Le notizie riguardanti futuri incontri tra capi di stato o membri di governo occupano infatti buona parte dello spazio dedicato dai giornali
Le notizie riguardanti futuri incontri tra capi di stato o membri di governo occupano infatti buona parte dello spazio dedicato dai giornali gli eventi di cronaca internazionale. Queste note sono in genere brevi e scritte in modo chiaro affinché il lettore le comprenda facilmente. Il trafiletto qui riportato (dal «Corriere della Sera» dell’8 luglio 1985) contiene due parole che ci interessano in modo particolare: vertice («vertice Gorbaciov-Reagan») e sfere («…corsa agli armamenti in tutte le sfere»). Il loro significato è chiaro a tutti: il futuro incontro tra i massimi responsabili delle due grandi potenze potrà forse evitare un ulteriore incremento della costruzione di vari tipi di armi, convenzionali, stellari, nucleari, stabilendo invece una pace duratura nel tempo. Nella lingua quotidiana, sia scritta che parlata, usiamo spesso i termini «vertice» e «sfera» in questo e altri modi. Diciamo infatti: «incontro al vertice», «il vertice di un partito», «la sfera d’influenza statunitense nell’America Latina» e così via.
Tuttavia, considerando queste parole con attenzione, si può osservare che esse originariamente provengono da un linguaggio utilizzato per indicare con precisione qualcos’altro. Tutti noi, studiando la geometria sui banchi di scuola, li abbiamo impiegati per risolvere un problema di geometria o per svolgere la dimostrazione di un teorema. Si parla dei «vertici» di un triangolo o della «sfera» intesa come figura geometrica solida. I termini sfera e vertice provengono infatti da un linguaggio particolare creato per descrivere con esattezza gli elementi geometrici. Oggigiorno queste due parole sono utilizzate sia all’interno del linguaggio specifico di loro provenienza (dai professori e dagli alunni a scuola, dai geometri e dagli ingegneri ecc.), sia nella lingua comune a cui sono passati, spesso assumendo significati differenti.
È sufficiente leggere un giornale, ascoltare la radio o solo prestare attenzione a ciò che diciamo quotidianamente, per rendersi conto del grande numero di parole e modi di dire in uso nella lingua comune che provengono invece da linguaggi specifici. Le seguenti espressioni, ad esempio, sono modi di dire molto sfruttati che ben conosciamo
il comune denominatore di un discorso
la paralisi del traffico
la disfunzione dei servizi pubblici
essere su di giri
Anch’esse provengono da linguaggi particolari, usati in origine da una ristretta cerchia di persone. Paralisi e disfunzione sono termini medici; il dottore parla di disfunzione di un organo del corpo umano o di paralisi di un arto. Il comune denominatore è un termine matematico che tutti gli scolari imparano studiando l’algebra, mentre in genere un meccanico dice che un motore è su di giri quando ripara un autoveicolo. Queste e tante altre espressioni sono ormai passate anche nella lingua di ogni giorno per parlare di cose diverse, e noi le utilizziamo comunemente senza pensare alla loro origine.
A questo punto è utile chiarire cosa siano i linguaggi specifici o linguaggi settoriali da cui provengono questi termini. Per linguaggio settoriale intendiamo un tipo di lingua usato in origine da specialisti o da un gruppo di persone che svolge una determinata attività . Queste persone, quando scrivono o parlano durante il proprio lavoro, fanno spesso ricorso a parole ed espressioni che riguardano il settore in cui operano. L’esistenza dei linguaggi settoriali è un fenomeno molto comune, presente in ogni tempo e luogo, nato fra gruppi di persone che si occupano delle medesime cose e hanno per questo la necessità di parlare di certi argomenti, teorici e pratici, con estrema precisione e chiarezza. Anche noi, se riflettiamo un attimo, ci renderemo conto di far ricorso a parole o espressioni specifiche nella nostra attività quotidiana, qualunque essa sia. Ecco un elenco dei più diffusi linguaggi settoriali, ma tieni presente che il loro numero è già molto grande e in continuo aumento.
LINGUAGGI SETTORIALI
giornalistico
sportivo
della pubblicitÃ
televisivo
politico
sindacale
burocratico-amministrativo
scientifico (medico-biologico ecc. )
economico-finanziario
critico-letterario
informatico
Il costante espandersi della ricerca scientifica in settori estremamente specializzati, unito alla creazione di nuove tecnologie e mestieri, contribuisce alla proliferazione di linguaggi settoriali sempre nuovi. Questo è un fatto tipico della società moderna ed è più accentuato rispetto al passato in quanto il progresso scientifico e tecnologico dei nostri giorni è molto più veloce che nei tempi andati. Si pensi a termini quali allunaggio o astronauta. Oggi sono di uso comune, mentre sessant’anni fa erano sconosciuti ai più. Quando l’equipaggio americano sbarcò sulla Luna i mass media hanno ripreso queste parole dal linguaggio tecnico dell’astronautica per descrivere l’impresa, ed esse hanno così subito una notevole diffusione.
