Lutèro, Martino (ted. Martin Luther, latinizzato Martinus Lutherus; Eisleben, Turingia, 1483 – 1545).
Lutèro, Martino (ted. Martin Luther, latinizzato Martinus Lutherus; Eisleben, Turingia, 1483 – 1545).
Il fondatore della Riforma protestante in Germania e il principale autore della scissione ecclesiastica occidentale.
Figlio di un minatore, venne avviato agli studi e frequentò l’università di Erfurt ove conseguì il grado di Magister artium (1505).
Iniziò lo studio del diritto, che però interruppe subito dopo per entrare tra gli eremitani osservanti di Sant’Agostino (1505). Ricevette l’ordine sacerdotale nel 1507 e si dedicò alla predicazione e all’insegnamento universitario.
Dal 1508 fu professore a Wittenberg nell’università fondata dal principe elettore Federico di Sassonia e lì rimase, salvo brevi parentesi, fino alla morte.
Nell’inverno del 1510-1511, Lutèro accompagnò a Roma un suo confratello, allo scopo di evitare la fusione dei conventi della congregazione dell’Osservanza, diretta da Giovanni Staupitz, con i conventuali e vi riuscì.
Ritornato in Germania, venne promosso dottore in teologia (1512) e ottenne la cattedra di esegesi biblica all’università di Wittenberg. Le sue lezioni di quegli anni, sui Salmi (1513), sulla Epistola ai Romani (1515) e su quella Ai Galati (1516) restano fra i documenti più importanti dell’evoluzione del suo pensiero durante il periodo monastico.
Nel 1515 venne anche nominato vicario distrettuale del suo ordine. Questo primo periodo di intensa attività esteriore e di brillante carriera universitaria è segnato da una lunga crisi interiore, importantissima per comprendere l’evoluzione del suo pensiero e l’impostazione della sua attività dopo il 1517 che coincide con le prime fasi della Riforma. Non è facile tuttavia sceverare le cause di questa lunga crisi di Lutèro anche perché direttamente la conosciamo solo in forma tarda e retrospettiva da Lutèro stesso, il quale tende a presentarla come il paradigma del passaggio dalla servitù della legge alla libertà dell’evangelo, e quindi a dipingere a colori foschi le esperienze della sua vita monastica.
Dalla sua prima entrata, fra gli eremitani di Sant’Agostino, L. si era impegnato energicamente nelle pratiche di ascesi monastica (digiuni, penitenze, esami di coscienza, umiliazioni, e così via), convinto che esse rappresentassero la vera via della perfezione, ma non ne aveva ricavato quella tranquillità di spirito e certezza della salvezza finale che sperava. Nella lettura della Bibbia sentiva come un incubo la parola della giustizia di Dio, che riteneva esigesse la perfezione. Si radicò così in L. l’opinione che l’uomo con il peccato originale, avesse perso definitivamente la libertà morale e quindi fosse incapace di fare il bene e di tendere alla propria perfezione e santificazione. Anzi l’intrinseca remissione dei peccati sarebbe impossibile per se stessa e la giustificazione consisterebbe unicamente nel dichiarare giusto esternamente il peccatore a motivo dei meriti di Cristo a lui imputati.
Con la mente piena di questi pensieri, L. studiò a fondo le lettere di San Paolo Ai Romani e Ai Galati e credette di trovarvi la conferma delle sue idee, la pace dell’anima, la lieta novella. Secondo la dottrina di L., soltanto Dio può rendere giusto il peccatore elargendo la sua grazia, mentre a nulla valgono le nostre opere, perché provengono da una natura radicalmente corrotta; conviene abbandonarsi totalmente alla misericordia di Dio senza farsi illusioni sul valore meritorio di tutto il complesso tradizionale di pratiche di pietà. La puntualizzazione della crisi di L. la troviamo nella sua Theologia crucis che ne riassume il pensiero degli anni 1515-1518. Essa è l’espressione di una coscienza scrupolosa, più propensa a tormentarsi per colpe inesistenti, che ad assolversi di peccati inconfessabili, e che trova la sua pace nel pensiero che l’amara convinzione di essere in ogni senso inadeguata alle sue esigenze divine è un severo dono di Dio, che castiga colui che ama e rivela il suo amore, paradossalmente, sotto le apparenze della sua ira: allo stesso modo che la sua gloria si manifesta nella croce di Cristo e dei suoi fedeli. Non rimane perciò altra via, a chi dispera per sé, che abbandonare a Dio il giudizio, far propria la sua condanna e affidarsi alla sua misericordia. In questa abdicazione, il peccatore «giustifica Dio» (cioè lo riconosce giusto), ed è «giustificato», cioè perdonato da Dio.
A questo punto dell’evoluzione intellettuale e spirituale di L., nella vicina Torgau, il domenicano J. Tetzel bandì la vendita delle indulgenze per finanziare la costruzione della nuova basilica di San Pietro. L. affisse sul portale della chiesa di Ognissanti a Wittenberg (31 ottobre 1517) 95 tesi, in cui manifestava clamorosamente tutte le sue idee e, basandosi sulla dottrina della giustificazione, impugnava a fondo la vergognosa degenerazione dell’amministrazione delle indulgenze, quale veniva praticata dal papato. Le 95 tesi di L. si diffusero rapidamente ed ebbero una risonanza tale da catalizzare attorno ad esse tutta l’insofferenza della Germania verso Roma papale accusata di intollerante sfruttamento finanziario e di indesiderata inframettenza politica ai danni della Germania. Il Tetzel, il Wimpina, l’Hoogstraten e G. Eck pubblicarono delle controtesi. Nell’estate del 1518, L. venne accusato di eresia all’uditore della camera apostolica dell’arcivescovo Alberto di Magonza, ma il processo fu aggiornato per dargli occasione di giustificarsi davanti al cardinale legato Tommaso de Vio (Gaetano), inviato alla dieta di Augusta. Ma ad Augusta L. rifiutò di ritrattarsi e il 20 ottobre 1518 fuggì dalla città, appellandosi al papa.
