Giurano sulla Costituzione solo per avere le auto blu e un posto da ministro».

7 aprile
Il leader dell’UDC Casini afferma che, in caso di pareggio, sia Veltroni sia Berlusconi dovrebbero ritirarsi, evitando un «inciucio» o una grande coalizione, a meno che essa non tragga ispirazione da quella tedesca di Angela Merkel. Quanto alla candidatura dell’ex presidente della Regione Sicilia Cuffaro come capolista dell’UDC al Senato, Casini dichiara: «Cuffaro è stato condannato in primo grado di favoreggiamento e non di connivenza con la mafia. Se lo avessi escluso dalle liste avrei stabilito un precedente, ovvero che sia la magistratura a decidere chi si può candidare e chi no. E poi ricordiamo il precedente di Andreotti: condannato a 24 anni in primo grado e poi assolto».

8 aprile
A causa delle polemiche scoppiate in questi giorni sulle schede elettorali, il Viminale decide di stampare alcuni manifesti, da affiggere nei seggi, in cui viene illustrato il corretto modo di votare. Sui manifesti vi sarà lo slogan: «Un solo segno su un solo simbolo».

Durante un comizio a Savona, Berlusconi, in polemica con la magistratura da anni, dichiara che «il pubblico accusatore dovrebbe essere sottoposto periodicamente a esami che ne attestino la sanità mentale». Il senatore di Forza Italia Marcello Dell’Utri, condannato in primo grado nel 2004 a nove anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa, afferma invece che Vittorio Mangano (lo stalliere della villa di Berlusconi ad Arcore, morto nel 2000, condannato all’ergastolo per mafia) è un eroe: il motivo, secondo Dell’Utri, consisterebbe nel non aver mai rilasciato dichiarazioni contro di lui e contro Berlusconi durante il periodo di reclusione. Alle affermazioni di Dell’Utri, il giorno seguente farà eco Berlusconi, ribadendo che Mangano «è stato un eroe».
Dell’Utri dichiara inoltre: «I libri di storia, ancora oggi condizionati dalla retorica della Resistenza, saranno revisionati, se dovessimo vincere le elezioni. Questo è un tema del quale ci occuperemo con particolare attenzione. La sinistra ha ancora in mano le università e le case editrici. È anche un luogo comune che la cultura sia a sinistra, ma non tanto poi comune se si considera come stanno le cose. Sono dappertutto e impediscono che ci possano essere delle novità che non arrivino dalla loro parte».

10 aprile
Berlusconi dichiara che, in caso di vittoria del suo schieramento, non concederà la presidenza di una delle due Camere all’opposizione: «Hanno il Quirinale, hanno il CSM, hanno la Corte costituzionale. Perché dovremmo concedere pure la presidenza di una Camera?», afferma, alzando i toni della campagna elettorale ormai agli sgoccioli. Il leader del PdL, che così trascina il capo dello Stato nell’agone elettorale, aggiunge che sarebbe disposto a consegnare una Camera all’opposizione solo nel caso che il presidente della Repubblica, considerato un uomo di sinistra, si dimettesse dal suo incarico.

11 aprile
Il ministro dell’Interno Amato dichiara che potrebbero esserci dei rischi di brogli elettorali all’estero. A tal proposito, infatti, la DDA (Direzione distrettuale antimafia) di Reggio Calabria sta portando avanti un’indagine su presunti brogli nei distretti elettorali dell’America Latina, organizzati dalla ’ndrangheta di Gioia Tauro (cosca dei Piromalli) con l’appoggio di alcuni consoli onorari italiani. Nell’inchiesta sarebbero coinvolti un uomo d’affari siciliano, Aldo Miccichè, da tempo residente in Venezuela, e il senatore di Forza Italia Marcello Dell’Utri, candidato del Popolo della Libertà alle prossime elezioni.