Vogliamo ora chiarire alcuni aspetti del rapporto di dare e avere stabilitosi tra i linguaggi settoriali e la lingua comune, che è molto ricettiva. I linguaggi settoriali, pur essendo parlati originariamente da cerchie ristrette di persone, forniscono incessantemente materiali nuovi che, immessi in circolo, sono sfruttati giornalmente dai mezzi di informazione di massa. Vi sono termini a cui ormai non saremmo in grado di rinunciare anche nei dialoghi quotidiani: ad esempio inflazione (linguaggio dell’economia), penicillina, vitamine (linguaggio biologico-medico) radioattività (linguaggio della fisica) ecc.
Le lingue settoriali tecniche tendono inoltre a servirsi di sequenze composte da puri nomi, sfrondate dalle preposizioni che le appesantirebbero. Tutti noi, nel libretto di manutenzione di un’automobile, possiamo leggere ad esempio una dicitura del tipo «levetta apertura cofano motore», ove si è abolito per praticità l’uso delle preposizioni (levetta per l’apertura del cofano del motore). Oppure ti sarà capitato, nel prendere un treno a lunga percorrenza notturna, di cercare la «carrozza letti» o il «vagone letti», diciture che riassumono espressioni più estese.
Queste costruzioni, utili per sintetizzare le definizioni e per esprimersi con maggiore immediatezza, provengono in genere da testi tecnici o da insegne, ma sono entrate ormai anche nella lingua comune. Certamente avrai già visto o sentito le seguenti
collezione primavera-estate |
collezione di vestiti per le stagioni primaverile ed estiva |
agenzia import-export |
agenzia per l’importazione e l’esportazione di merci |
reparto maglieria uomo |
reparto della maglieria per l’uomo |
agenzia viaggi |
agenzia per l’organizzazione di viaggi |
agenzia investigazioni |
agenzia di investigazioni |
I linguaggi settoriali creano parole nuove in continuazione, sia per designare i ritrovati scientifici e tecnici, sia per ampliare terminologie già esistenti. A questo scopo essi utilizzano le possibilità offerte dalla lingua italiana, sfruttando in particolare l’uso dei suffissi, suffissoidi, prefissi e prefissoidi. Consideriamo, ad esempio, i termini in -aggio, ove la suffissazione avviene sia secondo influenze delle lingue straniere (francese) sia in funzione tecnica; è facile rinvenire parole come
volantinaggio, picchettaggio (terminologia sindacale)
rimessaggio, alesaggio, ancoraggio (terminologia nautica)
missaggio, doppiaggio (terminologia cinematografica)
grippaggio, gonfiaggio (terminologia automobilistica)
Con il suffisso -issimo, usato correttamente nella lingua italiana per esprimere il grado superlativo degli aggettivi, si è giunti a creare nel linguaggio televisivo (ci limitiamo a pochi casi) espressioni del tipo
Risatissima, Canzonissima
In questo caso si sono violate le regole grammaticali accostando il suffisso a un nome per inventare termini totalmente nuovi. Eccoti ora due parole scaturite grazie al suffissoide -matic, che in genere indica un’azione compiuta automaticamente
pastamatic (strumento che impasta automaticamente)
pizzamatic (strumento per la cottura della pizza)
I linguaggi settoriali creano un numero ancor maggiore di parole nuove usando i prefissi e i prefissoidi. Il prefisso forse più diffuso in questa attività intrinseca è super-, come in
 superstrada, supersonico (linguaggi tecnici)
superconcentrato (linguaggio della pubblicità )
Esso ha persino assunto la funzione di aggettivo, come nella dicitura benzina super; spesso è impiegato per enfatizzare un termine, giungendo a volte a invenzioni decisamente infelici come questa: «Il superpentito Buscetta accusò il superboss Badalamenti».
Tra i prefissoidi, mini- e maxi- (la parte più piccola e la più grande) hanno permesso di creare infiniti termini. Nel linguaggio della moda troviamo ad esempioÂ
maxigonna, minigonna, minislip ecc.
