Profeta dell’islamismo (VI-VII).
Profeta dell’islamismo (VI-VII).
Maometto nasce alla Mecca intorno al 570, nella nobile ma decaduta famiglia di Hashim, della tribù dei Qurayshiti. Le vicende della sua infanzia ci sono note attraverso alcune biografie, ma sono ricche di elementi leggendari, quindi non possono essere completamente accettate.
Secondo tali fonti, alla sua nascita si sarebbero verificati fatti miracolosi; due angeli, ad esempio, gli avrebbero aperto il petto e avrebbero estratto il suo cuore per purificarlo.
Le testimonianze storiche che abbiamo ci dicono che rimase orfano a sei anni e fu affidato prima al nonno e poi allo zio, Abu Talib, con il quale compì alcuni viaggi durante i quali divenne prima pastore e poi cammelliere. In seguito, Maometto entrò al servizio di una ricca e anziana vedova di nome Khadigia, sua futura moglie, e per lei guidò carovane in Palestina, Siria e Arabia meridionale. Khadigia morirà nel 619, dopo aver dato a Maometto almeno cinque figli.
Nel 609-610 Maometto attraversò una crisi religiosa che lo indusse a rinnegare il politeismo praticato dalla sua gente in favore di una fede monoteistica. Durante lunghi periodi passati in una grotta del monte Hira, vicino alla Mecca, ebbe visioni che lo spinsero ad annunciare nuove idee religiose. Nel 612 cominciò a diffondere il suo messaggio, dapprima nella cerchia familiare, poi tra i concittadini. Predicò l’esistenza di un solo dio (Allah), il divieto di idolatria, l’esistenza di un giudizio ultraterreno e la necessità di una vita rigorosa, basata sulla preghiera, l’ascetismo e la pietà verso i poveri.
In questa prima fase della sua missione profetica, Maometto non sembrava avere l’intenzione di fondare una nuova religione universale, ma le sue parole cominciarono a incontrare l’ostilità dei ricchi, i quali si sentirono minacciati dal rigore predicato. Tra i poveri, invece, il messaggio incontrò un favore maggiore.
Nel 622 l’ostilità dimostrata da alcuni suoi concittadini lo costrinse a trasferirsi a Yathrib, la futura Medina («città del Profeta») dove si recò con i familiari e alcuni seguaci. Questo viaggio è conosciuto con il nome di egira, ovvero «emigrazione», e segna l’inizio dell’islamismo. A tale momento si lega il racconto leggendario del viaggio notturno di Maometto verso Gerusalemme e della sua ascesa al cielo (mi’rag).
A Medina diventò capo politico e religioso e organizzò una prima comunità islamica distinguendo i Muhagirun, compagni di emigrazione, e gli Ansar, ausiliari, ovvero gli abitanti di Medina che si erano convertiti.
Nel 624, nella battaglia di Badr, tentò di conquistare La Mecca, innalzata a città dell’islam. I meccani contrattaccarono ed ebbero la meglio nella battaglia di Uhud, e tre anni dopo posero sotto assedio Medina. Nel 628 Maometto firmò una tregua decennale e i musulmani poterono recarsi in pellegrinaggio alla Mecca. Nello stesso tempo Maometto invitò i sovrani vicini a convertirsi alla nuova religione. Due anni dopo, però i meccani ruppero la tregua e Maometto si impadronì della Mecca quasi senza combattere, facendo poi ritorno a Medina. Da questo momento si dedicò a diffondere e consolidare la nuova religione. Nel 631, nella battaglia di Hunayn, egli sottomise le tribù arabe ribelli e i beduini, ottenendo così nuove conversioni. Nel 632 dopo aver compiuto il pellegrinaggio detto «dell’addio» e aver stabilito le norme del pellegrinaggio stesso, Maometto, conosciuto dai musulmani come al Nabi , il Profeta, tornò a Medina, cadde malato e morì quando ormai l’intera Arabia era soggetta all’islam. Fu sepolto a Medina, che divenne meta di pellegrinaggi spirituali.