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Magna Grecia

Con questa locuzione si indica il complesso delle colonie greche dell’Italia meridionale

Con questa locuzione si indica il complesso delle colonie greche (v. Grecia) dell’Italia meridionale, dal golfo di Taranto allo stretto di Messina e alla Campania, fino alla foce del Volturno.

Il termine, che significa «grande Grecia», è di origine incerta, forse da riferire alla grande prosperità di alcuni centri nel VI e V secolo a.C., oppure alla contrapposizione sentita dai coloni achei tra la loro piccola patria e la grande regione dove si erano trapiantati. Si ritrova nelle fonti già a partire dal II secolo a.C.
I più attivi in questo processo di colonizzazione furono i calcidesi e gli achei del Peloponneso, ai quali si unirono gli spartani (con una sola città, ma di grande importanza: Taranto) e i locresi occidentali.
Da fonti storiche-archeologiche si ritiene che la più antica colonizzazione risalga all’VIII secolo a.C.
Le città che per prime raggiunsero un elevato sviluppo furono Taranto (nell’attuale Puglia) e Sibari (nell’attuale Calabria), quest’ultima distrutta da Crotone (anch’essa in Calabria), sotto il cui nome è conosciuto il periodo di grande floridezza vissuto tra VI e V secolo a.C., cui tuttavia seguì un periodo di decadenza.
Stanziatisi in Italia, i greci si trovarono a contatto con diverse popolazioni indigene (tra i quali gli iapigi, i choni, gli ausoni-opici, gli enotri ecc.), con le quali ebbero rapporti talvolta amichevoli talvolta ostili, fino al V secolo a.C., quando la minaccia costituita dalla loro espansione (dall’interno verso il mare) si profilò ormai netta.
Nonostante le incessanti lotte intestine, le città greche trovarono una forma di unità difensiva con la Lega italiota, nella quale ebbe un ruolo dominante soprattutto Taranto, il centro più potente dell’intera Magna Grecia.
L’ultimo grande episodio della lotta per l’indipendenza dei greci «d’Italia» è rappresentato dalla guerra tra Taranto e Roma nel 281 a.C. in cui intervenne Pirro dell’Epiro.
Nel 275 a.C. tutta la Magna Grecia è sotto il dominio di Roma, ma lo spirito antiromano rimase intatto, tanto che durante la seconda guerra punica Annibale se ne servì per spingere i greci alla guerra.

In generale, nonostante il processo di romanizzazione, l’elemento greco rimase vivo a lungo nell’Italia meridionale.