I linguaggi dell’industria e del commercio hanno spesso introdotto nella lingua comune termini specifici indicanti singoli oggetti di consumo. A volte si è addirittura imposto un termine regionale su quelli corrispondenti di altre regioni, perché la maggior parte delle aziende che producono il manufatto in questione si trovano nella medesima zona (in genere il Nord Italia). Così oggi si tende a dire
lavello |
rispetto a |
lavabo, acquaio |
succhiotto |
rispetto a |
tettarella, succhietto |
cuscino |
rispetto a |
guanciale |
Anche il linguaggio con cui si trattano i problemi dell’organizzazione del lavoro ha prodotto interessanti unificazioni terminologiche. I nomi delle professioni, che un tempo erano artigianali ed indicate con termini regionali, hanno subito un processo di unificazione nazionale dovuto all’industrializzazione crescente e alla maggiore organizzazione aziendale. Da ciò è derivata la necessità di parlare un linguaggio specifico valido in tutto il territorio nazionale ed oggi, ad esempio, si tende a dire ovunque
idraulico |
rispetto a |
stagnino, trombaio o stagnaio |
Oppure alcuni nomi di professioni già esistenti sono stati sostituiti da termini più tecnici e che a volte tendono a «nobilitare» un’attività . Si veda:
netturbino, operatore ecologico |
invece di |
spazzino, scopino |
collaboratrice domestica, colf |
invece di |
donna di servizio |
agente di commercio |
invece di |
rappresentante, piazzista |
informatore medico-scientifico |
invece di |
rappresentante di medicinali |
responsabile ingresso |
invece di |
buttafuori |
Abbiamo considerato alcuni aspetti produttivi, e in genere utili, dell’influenza dei linguaggi settoriali sulla nostra lingua. Come spesso accade, c’è anche il rovescio della medaglia. Se l’uso di un linguaggio settoriale è giustificato nella maggioranza dei casi da precise esigenze di comunicazione, esiste però anche il pericolo di un utilizzo a sproposito di termini tecnici.
Il corretto uso dei termini tecnici facilita la comprensione del testo
L’esempio che segue è tratto dal volume delle «Pagine gialle» allegato agli elenchi telefonici di ogni provincia italiana: tutti gli abbonati ne posseggono una copia. Il testo vorrebbe permettere il corretto e rapido utilizzo della guida alle informazioni contenute nelle «Pagine gialle» da parte di ogni abbonato.
Purtroppo l’eccessivo uso di termini tecnici, unito a una forma e a uno stile di tipo burocratico, non sembra facilitare il compito di chi si accinge a consultarle. Si ritrovano infatti espressioni quali «voci merceologiche», «volume oggetto di indagine» e si parla di un non meglio identificato «concetto di affinità » su cui è basata la guida alla consultazione. Il testo poteva benissimo essere espresso con termini più chiari ma al contempo altrettanto precisi, ad esempio così:
La guida alla consultazione segue a partire da pag. 7. Essa è un elenco in ordine alfabetico di attività commerciali, di servizi e di tipi di merci. Per facilitare il lettore si sono indicate accanto a ogni voce, quando possibile, categorie di attività , servizi e merci con caratteristiche simili o dello stesso genere di quella ricercata. Le voci dell’elenco non si limitano a quelle contenute nel presente volume, bensì sono quelle registrate in tutto il territorio nazionale; quindi nel caso in cui il lettore non trovi alcun abbonato sotto una determinata voce, ciò significa che nel suo distretto non ci sono utenti così classificati, ma ne esistono negli elenchi di altri distretti telefonici.
Il linguaggio della burocrazia
Abbiamo indicato lo stile di quest’ultimo esempio con il termine «burocratico» per sottolineare il suo aspetto troppo complicato, che ostacolava la comprensione invece di facilitarla. Non vorremmo, tuttavia, che ciò inducesse a considerare il linguaggio della burocrazia solo in termini negativi, e a giudicare ogni testo che vi appartenga difficile da comprendere e indecifrabile in quanto burocratico. Spesso si ritiene che la lingua della burocrazia celi una serie di trucchi e di espedienti verbali per ingannare il cittadino, per confondergli le idee invece di chiarirgliele. Questo non è sempre vero; vi sono infatti casi in cui l’uso di tale linguaggio è corretto, anzi indispensabile. I problemi nascono solo se si scrive o si parla usando espressioni di questa lingua settoriale quando se ne potrebbe fare a meno.
Presentiamo, dalla «Gazzetta ufficiale» del 5 agosto 1985, un esempio molto semplice, di facile comprensione anche per coloro che non hanno mai letto un testo di legge, un decreto o un bando di concorso ministeriale. Non preoccuparti dei numerosi riferimenti a leggi e decreti precedenti: ci concentreremo solo sulla parte centrale del testo. Incominciamo con l’osservare che esso contiene molte parole ed espressioni che di solito non si trovano nel linguaggio quotidiano: come «funzione statuale», «esercizio finanziario» o «tematiche di carattere speciale».
