Studiò nei collegi d’Arbois e Besançon e, nel 1843, entrò all’École normale di Parigi…
Studiò nei collegi d’Arbois e Besançon e, nel 1843, entrò all’École normale di Parigi. Laureatosi in chimica e fisica nel 1847, l’anno successivo insegnò nel liceo di Digione e nel 1857 fu nominato direttore della sezione scientifica dell’École normale supérieure di Parigi.
Fra il 1857 e il 1863 studiò la fermentazione dello zucchero e della barbabietola, rivoluzionando le conoscenze scientifiche sul fenomeno della fermentazione, che egli dimostrò essere legato alla vita dei microrganismi anaerobi presenti nelle cellule dei fermenti. Pasteur propose di uccidere i parassiti che fanno inacidire il vino, riscaldandolo a 60º. Questo processo, poi utilizzato anche nella lavorazione del latte, è noto con il nome di «pastorizzazione».
Membro dell’Accademia di medicina dal 1873, nel 1877 riuscì a isolare il bacillo del carbonchio, una malattia infettiva che colpisce gli erbivori ma può infettare anche l’uomo. Pasteur attenuò questi bacilli e li iniettò in animali sani, rendendoli immuni dall’infezione del carbonchio: fu il primo caso di vaccinazione (v. vaccino), che da allora divenne pratica comune nella prevenzione delle malattie infettive.
Nel 1880 si dedicò ai suoi notissimi studi sulla rabbia, un’altra malattia infettiva che colpisce i cani ma può essere trasmessa all’uomo, che portarono alla messa a punto di un vaccino antirabbico inoculabile nell’uomo.
Membro dell’Académie française dal 1882, nel 1888 fu chiamato a dirigere l’Institut Pasteur, fondato in suo nome e destinato a realizzare ricerche sugli agenti delle malattie infettive e su vaccini adeguati per prevenirle. L’istituto ha ancora oggi sede a Parigi e conta numerose sezioni in varie città della Francia e in altri paesi.