Il libro è un insieme di fogli stampati, uniti attraverso cucitura o rilegatura secondo l’ordine del testo e protetti da una copertina.
Il libro è un insieme di fogli stampati, uniti attraverso cucitura o rilegatura secondo l’ordine del testo e protetti da una copertina.
Il termine deriva da liber, parola con cui i romani indicavano la parte interna della corteccia delle piante, su cui talvolta tracciavano dei caratteri. Altri popoli che conoscevano la scrittura da secoli utilizzavano materiali diversi: i babilonesi le tavolette d’argilla, gli egizi il papiro, i cinesi la seta o la pergamena. A Roma, oltre alla pergamena e al papiro, si usavano tavolette spalmate di cera sulle quali si incidevano le lettere con un’asticciola aguzza, lo stilo. Tuttavia il nome liber prevalse e fu ereditato dalla lingua italiana e da altre lingue moderne.
All’epoca di Augusto si cominciò ad abbandonare l’uso dei rotoli di papiro o pergamena e a tagliare í lunghi fogli in pezzi più corti e maneggevoli; si prese, inoltre, a scriverli su entrambe le facciate e a legarli. Nasceva così il libro come lo conosciamo oggi. Naturalmente si scriveva a mano, utilizzando piume di uccelli intinte in inchiostri a base di nerofumo, fuliggine, ossido di ferro, con una calligrafia elegante e ricca di fregi. I più antichi conservatisi fino a oggi, detti «codici», risalgono all’età di Carlo Magno; sono opere religiose o trascrizioni di testi di epoca classica.
Deputati alla trascrizione erano gli amanuensi. Nell’antica Roma esistevano botteghe in cui diversi amanuensi scrivevano contemporaneamente sotto dettatura, e così pure nel medioevo, ma era per lo più nei monasteri che ci si dedicava a questa attività. Caratteristica di questi codici è la presenza di ornamenti e fregi ai bordi delle pagine e intorno alle lettere capoverso, un’arte che prese il nome di «miniatura».
Nel XII e XIV secolo cominciò a diffondersi, soprattutto per la riproduzione di immagini religiose o di carte da gioco, l’uso della xilografia, con cui a poco a poco si iniziò a illustrare anche i libri: nasceva il libro illustrato. Nello stesso periodo fu inventata la carta vera e propria.
Tuttavia il libro era ancora un oggetto raro per via del costo elevato; con il diffondersi della cultura la richiesta di libri divenne sempre più pressante. Il problema si risolse tra il 1440 e il 1450, quando Johann Gutenberg perfezionò il sistema di stampa con caratteri mobili, che si diffuse rapidamente in tutta Europa e abbassò drasticamente i costi di produzione.
Il primo libro a stampa fu una Bibbia eseguita a Magonza nel 1455. I libri stampati prima del 1501 si chiamano «incunaboli» e i loro caratteri cercavano di imitare la scrittura a mano. Poco a poco furono inventati nuovi caratteri e i libri si fecero meno costosi e più maneggevoli: il foglio intero poteva essere usato per una sola pagina oppure per più pagine, se piegato in quattro, otto, sedici o più parti.
La qualità e i costi del libro sono stati successivamente condizionati dall’invenzione di macchine sempre più efficienti per la stampa.
In epoca contemporanea le innovazioni più significative sono state introdotte dall’informatica, sia nella stampa sia nella diffusione; si pensi, per esempio, al cd audio come supporto dell’audiolibro (letto dall’autore stesso o da un attore) e, più ancora, all’e-book, libro in formato digitale fruibile attraverso un supporto elettronico, la tavoletta multimediale.