Teoria fondata sul postulato della libertà individuale…
Teoria fondata sul postulato della libertà individuale, a sua volta legata a una specifica dottrina economico-politica. La radice del liberalismo si riconosce nelle concezioni dell’umana personalità libera da ogni limite trascendente e da ogni autorità dogmatica affermatesi nella cultura umanistico-rinascimentale e giunte, attraverso il protestantesimo e il giusnaturalismo, alla più piena espressione nel razionalismo filosofico. Ma se le lotte di rivendicazione del valore terreno dell’individuo, dell’interiorità del sentimento religioso (v. religione) e della libertà di pensiero ne sono componenti essenziali, ciò non esclude che il liberalismo tragga la sua nota caratterizzante solo dal concreto contenuto politico-economico. Le vittoriose rivoluzioni inglesi della piccola nobiltà terriera contro l’assolutismo degli Stuart – tradotte sul piano costituzionale nella Petition of Right (1628) e nell’Habeas Corpus (1679) – e la battaglia politico-culturale che gli illuministi francesi condussero contro l’ancien régime, si svilupparono infatti parallelamente alle esperienze del mercantilismo e della fisiocrazia, all’affermazione delle teorie dell’equilibrio economico di Adam Smith e degli economisti classici e del radicalismo filosofico di Jeremy Bentham. Tali teorie si basavano sul principio utilitaristico della massima felicità perseguibile attraverso il soddisfacimento dell’interesse privato e unica guida razionale, sia per la morale privata sia per l’ordine pubblico. L’elemento ideale si integra con l’elemento politico-economico nel Bill of Rights della Virginia (1776), nella Dichiarazione d’indipendenza degli Stati Uniti del 1776 (v. rivoluzione americana) e nella Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino votata dall’Assemblea francese il 29 agosto 1789.
Le rivoluzioni politiche, sociali ed economiche della prima metà del XIX secolo (in questo periodo la Spagna coniava il termine «liberal» in contrapposizione a «servil») sanzionarono il trionfo del liberalismo in Europa occidentale e in Inghilterra, e furono stimolo di ulteriore sviluppo per Benjamin Constant, Alexis de Tocqueville e John Stuart Mill.
Ma gli stessi avvenimenti chiarirono le antinomie interne al concetto di libertà e, frantumando l’iniziale unità del liberalismo in ideologie differenti, da una parte determinarono l’affermarsi del conservatorismo liberale e dell’imperialismo, dall’altra condussero a un profondo ripensamento in senso idealistico, fondato dichiaratamente sulla filosofia tedesca post-kantiana (v. Immanuel Kant). John Stuart Mill, pur nel tentativo di difendere la tradizione utilitaristico-individualistica, teorizzava, nel Saggio sulla libertà (1859), la funzione positiva dello stato che, intervenendo non solo nell’attività economica ma anche in quella morale e giuridica, doveva contribuire alla realizzazione della libertà, bene sociale.
Ma solo l’idealismo di Oxford, con T.A. Creen e B. Bosanquet portò a termine, tra il 1880 e il 1900, la critica al liberalismo individualistico e superava il problema del rapporto individuo-società sostenendo la socialità della personalità umana, che realizza pienamente se stessa attraverso la partecipazione morale alla vita della società. Intanto un rivolgimento profondo travagliava l’Europa alla fine del secolo. La società assumeva un volto nuovo con il progredire gigantesco delle tecniche, con lo sviluppo della grande industria e del capitalismo finanziario: era il capitalismo dei cartelli e dei trusts, causa di un esasperato conflitto sociale ed ideologico. Si diffondeva la coscienza di una crisi dello stato liberale, accentuata dalla guerra del 1914-1918, dal nazifascismo, dalla crisi del Ventinove. Il pensiero politico sviluppava il tema della decadenza e del tramonto dell’Occidente e i teorici liberali, Vilfredo Pareto, Gaetano Mosca, Max Weber, meditavano sulle élites. Nonostante ciò, il liberalismo era pervaso da una volontà rinnovatrice che trovò espressione nelle dottrine dei neoliberali (diffuse specialmente in Francia), nelle concezioni economiche di John Maynard Keynes e nel pensiero speculativo (v. speculazione) di Benedetto Croce.
I neoliberali, in particolare, rinnovavano la loro fiducia nei principi dell’individualismo e della libera concorrenza, respingendo l’intervento dello stato a cui negavano un ruolo direttivo preponderante. L’esponente più significativo del neoliberalismo francese, Bertrand de Jouvenel, riallacciandosi al pensiero di Montesquieu, di Tocqueville, di Comte e di Taine, accusava il potere di corrompere la società e auspicava «interessi di parte sufficientemente sviluppati, coscienti e capaci di arrestare il Potere». La rivoluzione keynesiana, invece, giudicando superato il liberalismo del XIX secolo, determinò un importante ripensamento all’interno del liberalismo. Keynes, infatti, riteneva che unico fine della politica sia realizzare la stabilità e la giustizia sociale e, nell’opera Teoria generale dell’occupazione, dell’interesse e della moneta (1936), scritta quando l’Inghilterra era in piena crisi, propose a questo fine una politica di investimenti, il ritorno al protezionismo e la redistribuzione dei redditi. Benedetto Croce, infine, riaffermò i puri valori etici del liberalismo, concependolo in un rapporto di forma e materia o di perenne generatore e generato rispetto alla formula economica del liberismo. La religione della libertà, per lui, «non coincide con il cosiddetto liberismo economico, con il quale ha avuto bensì concomitanza, e forse ne ha ancora, ma sempre in guisa provvisoria e contingente, senza attribuire alla massima del lasciar fare e lasciar passare altro valore che empirico, come valida in certe circostanze e non valida in circostanze diverse». Interlocutore del Croce in una famosa polemica su questo tema, Luigi Einaudi sostenne una tesi secondo cui «la concezione storica del liberismo economico dice che la libertà non è capace di vivere in una società economica nella quale non esista una varia e ricca fioritura di vite umane vive per virtù propria, indipendenti le une dalle altre, non serve di un’unica volontà».