Dopo un tentativo di conciliazione e dopo la disputa di Lipsia con G. Eck, Leone X, con la bolla Exurge Domine (15 giugno 1520), minacciò L. di scomunica, nel caso non avesse ritrattato entro 60 giorni, e condannava 41 proposizioni dichiarate in parte eretiche, in parte «false, scandalose, seduttrici e contrarie alla verità cattolica». Esse riguardavano l’incapacità dell’uomo, la fede, la giustificazione, la Grazia, i sacramenti, la gerarchia e il purgatorio. Inoltre la bolla condannava alla distruzione i libri che contenevano tali errori. Per risposta, L. dichiarava invalida la scomunica e presenti tutti gli studenti, ne bruciava in piazza la bolla con il Corpus Juris Canonici (10 dicembre 1520). Nell’estate del 1520, mentre la notizia della bolla precedeva il suo arrivo, L. scrisse tre trattati considerati non a torto come l’espressione del suo pensiero riformatore: l’appello An den christlichen Adel deutscher Nation, in cui invitava le autorità civili a prendere in mano la causa della riforma della Chiesa in virtù della loro qualità di membri eminenti del corpo di Cristo (dottrina del «sacerdozio universale»); il De captivitate babylonica Ecclesiae, in cui attaccava l’edificio sacramentale cattolico romano, considerandolo come uno strumento di dominio della Chiesa; e il De libertate christiana con una epistola a Leone X, in cui esprimeva la sua concezione morale, secondo la quale, il cristiano è libero da ogni legge esteriore, ma è interiormente vincolato dalla fede e dall’amore fraterno. Poiché l’eccitazione degli animi in Germania rendeva delicata l’esecuzione della bolla, L. venne invitato a comparire e a ritrattare dinnanzi alla dieta di Worms.
Egli vi andò, ma nella seduta del 18 aprile, appellandosi alla sua coscienza, rifiutò di ritrattare alcune delle sue idee a meno che venissero confutate sulla base della Sacra Scrittura o della ragione. Il 26 aprile, prima che scadesse il salvacondotto, lasciava Worms. Ma durante il viaggio, veniva prelevato per ordine del principe elettore di Sassonia Federico il Savio e nascosto nella rocca della Wartburg, dove L. attese alla traduzione della Bibbia che rimane il primo capolavoro della letteratura germanica. Sono di quel periodo gli scritti: De votis monasticis iudicium, De abroganda missa privata.
I voti monastici, il sacrificio della messa, il diritto canonico, i precetti della Chiesa, l’interpretazione della Bibbia, tutto è messo in discussione. Uscì dalla rocca di Wartburg nel marzo del 1522, quando le prime avvisaglie dell’insurrezione di contadini e le prime violenze suscitate dalla Riforma richiedevano la sua presenza moderatrice. Il resto della sua vita lo trascorse indisturbato a Wittenberg, insegnando esegesi biblica all’università e guidando con la parola, con l’esempio e con gli scritti la lotta della Riforma su due fronti: contro la Chiesa papale da una parte e contro gli estremisti dall’altra. Particolarmente importante a questo riguardo è l’anno 1525, in cui L. prese posizione contro la rivolta armata dei contadini (che gli alienò per sempre le masse popolari), contro Erasmo e l’umanesimo, opponendo al De libero arbitrio diatribe di Erasmo il suo De servo arbitrio, e contro lo Zwingli a proposito della santa Cena.
Nello stesso anno sposò Caterina von Bora, ex monaca cistercense, dalla quale ebbe sei figli. Morì alla vigilia del Concilio di Trento e della guerra della lega di Smalkalda. Come uomo L. fu indubbiamente un temperamento forte e di grandi qualità ed energie, ma non riuscì a comporle in un giusto equilibrio per cui la sua personalità restò intessuta di antitesi, di elementi contrastanti, che rimasero in lui uno accanto all’altro, senza mediazione, come per esempio, la tendenza alla tristezza e il gustoso umorismo, la scrupolosità estrema e la rude spontaneità, la timorosa umiltà e la superba coscienza di sé, lo spirito di conciliazione e la ferrea intransigenza.
Non fu propriamente pedagogista, benché l’influsso pedagogico della sua Riforma religiosa sia stato grandissimo. Tradotta in tedesco la Bibbia, la introdusse nelle scuole, compilò il piccolo Catechismo, educò il popolo con il canto sacro. L’educazione, secondo L., spetta in primo luogo ai genitori; la chiesa deve curare l’educazione religiosa e morale e la scuola completerà l’opera della famiglia. Il programma scolastico comprende la lettura in tedesco, la scrittura e il calcolo, le arti liberali, la storia; l’insegnamento delle lingue classiche è utile per meglio capire le Sacre Scritture. I fanciulli devono inoltre imparare un lavoro manuale.