Anche la struttura espositiva del bando ministeriale merita un poco di attenzione. Sicuramente avrai notato come prima del paragrafo che contiene la decisione di stanziare la spesa per il concorso («È autorizzata la spesa di…») vi siano dei paragrafi introduttivi che esprimono la serie di premesse in base alle quali il ministero dell’Interno ha deciso di bandire il concorso stesso. Questo è un tipico aspetto dello stile burocratico: prima di formulare la decisione presa si deve mostrare che essa è in accordo con le leggi precedenti e con le finalità che il ministero deve raggiungere. Il risultato è un periodare che si dilata oltre misura prima di pervenire alla parte che più interessa (nel nostro caso, all’autorizzazione della spesa).
D’altronde la lingua giuridico-burocratica presta molta attenzione alla forma in cui i testi sono scritti e non solo a ciò che vogliono dire, cioè al contenuto. In questo si ha una comunicazione altamente formale, ossia una lingua che esprime certe cose (il contenuto) ma al contempo è estremamente attenta a determinate regole per comunicarlo (la forma). Nella lingua comune, invece, ciò che interessa principalmente è farsi comprendere, indipendentemente dal modo in cui ci si esprime.
Consideriamo ora le forme verbali all’inizio di ogni paragrafo del testo. Esse sono dei participi passati («visti», «premesso», «considerato», «ritenuto»). La scelta del verbo in forma implicita è tipica del linguaggio burocratico e serve a suggerire un’idea di imparzialità , di impersonalità . Se i verbi fossero stati espressi in forma esplicita, specificando la persona, il tempo e il modo, sarebbero stati chiariti i rapporti tra il ministero, che promulga il bando, e i fruitori dello stesso. La lingua burocratica lascia invece in ombra certi aspetti, non specifica determinate relazioni. Un’espressione del tipo «considerata l’opportunità » non esprime immediatamente il suo soggetto (chi ha preso la decisione), il vero motivo che lo ha spinto a prendere una certa decisione (perché) e il momento in cui la si è presa (quando). Tutto ciò non sottintende una volontà d’inganno del linguaggio settoriale burocratico, ma è una precisa necessità di carattere giuridico e formale. Gli enti dello Stato che emanano leggi, decreti o bandi di concorso come questo devono mantenere un tono imparziale nei confronti del cittadino. Da ciò deriva la particolare attenzione alla forma in cui i testi sono scritti e l’uso di una terminologia che si accordi alle esigenze giuridiche e amministrative. Essi rischiano di apparire troppo vaghi e difficili, ma con un poco di pazienza sapremo interpretarli correttamente. Può capitare a chiunque di dover consultare una legge o un bando, e se si è consapevoli degli aspetti principali della lingua burocratica ciò diventa possibile. L’importante è limitare il suo uso ai casi in cui è veramente necessario, evitando di farvi ricorso quando stiamo parlando comunemente o ci indirizziamo al grande pubblico.
L’abuso di espressioni e vocaboli settoriali va evitato
A questo punto ti sarai reso conto di come la presenza dei linguaggi settoriali sia un dato di fatto molto importante nella nostra lingua. La realtà che affrontiamo quotidianamente nei settori più diversi ci spinge all’uso di parole nuove, o in genere di termini particolari, per spiegare con precisione le nostre azioni o le fasi dell’attività che svolgiamo. Molte di queste espressioni ritornano utilmente nel parlato di ogni giorno, altre a volte sono da evitare perché complicano la comunicazione. Ovviamente non esistono regole precise per non abusarne, eccetto due aspetti fondamentali da tener sempre ben presenti: l’argomento del quale si sta parlando o scrivendo e il destinatario della comunicazione. In base a questi due fattori si deve regolare l’uso di vocaboli ed espressioni settoriali, che in certi contesti è superfluo. È comunque utile saper riconoscere la provenienza di tali terminologie: ciò permette di raggiungere una maggiore coscienza dell’italiano, il che non è certamente cosa da poco. Concludiamo con due ulteriori esempi: sapresti riconoscere la provenienza del vocabolo e dell’espressione in nero?
L’incidente stradale è stato terribile. La carambola di autoveicoli ha coinvolto diverse automobili e due autoarticolati.
Non riesco mai a discutere con Maria! Gioca sempre di rimessa evitando di affrontare direttamente le questioni che mi stanno a cuore.