L’espressione, riferita alla libera volontà umana, rimanda a uno dei principali problemi della filosofia e della teologia cristiana
L’espressione, riferita alla libera volontà umana, rimanda a uno dei principali problemi della filosofia e della teologia cristiana. La filosofia classica greca (v. Grecia), soprattutto Platone e Aristotele, aveva teorizzato la libera volontà umana come fattore principale del comportamento e della morale. Tuttavia, già nei primi secoli del cristianesimo, i filosofi cristiani si posero il problema di come conciliare la capacità umana di scegliere tra diverse alternative e l’onniscienza e onnipotenza divina. In altre parole, poiché Dio conosce ogni cosa passata, presente e futura, come è possibile che l’uomo sia libero di scegliere? A rigor di logica, infatti, la storia umana e le singole decisioni individuali dovrebbero essere già conosciute da Dio e quindi predeterminate.
Il medioevo vide la contrapposizione tra i difensori del libero arbitrio, come Agostino, e quelli che lo negavano per non diminuire la potenza infinita di Dio. Tale contrapposizione dominò anche molte discussioni rinascimentali e della prima età moderna, come quella tra molinisti (per i quali l’agire viene da Dio e la sua determinazione dalla volontà umana) e giansenisti (per i quali la volontà umana ha perso la sua libertà e solo a pochi è riservato il dono della grazia) o quella tra arminiani (sostenitori dell’impossibilità per l’uomo di compiere un’opera buona senza la grazia dello Spirito Santo) e gomaristi (fautori di un’interpretazione intransigente della dottrina calvinista della predestinazione).
In seguito, con l’affermazione del razionalismo cartesiano (v. Cartesio) e il declino della filosofia scolastica (che era fondata sul il riconoscimento del soprannaturale, della trascendenza divina, della creazione del mondo e della libertà e immortalità dello spirito umano), il problema del libero arbitrio valicò i confini della riflessione teologica (v. teologia), per essere affrontato nell’ambito della determinazione delle leggi naturali.
Per esempio, le tesi del meccanicismo e dell’atomismo sembravano assoggettare il libero arbitrio alle leggi fisiche: nel primo caso l’accadere fisico e spirituale era visto come il prodotto della pura causalità meccanica, indipendentemente da ogni finalità metafisica o teologica; nel secondo tutti i fenomeni di moto, generazione e corruzione venivano spiegati attraverso le proprietà e le affezioni degli atomi. La soluzione a questo problema, che fu affrontato da Thomas Hobbes e Baruch Spinoza, venne dalla separazione kantiana tra l’ambito naturale (deterministico) e quello morale (dominato invece dalla volontà).