14 aprile
Vittoria schiacciante del centro-destra. Rispetto alle consultazioni del 2006, quando aveva votato l’83,5% degli aventi diritto, in questa tornata elettorale si tocca l’80,5% dei votanti, con un calo d’affluenza del 3%.
Alla Camera dei deputati, dove la soglia di sbarramento prevista era del 4%, ecco la composizione su un totale di 630 seggi:

PdL: 272 (13.628.865 voti, pari al 37,39% delle preferenze)

Lega Nord: 60 (3.024.522 voti, pari all’8,3% delle preferenze)

Movimento per l’Autonomia: 8 (410.487 voti, pari all’1,13% delle preferenze)

(totale: 340 seggi; 17.063.874 voti, pari al 46,81% delle preferenze)

 

PD: 211 (12.092.998 voti, pari al 33,17% delle preferenze)

Italia dei Valori: 28 (1.593.675 voti, pari al 4,37% delle preferenze)

(totale: 239 seggi; 13.686.673 voti, pari al 37,54% delle preferenze)

 

UDC: 36 (2.050.319 voti, pari al 5,62% delle preferenze)

 

Altri: 3

Al Senato della Repubblica, dove la soglia di sbarramento prevista era dell’8%, ecco la composizione su un totale di 315 seggi:

PdL: 141 (12.510.306 voti, pari al 38,17% delle preferenze)

Lega Nord: 25 (2.642.167 voti, pari all’8,06% delle preferenze)

Movimento per l’Autonomia: 2 (355.076 voti, pari all’1,08% delle preferenze)

(totale: 168 seggi; 15.507.549 voti, pari al 47,32% delle preferenze)

 

PD: 116 (11.042.325 voti, pari al 33,7% delle preferenze)

Italia dei Valori: 14 (1.414.118 voti, pari al 4,32% delle preferenze)

(totale: 130 seggi; 12.456.443 voti, pari al 38,01% delle preferenze)

 

UDC: 3 (1.866.294 voti, pari al 5,69% delle preferenze)

 

Altri: 5

Straordinaria affermazione della Lega di Bossi, soprattutto nelle regioni del nord-est: in alcune zone del Veneto, come nelle province di Treviso, Vicenza e Verona, il partito raggiunge il 30%, mentre nella roccaforte di Varese il candidato alla presidenza leghista alla guida della Provincia, Dario Galli, ottiene addirittura il 64,1% (contro l’appena 26,1% dell’avversario del centro-sinistra, Mario Aspesi).

Fuori dal Parlamento, non superando lo sbarramento né alla Camera né al Senato, rimangono importanti formazioni politiche quali la Sinistra l’Arcobaleno di Fausto Bertinotti, il Partito Socialista di Enrico Boselli, la Destra di Francesco Storace e Daniela Santanchè. Dopo 60 anni, da quando cioè il comunista Umberto Terracini firmava la Costituzione della neonata Repubblica italiana, in Parlamento non siederanno né comunisti né socialisti.

Per quanto concerne le elezioni amministrative, questi i risultati più significativi:

Friuli-Venezia Giulia: vittoria al 1° turno del candidato del centro-destra Renzo Tondo (appoggiato da PdL, Lega Nord, UDC e Partito Pensionati), che ottiene il 53,82% dei voti, sul candidato del centro-sinistra e presidente uscente della Regione Riccardo Illy (sostenuto da PD, Italia dei Valori, la Sinistra l’Arcobaleno, Slovenska skupnost, Cittadini per il Presidente), che raggiunge il 46,18% dei consensi; Sicilia: vittoria al 1° turno del candidato del centro-destra Raffaele Lombardo (sostenuto da PdL, Movimento per l’Autonomia, Democratici Autonomisti, Lombardo Presidente Sicilia Forte e Libera, UDC), con il 65,35% dei consensi, contro il candidato del centro-sinistra Anna Finocchiaro (appoggiata da PD, Anna Finocchiaro Presidente per la Sicilia, Italia dei Valori, la Sinistra l’Arcobaleno Rita Borsellino).

Al ballottaggio del 27-28 aprile, in cui l’affluenza rispetto al primo turno è scesa sensibilmente (alle comunali il 62,5% contro il 76%, alle provinciali il 55% contro il 73,6%), il risultato più significativo è quello relativo al Comune di Roma, dove si è registrata una netta vittoria di Gianni Alemanno (PdL, 53,7%) su Francesco Rutelli (PD, 46,3%).